Il duomo di Milano, monumento simbolo del capoluogo lombardo, è dedicato a Santa Maria Nascente ed è situato nell'omonima piazza nel centro della metropoli. Per superficie, è la quarta chiesa d'Europa, dopo San Pietro in Vaticano, San Paolo a Londra e la cattedrale di Siviglia. È la chiesa più importante dell'arcidiocesi di Milano ed è sede della parrocchia di Santa Tecla nel Duomo di Milano.
Nel luogo in cui sorge il duomo un tempo si trovavano l'antica cattedrale di Santa Maria Maggiore, cattedrale invernale, e la basilica di Santa Tecla, cattedrale estiva. Dopo il crollo del campanile, l'arcivescovo Antonio de' Saluzzi, sostenuto dalla popolazione, promosse la ricostruzione di una nuova e più grande cattedrale (12 maggio 1386), che sorgesse sul luogo del più antico cuore religioso della città.
Per il nuovo edificio si iniziò ad abbattere entrambe le chiese
precedenti: Santa Maria Maggiore venne demolita per prima, Santa Tecla
in un secondo momento, nel 1461-1462 (parzialmente ricostruita nel 1489 e definitivamente abbattuta nel 1548).
La nuova chiesa, a giudicare dai resti archeologici emersi dagli
scavi nella sacrestia, doveva prevedere originariamente un edificio in mattoni secondo le tecniche del gotico lombardo. Nel gennaio 1387
si gettarono le fondazioni dei piloni, opere colossali che erano state
già progettate su disegno l'anno precedente. Durante il 1387 si
continuarono gli scavi delle fondazioni e si continuarono i piloni. Ciò
che fu fatto prima del 1386 venne tutto disfatto o quasi.Nel corso
dell'anno il Signore Gian Galeazzo Visconti, assunse il controllo dei lavori, imponendo un progetto più ambizioso. Il materiale scelto per la nuova costruzione divenne allora il marmo di Candoglia e le forme architettoniche quelle del tardo gotico
di ispirazione renano-boema. Il desiderio di Gian Galeazzo era infatti
quello di dare alla città un grandioso edificio al passo con le più
aggiornate tendenze europee, che simboleggiasse le ambizioni del suo
Stato, che, nei suoi piani, sarebbe dovuto diventare il centro di una
monarchia nazionale italiana come era successo in Francia e in Inghilterra,
inserendosi così tra le grandi potenze del continente. Gian Galeazzo
mise a disposizione le cave e accordò forti sovvenzioni ed esenzioni
fiscali: ogni blocco destinato al Duomo era marchiato AUF (Ad usum fabricae),
e per questo esente da qualsiasi tributo di passaggio. Come testimonia
il ricco archivio conservatosi fino ai giorni nostri, il primo ingegnere
capo fu Simone d'Orsenigo, affiancato da altri maestri lombardi, che nel 1388 iniziarono i muri perimetrali. Nel 1389-1390 il francese Nicolas de Bonaventure venne incaricato di disegnare i finestroni.
A dirigere il cantiere vennero chiamati architetti francesi e tedeschi, come Jean Mignot, Jacques Coene o Enrico di Gmünd,
i quali però restavano in carica per pochissimo tempo, incontrando una
scoperta ostilità da parte delle maestranze lombarde, abituate a una
diversa pratica di lavoro. La fabbrica andò quindi avanti in un clima di
tensione, con numerose revisioni, che nonostante tutto diedero origine a
un'opera di inconfondibile originalità, sia nel panorama italiano che
europeo.
Inizialmente le fondazioni erano state preparate per un edificio a tre navate,
con cappelle laterali quadrate, i cui muri divisori potessero fare
anche da contrafforti. Si decise poi di fare a meno delle cappelle,
portando il numero delle navate a cinque e il 19 luglio 1391 venne deliberato l'ingrossamento dei quattro pilastri
centrali. Tuttavia c'era una crescente preoccupazione per la stabilità
dell'intera struttura, per via di insufficienti masse inerziali da
contrapporre all'azione delle spinte. Così nel settembre dello stesso
anno venne interrogato il matematico piacentino Gabriele Stornaloco
per definire la sezione trasversale e l'alzato, attraverso una precisa
diagrammazione geometrica e cosmologica (lo Stornaloco era anche un
astronomo e cosmografo). Il 1º maggio 1392 si scelse la forma delle navate progressivamente decrescenti per un'altezza massima di 76 braccia.
Progetto
Nel 1393 fu scolpito il primo capitello dei pilastri, su disegno di Giovannino de' Grassi, il quale curò un nuovo disegno per i finestroni e fu ingegnere generale fino alla morte nel 1398. Gli successe nel 1400 Filippino degli Organi, che curò la realizzazione dei finestroni absidali. Dal 1407 al 1448 egli fu responsabile capo della costruzione, che portò a termine della parte absidale e il piedicroce, chiuso provvisoriamente dalla facciata ricomposta di Santa Maria Maggiore. Nel 1418 fu consacrato l'altare maggiore da papa Martino V.
