Dubai, ecco l'isola a forma di palma

Le Palm Islands sono tre isole artificiali, Palma Jumeirah, Palma Jebel Ali e Palma Deira, antistanti Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

Il Pantheon della Roma antica

All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda.

Casa Batllò, Barcellona

Considerata una delle opere più originali del celebre architetto catalano Antoni Gaudí , l'edificio è stato dichiarato, nel 2005, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Giza e le sue Piramidi

Giza deve la sua importanza al fatto di ospitare, su un pianoro roccioso che si trova alla periferia della città, una delle più importanti necropoli dell'antico Egitto.

I trulli pugliesi

I Trulli di Alberobello sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.

Villa Adriana, Tivoli

Costruita a partire dal 117 d.C. dall’imperatore Adriano, è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell’antichità romana.

Mediateque di Toyo Ito, Sendai

Toyo Ito: quando la comunicazione è come la luce.

domenica 3 agosto 2014

Duomo, Milano

http://www.truemilan.com/wp-content/uploads/Duomo_milano1.jpgIl duomo di Milano, monumento simbolo del capoluogo lombardo, è dedicato a Santa Maria Nascente ed è situato nell'omonima piazza nel centro della metropoli. Per superficie, è la quarta chiesa d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, San Paolo a Londra e la cattedrale di Siviglia. È la chiesa più importante dell'arcidiocesi di Milano ed è sede della parrocchia di Santa Tecla nel Duomo di Milano. 
Nel luogo in cui sorge il duomo un tempo si trovavano l'antica cattedrale di Santa Maria Maggiore, cattedrale invernale, e la basilica di Santa Tecla, cattedrale estiva. Dopo il crollo del campanile, l'arcivescovo Antonio de' Saluzzi, sostenuto dalla popolazione, promosse la ricostruzione di una nuova e più grande cattedrale (12 maggio 1386), che sorgesse sul luogo del più antico cuore religioso della città. Per il nuovo edificio si iniziò ad abbattere entrambe le chiese precedenti: Santa Maria Maggiore venne demolita per prima, Santa Tecla in un secondo momento, nel 1461-1462 (parzialmente ricostruita nel 1489 e definitivamente abbattuta nel 1548).
http://www.italy-travel-vacation.com/Milano/Big/Immagine%20011.jpgLa nuova chiesa, a giudicare dai resti archeologici emersi dagli scavi nella sacrestia, doveva prevedere originariamente un edificio in mattoni secondo le tecniche del gotico lombardo. Nel gennaio 1387 si gettarono le fondazioni dei piloni, opere colossali che erano state già progettate su disegno l'anno precedente. Durante il 1387 si continuarono gli scavi delle fondazioni e si continuarono i piloni. Ciò che fu fatto prima del 1386 venne tutto disfatto o quasi.Nel corso dell'anno il Signore Gian Galeazzo Visconti, assunse il controllo dei lavori, imponendo un progetto più ambizioso. Il materiale scelto per la nuova costruzione divenne allora il marmo di Candoglia e le forme architettoniche quelle del tardo gotico di ispirazione renano-boema. Il desiderio di Gian Galeazzo era infatti quello di dare alla città un grandioso edificio al passo con le più aggiornate tendenze europee, che simboleggiasse le ambizioni del suo Stato, che, nei suoi piani, sarebbe dovuto diventare il centro di una monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra, inserendosi così tra le grandi potenze del continente. Gian Galeazzo mise a disposizione le cave e accordò forti sovvenzioni ed esenzioni fiscali: ogni blocco destinato al Duomo era marchiato AUF (Ad usum fabricae), e per questo esente da qualsiasi tributo di passaggio. Come testimonia il ricco archivio conservatosi fino ai giorni nostri, il primo ingegnere capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi, che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Nel 1389-1390 il francese Nicolas de Bonaventure venne incaricato di disegnare i finestroni. 
http://datastorage02.maggioli.it/data/docs/illuminazione.architetti.com/Duomo_Milano_04.jpgA dirigere il cantiere vennero chiamati architetti francesi e tedeschi, come Jean Mignot, Jacques Coene o Enrico di Gmünd, i quali però restavano in carica per pochissimo tempo, incontrando una scoperta ostilità da parte delle maestranze lombarde, abituate a una diversa pratica di lavoro. La fabbrica andò quindi avanti in un clima di tensione, con numerose revisioni, che nonostante tutto diedero origine a un'opera di inconfondibile originalità, sia nel panorama italiano che europeo.
Inizialmente le fondazioni erano state preparate per un edificio a tre navate, con cappelle laterali quadrate, i cui muri divisori potessero fare anche da contrafforti. Si decise poi di fare a meno delle cappelle, portando il numero delle navate a cinque e il 19 luglio 1391 venne deliberato l'ingrossamento dei quattro pilastri centrali. Tuttavia c'era una crescente preoccupazione per la stabilità dell'intera struttura, per via di insufficienti masse inerziali da contrapporre all'azione delle spinte. Così nel settembre dello stesso anno venne interrogato il matematico piacentino Gabriele Stornaloco per definire la sezione trasversale e l'alzato, attraverso una precisa diagrammazione geometrica e cosmologica (lo Stornaloco era anche un astronomo e cosmografo). Il 1º maggio 1392 si scelse la forma delle navate progressivamente decrescenti per un'altezza massima di 76 braccia.

Progetto
Nel 1393 fu scolpito il primo capitello dei pilastri, su disegno di Giovannino de' Grassi, il quale curò un nuovo disegno per i finestroni e fu ingegnere generale fino alla morte nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi, che curò la realizzazione dei finestroni absidali. Dal 1407 al 1448 egli fu responsabile capo della costruzione, che portò a termine della parte absidale e il piedicroce, chiuso provvisoriamente dalla facciata ricomposta di Santa Maria Maggiore. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V.
Dal 1452 al 1481 fu a capo del cantiere Giovanni Solari, che per i primi due anni fu affiancato anche dal Filarete. Seguirono Guiniforte Solari, figlio di Giovanni, e Giovanni Antonio Amadeo, che con Gian Giacomo Dolcebuono costruì il tiburio nel 1490. Alla morte dell'Amadeo (1522) i successivi maestri fecero varie proposte "gotiche", tra le quali quella di Vincenzo Seregni di affiancare la facciata da due torri (1537 circa), non realizzata.
Nel 1567 l'arcivescovo Carlo Borromeo impose una ripresa solerte dei lavori, mettendo a capo della Fabbrica Pellegrino Tibaldi, che ridisegnò il presbiterio, che venne solennemente riconsacrato nel 1577 anche se la chiesa non era ancora terminata.
http://i.static.duomomilano.it/variants/4/6/7/f/467f9b91-6568-49ca-b0fd-0a7883e403b7_medium.jpgPer quanto riguarda la facciata il Tibaldi disegnò un progetto nel 1580, basato su un basamento a due piani animato da colonne corinzie giganti e con un'edicola in corrispondenza della navata centrale, affiancata da obelischi. La morte di Carlo Borromeo nel 1584 significò l'allontanamento del suo protetto che lasciò la città, mentre il cantiere veniva preso in mano dal suo rivale Martino Bassi, che inviò a Gregorio XIV, papa milanese, un nuovo progetto di facciata.
Nel XVII secolo la direzione dei lavori vide la presenza dei migliori architetti cittadini, quali Lelio Buzzi, Francesco Maria Ricchino (fino al 1638), Carlo Buzzi (fino al 1658) e i Quadrio. Nel frattempo nel 1628 era stato fatto il portale centrale e nel 1638 i lavori della facciata andavano avanti, con l'obiettivo di creare un effetto a edicole ispirato a Santa Susanna di Roma. A tal fine pervennero nel XVIII secolo i disegni di Luigi Vanvitelli (1745) e Bernardo Antonio Vittone (1746).
Tra il 1765 e il 1769 Francesco Croce completò il coronamento del tiburio e la guglia maggiore, sulla quale fu innalzata cinque anni dopo la Madunina di rame dorato, destinata a diventare il simbolo della città. Lo schema della facciata di Buzzi venne ripreso a fine secolo da Luigi Cagnola, Carlo Felice Soave e Leopoldo Pollack. Quest'ultimo diede inizio alla costruzione del balcone e della finestra centrale.
Nel 1805, su istanza diretta di Napoleone, Giuseppe Zanoia avviò i lavori per il completamento della facciata, in previsione dell'incoronazione a re d'Italia. Il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Tra gli scultori che vi lavorarono nei primi anni dell'Ottocento, si può ricordare Luigi Acquisti.