Dal 1452 al 1481 fu a capo del cantiere Giovanni Solari, che per i primi due anni fu affiancato anche dal Filarete. Seguirono Guiniforte Solari, figlio di Giovanni, e Giovanni Antonio Amadeo, che con Gian Giacomo Dolcebuono costruì il tiburio nel 1490. Alla morte dell'Amadeo (1522) i successivi maestri fecero varie proposte "gotiche", tra le quali quella di Vincenzo Seregni di affiancare la facciata da due torri (1537 circa), non realizzata.
Nel 1567 l'arcivescovo Carlo Borromeo impose una ripresa solerte dei lavori, mettendo a capo della Fabbrica Pellegrino Tibaldi, che ridisegnò il presbiterio, che venne solennemente riconsacrato nel 1577 anche se la chiesa non era ancora terminata.
Per quanto riguarda la facciata il Tibaldi disegnò un progetto nel 1580, basato su un basamento a due piani animato da colonne corinzie giganti e con un'edicola in corrispondenza della navata centrale, affiancata da obelischi. La morte di Carlo Borromeo nel 1584 significò l'allontanamento del suo protetto che lasciò la città, mentre il cantiere veniva preso in mano dal suo rivale Martino Bassi, che inviò a Gregorio XIV, papa milanese, un nuovo progetto di facciata.
Nel XVII secolo la direzione dei lavori vide la presenza dei migliori architetti cittadini, quali Lelio Buzzi, Francesco Maria Ricchino (fino al 1638), Carlo Buzzi (fino al 1658) e i Quadrio. Nel frattempo nel 1628 era stato fatto il portale centrale e nel 1638 i lavori della facciata andavano avanti, con l'obiettivo di creare un effetto a edicole ispirato a Santa Susanna di Roma. A tal fine pervennero nel XVIII secolo i disegni di Luigi Vanvitelli (1745) e Bernardo Antonio Vittone (1746).
Tra il 1765 e il 1769 Francesco Croce completò il coronamento del tiburio e la guglia maggiore, sulla quale fu innalzata cinque anni dopo la Madunina di rame dorato, destinata a diventare il simbolo della città. Lo schema della facciata di Buzzi venne ripreso a fine secolo da Luigi Cagnola, Carlo Felice Soave e Leopoldo Pollack. Quest'ultimo diede inizio alla costruzione del balcone e della finestra centrale.
Nel 1805, su istanza diretta di Napoleone, Giuseppe Zanoia avviò i lavori per il completamento della facciata, in previsione dell'incoronazione a re d'Italia. Il progetto venne finalmente concluso nel 1813 da Carlo Amati. Tra gli scultori che vi lavorarono nei primi anni dell'Ottocento, si può ricordare Luigi Acquisti.
Architettura
Lo stile del Duomo, essendo frutto di lavori secolari, non risponde a
un preciso movimento, ma segue piuttosto un'idea di "gotico"
mastodontico e fantasmagorico via via reinterpretata. Nonostante ciò, e
nonostante le contraddizioni stilistiche nell'architettura, il Duomo si
presenta come un organismo unitario. La gigantesca macchina di pietra
infatti affascina e attrae l'immaginazione popolare, in virtù anche
della sua ambiguità,
fatta di ripensamenti, di discontinuità e, talvolta, di ripieghi. Anche
il concetto di "autenticità" gotica, quando si pensa a come in realtà
gran parte delle strutture visibili risalga al periodo neogotico,
per non parlare delle frequenti sostituzioni, è in realtà una
storpiatura della stessa essenza del monumento, che va visto invece come
un organismo architettonico sempre in continua e necessaria
ricostruzione.
Il duomo ha una pianta a croce latina, con piedicroce a cinque navate e transetto a tre, con un profondo presbiterio circondato da deambulatorio con abside poligonale. All'incrocio dei bracci si alza, come di consueto, il tiburio.
L'insieme ha un notevole slancio verticale, caratteristica più
transalpina che italiana, ma questo viene in parte attenuato dalla
dilatazione in orizzontale dello spazio e dalla scarsa differenza di
altezza tra le navate, tipico del gotico lombardo.
La struttura portante è composta dai piloni
e dai muri perimetrali rinforzati da contrafforti all'altezza degli
stessi piloni. Questa è una caratteristica che differenzia il duomo
milanese dalle cattedrali transalpine, limitando, rispetto al gotico
tradizionale, l'apertura dei finestroni (lunghi e stretti) e dando
all'insieme (a eccezione dell'abside) una forma prevalentemente
"chiusa", dove la parete è innanzitutto un elemento di forte
demarcazione, sottolineata anche dall'alto zoccolo di tradizione lombarda. Viene così a mancare lo slancio libero verso l'alto. Ciò è evidente anche se si considera che guglie e pinnacoli
non hanno funzione portante, infatti vennero sporadicamente aggiunti
nel corso dei secoli, fino al completamento del coronamento nel XIX
secolo.