Architettura
http://i.static.duomomilano.it/variants/e/e/a/8/eea859d3-7fd9-471d-b007-1609f5a211c3_medium.jpgLo stile del Duomo, essendo frutto di lavori secolari, non risponde a un preciso movimento, ma segue piuttosto un'idea di "gotico" mastodontico e fantasmagorico via via reinterpretata. Nonostante ciò, e nonostante le contraddizioni stilistiche nell'architettura, il Duomo si presenta come un organismo unitario. La gigantesca macchina di pietra infatti affascina e attrae l'immaginazione popolare, in virtù anche della sua ambiguità, fatta di ripensamenti, di discontinuità e, talvolta, di ripieghi. Anche il concetto di "autenticità" gotica, quando si pensa a come in realtà gran parte delle strutture visibili risalga al periodo neogotico, per non parlare delle frequenti sostituzioni, è in realtà una storpiatura della stessa essenza del monumento, che va visto invece come un organismo architettonico sempre in continua e necessaria ricostruzione.
Il duomo ha una pianta a croce latina, con piedicroce a cinque navate e transetto a tre, con un profondo presbiterio circondato da deambulatorio con abside poligonale. All'incrocio dei bracci si alza, come di consueto, il tiburio. L'insieme ha un notevole slancio verticale, caratteristica più transalpina che italiana, ma questo viene in parte attenuato dalla dilatazione in orizzontale dello spazio e dalla scarsa differenza di altezza tra le navate, tipico del gotico lombardo.
La struttura portante è composta dai piloni e dai muri perimetrali rinforzati da contrafforti all'altezza degli stessi piloni. Questa è una caratteristica che differenzia il duomo milanese dalle cattedrali transalpine, limitando, rispetto al gotico tradizionale, l'apertura dei finestroni (lunghi e stretti) e dando all'insieme (a eccezione dell'abside) una forma prevalentemente "chiusa", dove la parete è innanzitutto un elemento di forte demarcazione, sottolineata anche dall'alto zoccolo di tradizione lombarda. Viene così a mancare lo slancio libero verso l'alto. Ciò è evidente anche se si considera che guglie e pinnacoli non hanno funzione portante, infatti vennero sporadicamente aggiunti nel corso dei secoli, fino al completamento del coronamento nel XIX secolo.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/4a/Duomo_di_Milano,_Dach_seitlich.jpgI contrafforti hanno forma di triangoli e servono per contenere le spinte laterali degli archi. Il basamento è in muratura, come pure le parti interne delle pareti e degli altri elementi, mentre nei pilastri è stata usata un'anima di serizzo; anche le vele delle volte sono in mattoni. Il paramento a vista, che ha anche un ruolo portante, non solo di rivestimento, è invece in marmo di Candoglia bianco rosato con venature grigie: la cava, fin dall'epoca di Gian Galeazzo Visconti, è ancora di proprietà della Fabbrica del Duomo.
Le pareti esterne sono animate da una fitta massa di semipilastri polistili che sono coronati in alto, al di sotto delle terrazze, da un ricamo di archi polilobati sormontati da cuspidi. Le finestre ad arco acuto sono piuttosto strette, poiché come si è detto le pareti hanno funzione portante.
La copertura a terrazze (pure in marmo) è un unicum nell'architettura gotica, ed è sorretta da un doppio ordine incrociato di volte minori. In corrispondenza dei pilastri si leva una "foresta" di pinnacoli, collegati tra di loro da archi rampanti. In questo caso i pinnacoli non hanno funzione strutturale, infatti risalgono quasi tutti alla prima metà del XIX secolo. Nei disegni antichi e nel grande modello del 1519 di Bernardo Zenale (Museo del Duomo) si vede una cresta centrale che doveva evidenziare ancora maggiormente la forma triangolare, sia lungo la navata che il transetto, raccordandosi al tiburio, e che venne esclusa dal progetto nel 1836.

Facciata
La facciata testimonia di per sé la complessa vicenda edilizia del complesso del Duomo, con la sedimentazione di secoli di architettura e scultura italiana.
Cinque campiture fanno intuire la presenza della navate, con sei contrafforti (doppi alle estremità e attorno al portale centrale) sormontati da guglie. La costruzione della facciata cominciò nel 1590, sotto la direzione dell'architetto Pellegrini, in stile tardomanierista, continuando poi nella prima metà del Seicento sotto la direzioni del Richini e di Carlo Buzzi. Risalgono a quel periodo i cinque portali e parte delle finestre soprastanti, con il coronamento a timpano spezzato. La decorazione a bassorilievo dei portali venne scolpita ai tempi dell'arcivescovo Federico Borromeo su disegni del Cerano. I basamenti dei contrafforti centrali sono decorati da rilievi seicenteschi, con telamoni disegnati da Carlo Buzzi. I rilievi sui basamenti dei contrafforti laterali sono invece del XVIII e XIX secolo. A partire dalla metà del Seicento infatti lavori procedettero a rilento a causa dell'acceso dibattito sulla scelta del progetto da adottare. La conclusione, in stile neogotico, avvenne a partire dal 1805 su ordine di Napoleone. A tale epoca appartengono i tre finestroni neogotici, realizzati su progetto del Soave e poi dell'Amati. Le statue di Apostoli e Profeti sulle mensole sono tutte ottocentesche. Del primo decennio dell'Ottocento sono le due statue neoclassiche che ornano la balaustra del finestrone centrale, la Legge mosaica dell'Acquisti e la Legge di Cristo di Camillo Pacetti. Alcuni studiosi sostengono che questa statua sia stata fra le principali fonti di ispirazione per la realizzazione della newyorkese Statua della Libertà. L'ultimo atto di completamento è costituito dalle porte in bronzo, novecentesche. È del 1906 quella centrale, dalle leggere linee neogotiche, mentre le altre quattro furono realizzate nel dopoguerra.
Si va dal Tardo Rinascimento del Tibaldi, al Barocco di Francesco Maria Ricchino, al neogotico napoleonico dell'Acquisti. Nel 1886 la 'Grande Fabbrica' indisse un concorso internazionale per un integrale rifacimento della facciata in stile gotico e nell'ottobre del 1888 la giuria scelse Giuseppe Brentano come vincitore, un giovane allievo di Boito. Il progetto, concepito a modello delle cattedrali francesi, è ancora visibile nella navata destra del Duomo. Pur essendo già ordinati i marmi e predisposti i lavori, anche a causa della prematura morte del Brentano la realizzazione del progetto venne congelata. In seguito, le forti polemiche che insorsero al momento dello smantellamento dei portali barocchi finirono per bloccarlo del tutto. L'unica parte del progetto realizzata, il portale bronzeo del Pogliaghi, fu adattato con un'aggiunta alla cornice seicentesca.

Torre Pendente, Pisa

http://www.stamptoscana.it/wp-content/uploads/old/pisa_comune_di_pisa.jpgLa cosiddetta torre pendente di Pisa (chiamata semplicemente torre pendente o torre di Pisa, a Pisa la Torre) è il campanile della cattedrale di Santa Maria Assunta, nella celeberrima piazza del Duomo di cui oggi è il monumento più famoso per via della caratteristica pendenza.
Si tratta di un campanile a sé stante alto circa 56 metri fuori terra (58,36 metri considerando il piano di fondazione), costruito nell'arco di due secoli, tra il dodicesimo e il quattordicesimo secolo. Pesante 14.453 tonnellate, vi predomina la linea curva, con giri di arcate cieche e sei piani di loggette. La sua pendenza è dovuta a un cedimento del terreno verificatosi già nelle prime fasi della costruzione. L'inclinazione dell'edificio attualmente misura 3,97° rispetto all'asse verticale. La torre di Pisa rimane in equilibrio perché la verticale che passa per il suo baricentro cade all'interno della base di appoggio. La torre, è gestita dall'Opera della Primaziale Pisana,  ente ONLUS che gestisce tutti i monumenti della piazza del Duomo di Pisa. È stata proposta come una delle sette meraviglie del mondo moderno.

Costruzione
I lavori iniziarono il 9 agosto 1173 (anno 1174, secondo il calendario pisano, in cui l'anno iniziava il 25 marzo). Come era solito fare con i fari e con le costruzioni adiacenti al mare in genere, le fondamenta vennero lasciate a riposare per un anno intero. Alcuni studi tra i più recenti attribuiscono la paternità del progetto a Diotisalvi, che nello stesso periodo stava costruendo il battistero.
Le analogie tra i due edifici sono infatti molte, a partire dal tipo di fondazioni. Altri suggeriscono invece Gherardi, mentre secondo il Vasari i lavori furono iniziati da Bonanno Pisano. La tesi del Vasari, oggi ritenuta priva di fondamento, fu invece ritenuta valida soprattutto dopo il ritrovamento nelle vicinanze del campanile di una pietra tombale col nome del Bonanno, che oggi si trova murata nell'atrio dell'edificio; inoltre nell'Ottocento fu rinvenuto sempre nei dintorni un frammento epigrafico di materiale rosa, probabilmente un calco su cui venne fusa una lastra metallica, che attualmente trova collocazione sullo stipite della porta di ingresso dell'edificio. Su tale frammento si legge, ovviamente rovesciato: "cittadino pisano di nome Bonanno".
Tale calco con tutta probabilità era relativo alla porta regia del Duomo, distrutta durante l'incendio del 1595. La prima fase dei lavori fu interrotta a metà del terzo piano, a causa del cedimento del terreno su cui sorge la base del campanile. La cedevolezza del terreno, costituito da argilla molle normalconsolidata, è la causa della pendenza della torre e, sebbene in misura minore, di tutti gli edifici nella piazza.
I lavori ripresero nel 1275 sotto la guida di Giovanni di Simone e Giovanni Pisano, aggiungendo alla costruzione precedente altri tre piani. Nel tentativo di raddrizzare la torre, i tre piani aggiunti tendono ad incurvarsi in senso opposto alla pendenza. Il campanile fu completato alla metà del secolo successivo, aggiungendo la cella campanaria.

Restauri
Dalla sua costruzione a oggi lo strapiombo è sostanzialmente aumentato, ma nel corso dei secoli ci sono stati anche lunghi periodi di stabilità o addirittura di riduzione della pendenza. Nel corso dell'Ottocento il campanile fu interessato da importanti restauri, che portarono, ad esempio, all'isolamento del basamento della torre. I lavori, effettuati sotto la direzione di Alessandro Gherardesca, contribuirono a sfatare definitivamente la teoria, sostenuta da alcuni studiosi dell'epoca, secondo la quale il campanile sarebbe stato pensato pendente sin dalla sua origine.
http://www.ioamoiviaggi.it/wp-content/uploads/2012/06/torre-di-pisa-vista-da-sotto.jpgDifatti, i saggi del terreno effettuati durante i restauri portarono alla luce la presenza di una notevole quantità di acqua sotterranea che rendeva cedevole il terreno. Per far fronte a questo problema, fu aspirata acqua del sottosuolo con l'ausilio di pompe, ma ciò favorì il fenomeno della subsidenza e il conseguente aumento della pendenza della torre. Negli ultimi decenni del XX secolo l'inclinazione aveva subito un deciso incremento, tanto che il pericolo del crollo si era fatto concreto. Nel 1993 lo spostamento dalla sommità dell'asse alla base era stato valutato in circa 4,47 metri, ovvero circa 4,5 gradi.
Durante i lavori di consolidamento, iniziati nel 1990 e terminati alla fine del 2001, la pendenza del campanile è stata ridotta tramite cerchiatura di alcuni piani, applicazione temporanea di tiranti di acciaio e contrappesi di piombo (fino a 900 tonnellate) e sottoescavazione, riportandola a quella che presumibilmente doveva avere 200 anni prima. La base è stata inoltre consolidata e secondo gli esperti questo consentirà di mantenere in sicurezza la torre per almeno altri tre secoli, permettendo così l'accesso ai visitatori. 
http://teatriemusei.ovest.com/_img_sez/2034-2-grande-1-scale-torre-di-pisa.jpgDal marzo 2008 la torre ha raggiunto il livello definitivo di consolidamento sotto il profilo dell'inclinazione, tornato a essere di 3,97°, con uno spostamento alla cima del campanile di quasi mezzo metro e tale valore dovrebbe rimanere inalterato per almeno altri 300 anni. Il successo dell'operazione è legato al nome di Michele Jamiolkowski, benemerito docente del Politecnico di Torino e presidente del Comitato internazionale per la Salvaguardia della Torre di Pisa dal 1990 al 2001, a quello di Carlo Viggiani, docente del Dipartimento di ingegneria geotecnica dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e presidente del Comitato internazionale per la conservazione dei monumenti e dei siti storici e a quello di J. B. Burland, professore del Dipartimento di ingegneria civile dell'Imperial College di Londra.
Dopo vent'anni, il 22 aprile 2011 sono terminati i lavori di restauro delle superfici lapidee, sia negli esterni che negli interni. La struttura del campanile incorpora due stanze. Una alla base della torre, nota come sala del Pesce, per via di un bassorilievo raffigurante un pesce. Tale sala non ha soffitto, essendo di fatto il cavo della torre. L'altra invece è la cella campanaria, al settimo anello. Delimitata dalle mura del camminamento superiore, è anch'essa a cielo aperto e al centro, tramite un'apertura, è possibile vedere il pian terreno della torre. Sono inoltre presenti tre rampe di scale: una ininterrotta dalla base fino al sesto anello, dove si esce all'esterno; una, a chiocciola più piccola che porta dal sesto anello al settimo; infine una ancor più piccola, sempre a chiocciola, che porta dal settimo anello alla sommità.