I contrafforti
hanno forma di triangoli e servono per contenere le spinte laterali
degli archi. Il basamento è in muratura, come pure le parti interne
delle pareti e degli altri elementi, mentre nei pilastri è stata usata
un'anima di serizzo; anche le vele delle volte sono in mattoni. Il paramento a vista, che ha anche un ruolo portante, non solo di rivestimento, è invece in marmo di Candoglia bianco rosato con venature grigie: la cava, fin dall'epoca di Gian Galeazzo Visconti, è ancora di proprietà della Fabbrica del Duomo.
Le pareti esterne sono animate da una fitta massa di semipilastri
polistili che sono coronati in alto, al di sotto delle terrazze, da un
ricamo di archi polilobati sormontati da cuspidi. Le finestre ad arco
acuto sono piuttosto strette, poiché come si è detto le pareti hanno
funzione portante.
La copertura a terrazze (pure in marmo) è un unicum nell'architettura gotica, ed è sorretta da un doppio ordine incrociato di volte minori. In corrispondenza dei pilastri si leva una "foresta" di pinnacoli, collegati tra di loro da archi rampanti.
In questo caso i pinnacoli non hanno funzione strutturale, infatti
risalgono quasi tutti alla prima metà del XIX secolo. Nei disegni
antichi e nel grande modello del 1519 di Bernardo Zenale (Museo del Duomo)
si vede una cresta centrale che doveva evidenziare ancora maggiormente
la forma triangolare, sia lungo la navata che il transetto,
raccordandosi al tiburio, e che venne esclusa dal progetto nel 1836.
Facciata
La facciata testimonia di per sé la complessa vicenda edilizia del
complesso del Duomo, con la sedimentazione di secoli di architettura e
scultura italiana.
Cinque campiture fanno intuire la presenza della navate, con sei
contrafforti (doppi alle estremità e attorno al portale centrale)
sormontati da guglie.
La costruzione della facciata cominciò nel 1590, sotto la direzione
dell'architetto Pellegrini, in stile tardomanierista, continuando poi
nella prima metà del Seicento sotto la direzioni del Richini e di Carlo
Buzzi. Risalgono a quel periodo i cinque portali e parte delle finestre
soprastanti, con il coronamento a timpano spezzato. La decorazione a
bassorilievo dei portali venne scolpita ai tempi dell'arcivescovo
Federico Borromeo su disegni del Cerano. I basamenti dei contrafforti centrali sono decorati da rilievi seicenteschi, con telamoni
disegnati da Carlo Buzzi. I rilievi sui basamenti dei contrafforti
laterali sono invece del XVIII e XIX secolo. A partire dalla metà del
Seicento infatti lavori procedettero a rilento a causa dell'acceso
dibattito sulla scelta del progetto da adottare. La conclusione, in
stile neogotico, avvenne a partire dal 1805 su ordine di Napoleone. A
tale epoca appartengono i tre finestroni neogotici, realizzati su progetto del Soave e poi dell'Amati. Le statue di Apostoli e Profeti
sulle mensole sono tutte ottocentesche. Del primo decennio
dell'Ottocento sono le due statue neoclassiche che ornano la balaustra
del finestrone centrale, la Legge mosaica dell'Acquisti e la Legge di Cristo di Camillo Pacetti.
Alcuni studiosi sostengono che questa statua sia stata fra le
principali fonti di ispirazione per la realizzazione della newyorkese Statua della Libertà. L'ultimo atto di completamento è costituito dalle porte in bronzo,
novecentesche. È del 1906 quella centrale, dalle leggere linee
neogotiche, mentre le altre quattro furono realizzate nel dopoguerra.
Si va dal Tardo Rinascimento del Tibaldi, al Barocco di Francesco Maria Ricchino, al neogotico napoleonico dell'Acquisti. Nel 1886
la 'Grande Fabbrica' indisse un concorso internazionale per un
integrale rifacimento della facciata in stile gotico e nell'ottobre del 1888 la giuria scelse Giuseppe Brentano
come vincitore, un giovane allievo di Boito. Il progetto, concepito a
modello delle cattedrali francesi, è ancora visibile nella navata destra
del Duomo. Pur essendo già ordinati i marmi e predisposti i lavori,
anche a causa della prematura morte del Brentano la realizzazione del
progetto venne congelata. In seguito, le forti polemiche che insorsero
al momento dello smantellamento dei portali barocchi finirono per
bloccarlo del tutto. L'unica parte del progetto realizzata, il portale
bronzeo del Pogliaghi, fu adattato con un'aggiunta alla cornice seicentesca.
domenica 3 agosto 2014
Duomo, Milano
13:18:00
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