Big Ben, Londra

http://www.globeholidays.net/Europe/England/London/Media/London_Big_Ben.jpgIl Big Ben è la campana della Elizabeth Tower (Torre della [regina] Elisabetta), posizionata all'angolo nord-est del Palazzo di Westminster, conosciuto anche come House of Parliament, a Londra. Tradizionalmente il nome viene riferito, per estensione, anche all'orologio e all'intera torre dell'orologio, alta 96,3 m e costruita in stile neogotico. Il nome ufficiale della torre è diventato Elizabeth Tower a fine giugno 2012, in occasione del giubileo di diamante della regina Elisabetta; in precedenza, la torre era nota semplicemente come Clock Tower (torre dell'orologio).
Ufficialmente il nome della campana (una delle cinque dell'orologio) è "Great Bell"; non si hanno notizie certe riguardo all'origine del nome "Big Ben", ma esistono due teorie in merito. La prima sostiene che il nome derivi da Sir Benjamin Hall, membro della Camera dei Comuni e supervisore dei lavori per la ricostruzione del Palazzo di Westminster. La seconda sostiene invece che il nome derivi dal nome del campione dei pesi massimi di pugilato Benjamin Caunt, che combatté il suo ultimo incontro nel 1857. Si pensa che la campana dovesse originariamente esser chiamata "Royal Victoria" in onore della regina Vittoria.
http://www.repubblica.it/images/2011/10/09/171701500-b798a31c-b2e0-443e-80a1-8c195834d560.jpgLa campana originale pesava 16,3 tonnellate, ed era stata fusa il 6 agosto 1856.
Dal momento che la torre non era ancora finita, la campana fu montata nel "New Palace Yard". La campana fu quindi trasportata alla torre su un carro trainato da sedici cavalli, con la folle plaudente al suo passaggio. Sfortunatamente, però, si ruppe irreparabilmente mentre veniva posizionata.
La campana fu rifusa il 10 aprile 1858 con un peso di 13,76 tonnellate: è alta 2,2 metri e larga 2,9. Fu issata fino alla Torre dell'Orologio in 18 ore e cominciò a suonare nel mese di luglio 1859. Al momento dell'inaugurazione il Big Ben era la campana più grande delle isole britanniche, fino all'inaugurazione della "Great Paul", del peso di 17 tonnellate.
Il carillon suona ogni quarto d'ora mentre il Big Ben rintocca solamente alle ore; il suo suono è sentito in un raggio di circa due chilometri. L'orologio del Big Ben, ogni volta che comincia un nuovo anno rimane un secondo indietro.
http://fc03.deviantart.net/fs70/i/2013/300/3/5/london_big_ben_by_snowmiku2-d6s06hf.jpgI quadranti misurano 8 metri di diametro, la lancetta delle ore 2,7 metri e quella dei minuti 4,3. L'orologio fu disegnato da Augustus Pugin.
Alla base di ogni quadrante vi è l'iscrizione latina: “DOMINE SALVAM FAC REGINAM NOSTRAM VICTORIAM PRIMAM”, che significa: O Signore, salva la nostra regina Vittoria I. Dal 1994 il Big Ben è illuminato da un sistema di 112 lampadine. Dalla sua entrata in funzione, l'orologio è stato bloccato in tre occasioni. È invece rimasto "muto" (rimanendo cioè funzionante, ma privo del rintocco delle campane) in diverse occasioni, per ragioni di manutenzione: in particolare per due mesi nel 1934, per sei mesi nel 1956 e per circa un mese nel 2007.
Le campane del Big Ben copiano la melodia composta da William Crotch per la torre della chiesa Great St Mary's dell'Università di Cambridge. Il compositore inglese si ispira ad una frase del Messiah di Händel relativa al Salmo 37 Versetti 23 e 24.

Tower Bridge, Londra

http://www.voyagesphotosmanu.com/Complet/images/Tower_Bridge_Londra.jpgIl Tower Bridge è un ponte mobile di Londra situato sul fiume Tamigi. Il suo nome (che significa letteralmente "Ponte della Torre") deriva dal fatto che collega il distretto di Southwark alla Torre di Londra, un'antica costruzione in cui venivano rinchiusi e giustiziati i prigionieri.
Il Tower Bridge è un ponte piuttosto recente (la costruzione iniziò nel 1886 e fu completata solo nel 1894) che grazie a moderne tecnologie riesce ad aprirsi in soli 90 secondi (un minuto e mezzo) per lasciar passare le navi fino al ponte adiacente, il London Bridge. Si tratta di un ponte costituito da due torri che sono collegate in cima da due passerelle luminose che hanno la funzione di aiutare la struttura nel suo insieme a resistere alla forte sollecitazione dovuta alle forze orizzontali causate dal sollevamento del ponte. I perni che consentono il movimento rapido e preciso del ponte si trovano in ognuna delle due torri, ciascuna è adatta a far sollevare una parte del ponte.
Specialmente nella seconda metà del XX secolo il Tower Bridge ha cominciato a riscuotere un successo internazionale, diventando uno dei principali simboli di Londra, preceduto soltanto dal Big Ben e affiancato da Trafalgar Square e dal London Eye. Proprio per la sua notorietà, spesso nel linguaggio comune si tende a confonderlo con il London Bridge (che invece è un ponte a sé stante, alla sua sinistra), sebbene le due strutture abbiano storie e architettura differenti.
http://www.italiansoflondon.com/images/bacheca/26718/26718.jpgIl progetto di edificazione di un ponte apribile, ultimo elemento architettonico fra Londra e il mare (escluse le chiuse del Tamigi), cominciò nel 1886 quando l'intensificazione e lo sviluppo del traffico sia terrestre che fluviale rese necessaria la realizzazione di un ulteriore ponte che affiancasse il London Bridge. Furono in parecchi ad avanzare ipotesi sulla costruzione di un ponte fisso come gli altri, ma ciò avrebbe comportato l'isolamento delle navi più grandi dal centro di scambi fra il London Bridge e la Torre di Londra.
Circa dieci anni prima, nel 1876, fu istituita una commissione con il nome di Special Bridge or Subway Committee allo scopo di trovare una soluzione di comune accordo. Alla fine, dopo una riunione presieduta da Albert Joseph Altman, si decise di dare a un qualunque architetto la possibilità di progettare un ponte adatto a risolvere il problema. Nonostante fossero stati inviati oltre 50 bozzetti, la commissione non si decise fino al 1884 quando approvò il progetto di Horace Jones, che tra l'altro era pure uno dei giudici nonché Architetto della Città. Il suo apprendista e ingegnere sir John Wolfe Barry ebbe l'interessante idea di far sostenere a due torri il peso del ponte una volta aperta e di fornire un ulteriore sostegno con dei perni al di sotto di esse. A Jones piacque molto quest'ultima deviazione dal progetto originale e così poterono entrambi dare inizio ai preparativi.

Costruzione
http://london-sightseeing.net/wp-content/uploads/2010/04/Tower_Bridge-London_England.jpgAlcuni registri dell'epoca tramandano che la prima pietra fu posata in data 21 giugno 1886 dal Principe di Galles (il futuro re Edoardo VII). Per la realizzazione della struttura furono impiegati quasi otto anni e il lavoro di 432 operai. E. W. Cruttwell fu l'ingegnere che seguì l'operazione sul campo.
Due massicci pilastri, il cui interno racchiude più di 70 000 tonnellate di cemento, vennero spinti giù nel letto del fiume per permettere la costruzione della struttura. Per il rivestimento delle torri e delle passerelle sono servite circa 11 000 tonnellate di acciaio. Il rivestimento è stato poi coperto con granito della Cornovaglia e pietra di Portland, questo sia per proteggere la struttura in acciaio sottostante, sia per dare al ponte nel complesso un aspetto più gradevole.
Il signor Jones morì nel 1887 e il suo successore, nonché colui che mandò avanti il progetto, fu George D. Stevenson. Stevenson sostituì la facciata in mattoni voluta da Jones con uno stile gotico-vittoriano più ornato, caratteristica che ha reso il Tower Bridge un distinto punto di riferimento, armonizzandolo tra l'altro con lo stile della vicina Torre di Londra. Questo rifacimento costò circa £1'184'000 (£100 milioni corrispettivi del 1889).
Il ponte venne ultimato agli inizi del giugno 1894 e la sua apertura al pubblico risale al 30 dello stesso mese, con l'apertura ufficiale da parte del Principe di Galles Edoardo VI e la moglie Alessandra di Danimarca.[5] Il ponte collegava l'Iron Gate, sulla riva settentrionale del fiume, con Horselydown Lane a sud, uno sbocco oggi noto con i nomi Tower Bridge e Tower Bridge Road.[3] Fino a prima dell'apertura di questo ponte mobile, Tower Subway - 400 metri circa ad ovest - era la maniera più breve per attraversare il ponte da Tower Hill fino al distretto di Southwark. Aperto nel 1870-1871, Tower Subway era la prima ferrovia sotterranea al mondo, ma fu chiusa dopo soli tre mesi di servizio e riaprì in seguito dopo una ristrutturazione che la rese un sottopassaggio pedonale. Con l'inaugurazione del Tower Bridge, in meno di un anno la maggior parte degli utenti di Tower Subway preferì spostarsi di qua e di là dal fiume adoperando le corsie sul ponte in superficie, anche perché non c'era bisogno di pagare un pedaggio per usufruirne. Avendo perso quasi tutti gli introiti, il tunnel sotterraneo fu chiuso nel 1898 lasciando il posto al Tower Bridge.

Il Tower Bridge è oggi uno dei cinque ponti della capitale inglese passato sotto la proprietà e gestione della City Bridge Trust, un'associazione di beneficenza. Questo è l'unico dei ponti sotto la supervisione della CBT a non collegare la City alla riva di Southwark, dato che il ponte ha un'estremità posta sul distretto di Tower Hamlets.
Quest'opera di ingegneria vittoriana divenne in breve uno dei simboli della capitale britannica. Le sue torri, con le guglie e le passerelle di collegamento, sostengono il meccanismo che solleva il ponte durante il passaggio di grandi navi e in occasioni speciali.
Il ponte ospita The Tower Bridge Exhibition, un museo che ne illustra la storia attraverso percorsi interattivi; si può vedere da vicino anche il motore a vapore che costituì la fonte di energia del meccanismo fino al 1976, quando il sistema venne elettrificato. Il passaggio coperto, aperto al pubblico, offre una notevole vista sul fiume Tamigi.
Quando fu eretto, il ponte era alto 40 m e largo 60. Nel suo periodo di massimo splendore veniva aperto fino a cinque volte al giorno.
Ci sono quasi 300 gradini per raggiungere la cima delle torri anche se vi si può giungere per mezzo di un ascensore.

Il progetto
Il ponte è lungo circa 244 m (800 piedi) con due torri ciascuna di altezza pari a 65 m (213 piedi), costruite su dei pilastri. Il meccanismo che rende possibile il sollevamento del ponte fa in modo che le due piattaforme si aprano a formare un angolo di 83° per consentire al traffico fluviale di oltrepassare il ponte.
http://static.turistipercaso.it/image/l/londra/londra_j3eqe.T0.jpg Le due campate laterali sono dei veri e propri ponti sospesi, ciascuna lunga 82 metri (270 piedi), con le aste di sospensione ancorate in parte ai pilastri e in parte collocate in punti strategici uniti alle passerelle superiori al ponte. Tali percorsi pedonali raggiungono i 44 metri (143 piedi) di altezza dal livello del fiume quando c'è l'alta marea.
L'originale meccanismo di sollevamento era reso possibile grazie ai condotti attraverso cui scorreva acqua pressurizzata, conservata all'interno di capienti accumulatori idraulici. Il sistema fu progettato e in seguito installato dalla Hamilton Owen Rendel (sorta intorno al 1843) mentre era alle dipendenze della Sir W. G. Armstrong Mitchell & Company, con sede a Newcastle upon Tyne. L'acqua che attraversava i condotti era pompata dagli accumulatori idraulici grazie alla forza provvista dai motori a vapore.
http://inghilterra.ilreporter.com/files/2011/04/Il-Tower-Bridge-visto-dal-cielo-di-Londra-%C2%A9-Andrea-Lessona1-940x621.jpgNel lontano 1974, il precedente e ormai antico sistema originale è stato sostituito con uno a conduzione elettro-idraulica. Gli unici componenti della struttura originale sono i pignoni finali, grazie al cui esercizio delle cremagliere rendono possibile il sollevamento del ponte. Tali strumenti sono azionati da ingranaggi e motori moderni, mediante l'utilizzo di olio piuttosto che acqua come fluido idraulico. Una parte dei macchinari originali è stata mantenuta o migliorata per restare al passo coi tempi, ma non viene più usata. Questa sezione è aperta al pubblico, che ne è molto attratto, e costituisce una delle colonne portanti del museo all'interno del Tower Bridge, che include i motori a vapore, due degli accumulatori idraulici e soltanto uno dei motori originali sopravvissuti che dava la spinta al ponte. Anche tantissimi artefatti correlati sono esposti nel museo.
Il Tower Bridge resta ancora oggi una delle arterie principali della capitale londinese. Secondo una recente statistica, è stato calcolato che ogni giorno il ponte è attraversato da circa 40'000 persone.
http://www.bridgebackgrounds.com/backgrounds/24835/Tower%20Bridge,%20London,%20England.jpgData la frequenza con cui tale ponte è sfruttato dai londinesi e dai turisti, il governo londinese ha deciso di porre delle rigide limitazioni al fine di preservare l'integrità di tutta la struttura. È così che non si può violare il limite dei 32 km orari a bordo di un veicolo (20 miglia orarie) ed è vietato attraversare con un mezzo pesante più di 18 tonnellate. I sistemi di sicurezza (ovvero delle telecamere) consentono di monitorare la velocità del traffico e di spedire delle multe ai trasgressori dei limiti grazie ad un sofisticato sistema di riconoscimento delle targhe dei veicoli. Dei sensori sparsi lungo il ponte servono a calcolare alla buona il peso dei mezzi.
È stato stimato che il ponte si sollevi all'incirca 1000 volte all'anno, anche se negli ultimi tempi il traffico fluviale si è notevolmente ridotto. Si è anche diffusa la voce che si è fortunati a vedere il Tower Bridge aperto.
Nel 2000 vennero installati diversi sistemi all'avanguardia per far sollevare il ponte mobile anche a distanza. Tuttavia, questo metodo si è rivelato piuttosto inaffidabile, poiché il segnale poteva essere facilmente disturbato o messo alla prova dal maltempo, causando chiusure o aperture incomplete, come accaduto nel 2005. Questi sistemi sono stati poi rimpiazzati.

Rifacimenti dal 2008 al 2012
Nel mese di aprile del 2008 venne annunciato che il Tower Bridge avrebbe subito un rifacimento dal costo di circa 4 milioni di sterline, richiedendo all'incirca quattro anni per essere ultimato. Questo lavoro ha comportato la rimozione della precedente vernice, a tratti scomparsa o visibilmente corrosa, per una nuova tintura con i colori blu e bianco. Mano a mano che si procedeva con la nuova mano di vernice, ogni sezione veniva munita di impalcature e teli in plastica al fine di ridurre la quantità di vernice che cadeva nel fiume(talvolta a causa del vento) e che avrebbe potuto inquinare le acque.
metà del 2008 le imprese hanno lavorato su un quarto del ponte per minimizzare i disagi agli utenti e al turismo, ma inevitabilmente alcune strade hanno dovuto restare chiuse per un po'. Grazie alle moderne tecniche di conservazione, si stima che la vernice nuova resisterà all'azione corrosiva degli agenti atmosferici per almeno venticinque anni. Il rinnovamento degli interni delle passerelle sopraelevate è stato completato con successo nel giugno del 2009. Dentro di esse, oltre ai lavori di manutenzione, è stato aggiunto un nuovo sistema di illuminazione progettato da Eleni Shiarlis; questa nuova rete di illuminazione viene attivata soltanto se il Tower Bridge ospita una mostra o un evento in particolare.


Anfiteatro romano, Lecce

L' anfiteatro romano di Lecce è un monumento di epoca romana situato nel centro storico della città. Di incerta datazione, il teatro è assegnato al periodo augusteo.
 Il teatro romano di Lecce fu casualmente scoperto nel 1929, durante alcuni lavori eseguiti nei giardini di due palazzi storici della città (palazzo D'Arpe e palazzo Romano).L'anfiteatro misurava all'esterno 102 x 83 m, con l'arena di 53 x 34 m, e poteva contenere circa 25.000 spettatori.
Del monumento, realizzato in parte direttamente nella roccia e in parte costruito su arcate in opera quadrata, rimangono allo scoperto, oltre ad una parte dell'arena ellittica, intorno alla quale si sviluppano le gradinate dell'ordine inferiore, due corridoi anulari, uno che corre sotto le gradinate, l'altro, esterno, porticato, cui appartengono i numerosi e robusti pilastri, sui quali era imposto l'ordine superiore scandito, al pari di altri similari monumenti, dal Colosseo all'Arena di Verona, in una galleria di fornici.
L'arena, nella quale si tengono spettacoli teatrali e rappresentazioni sceniche di autori antichi e moderni, era divisa dalla cavea da un alto muro che era ornato da un parapetto (podium) adorno di rilievi marmorei a bauletto figuranti scene di combattimento tra uomini ed animali. Anche nel muro di divisione tra l'arena e la cavea si aprivano diversi passaggi di comunicazione col corridoio centrale ed un più angusto corridoio, scavato immediatamente dietro l'arena, era adibito ai servizi del monumento.Alla zona dell'orchestra, che era il luogo riservato all'evoluzione del coro, si accedeva mediante una stretta galleria coperta.
http://www.giannicarluccio.it/wordpress/wp-content/uploads/2012/08/LECCE-ANFITEATRO-ROMANO-copyright-foto-ING.-GIANNI-CARLUCCIO-10.jpgDavanti all'orchestra, pavimentata a lastre rettangolari di calcare bianco, si notano tre larghi gradini che girano a semicerchio sui quali venivano, all'occorrenza, collocati seggi mobili riservati ai notabili. Dietro i gradini è presente un muretto (balteus) e, dietro l'orchestra, oltre al canale destinato a raccogliere il sipario, è presente la scena (altezza dal piano dell'orchestra 0,70; profondità 7,70 m; larghezza 30 m).
D'incerta datazione, il monumento è assegnato al periodo augusteo, al quale apparterrebbero alcuni frammenti della decorazione fittile del balteus, mentre all'età degli Antonini si vuole risalgano le statue marmoree che adornavano il teatro. Attualmente tutti i reperti facenti parte del teatro romano di Lecce sono custoditi nell'adiacente museo omonimo.
Si suppone infine che il teatro fosse capace di ospitare un pubblico di oltre 5.000 spettatori, per il quale venivano rappresentate tragedie e commedie.
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