Dubai, ecco l'isola a forma di palma

Le Palm Islands sono tre isole artificiali, Palma Jumeirah, Palma Jebel Ali e Palma Deira, antistanti Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

Il Pantheon della Roma antica

All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda.

Casa Batllò, Barcellona

Considerata una delle opere più originali del celebre architetto catalano Antoni Gaudí , l'edificio è stato dichiarato, nel 2005, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Giza e le sue Piramidi

Giza deve la sua importanza al fatto di ospitare, su un pianoro roccioso che si trova alla periferia della città, una delle più importanti necropoli dell'antico Egitto.

I trulli pugliesi

I Trulli di Alberobello sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.

Villa Adriana, Tivoli

Costruita a partire dal 117 d.C. dall’imperatore Adriano, è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell’antichità romana.

Mediateque di Toyo Ito, Sendai

Toyo Ito: quando la comunicazione è come la luce.

martedì 22 luglio 2014

Il Tempio di Ercole Vincitore, Roma

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/65/Tempuio_di_Ercole_Vincitore.JPGIl Tempio di Ercole Vincitore o Ercole Oleario sorge in piazza della Bocca della Verità a Roma, poco distante dal Tempio di Portuno all'interno del foro Boario. A causa di un'attribuzione errata, nata durante il Rinascimento, il tempio è talvolta ancora indicato popolarmente come Tempio di Vesta; l'errore è dovuto alla sua forma circolare che lo rende simile al vero tempio di Vesta situato nel Foro romano.
Risalendo al 120 a.C. circa, si tratta del più antico edificio di Roma di marmo conservatosi.
 Della copertura originaria rimangono unicamente alcune lastre di marmo. Un blocco che probabilmente era la base della statua venerata riporta l'iscrizione in base alla quale si è riusciti a determinare a chi fosse dedicato il tempio, oltre che il nome dello scultore della statua, il greco Skopas minore, vissuto nel II secolo a.C. e autore di altre opere nella zona del Circo Flaminio. L'architetto potrebbe essere stato quell'Ermodoro di Salamina, autore anche del tempio di Giove Statore e di altre opere a Roma. Le fonti antiche parlano di un tempio di Hercules Victor fuori dalla Porta Trigemina e parlano della sua costruzione, risalente al 120 a.C.. Fu commissionata da un ricco mercante romano, Marco Ottavio Erennio, che la dedicò ad Ercole protettore degli oleari, corporazione a cui il mercante apparteneva. Ercole era inoltre il protettore dei commerci e della transumanza delle greggi: la sua locazione nel Foro Boario non è, di conseguenza, per nulla casuale.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/40/Temple_Hercule_(Rome)_-_Chapiteaux.JPG
Il tempio conferma il potere economico dei mercanti romani nel II secolo a.C., capaci ormai di erigere opere progettate da artisti greci con il prezioso marmo ellenico. Esso va messo in relazione con la coeva "Agorà degli Italiani" di Delos, dove aveva luogo il redditizio mercato degli schiavi, fatta costruire a spese dei Romani e degli Italici che commerciavano nell'Egeo. L'edificio quindi rappresentava la potenza del ceto equestre e si trovava vicino al Tempio di Ercole Invitto, del quale riprendeva le forme e la divinità, eretto invece dalla nobilitas romana.
Il tempio di Ercole Vittore fu successivamente restaurato sotto l'imperatore Tiberio e deve la sua conservazione, come molti altri monumenti romani, al fatto di essere stato trasformato in chiesa nel medioevo: venne infatti consacrato nel 1132 e dedicato a Santo Stefano delle Carrozze, per poi essere trasformato nel XVII secolo nella chiesa di Santa Maria del Sole, perché poco distante dalla chiesa, sui margini del Tevere, fu ritrovata un'immagine della Madonna da cui partiva un raggio di sole.
Questo tempio e il tempio di Vesta di Tivoli ispirarono inoltre le chiese a pianta circolare del Rinascimento. L'edificio venne ufficialmente riconosciuto come monumento antico nel 1935.

http://media-cdn.tripadvisor.com/media/photo-s/05/1a/a6/2a/tempio-di-vesta.jpgLa struttura del tempio imitava quella del perduto Tempio di Ercole Invitto, eretto da Scipione Emiliano nel 142 a.C. presso l'ara Massima e distrutto nel XV secolo (ne restano alcuni disegni e piante di Baldassarre Peruzzi e altri). Tutta la struttura tradisce una chiara derivazione da modelli greci (coi gradini al posto del podio e la struttura in marmo), sia nell'architettura che nelle decorazioni, ispirati a modelli del IV secolo a.C., come le tholoi dei grandi santuari greci, con il filtro però del tardo ellenismo. È una tipica opera di artisti neoattici che nel II secolo a.C. operavano a Roma . Il tempio è monoptero, di forma circolare, ed è costruito in marmo. La sua pianta ha un diametro di 14.8 m. Il marmo originario usato per l'opera è greco, pentelico.
Si erge su una fondazione ad anelli di blocchi di cappellaccio a loro volta su una piattaforma in blocchi di tufo di Grotta Oscura, che inglobano lo sbocco della Cloaca Maxima. La base presenta un crepidoma (base a gradini), priva quindi del podio di matrice italica.
http://storiadigitale.zanichellipro.it/media/images/221.jpgLa cella cilindrica, aperta verso est, è decorata con un alto zoccolo, fini ortostrati e la parte superiore a imitazione della muratura isodoma. Nel pavimento della cella si apre una favissa, un pozzo profondo a forma di tholos. La parte centrale è circondata da venti colonne scanalate alte 10.6 metri con basi attiche e capitelli corinzi; undici colonne e nove capitelli risalgono al restauro di epoca tiberiana e sono riconoscibili perché in marmo apuano di Luni. Alcuni capitelli hanno perso la parte superiore.
La trabeazione ora non è più esistente (tranne qualche resto della cornice), né rimane il soffitto della peristasi, che presentava i cassettoni. La cella era coperta da tetto conico ribassato che richiama il modello delle tholoi greche. Il tetto presente oggi sull'edificio è un rifacimento del '96.
In pianta l'edificio rispetta il canone di Vitruvio, mentre in alzato sono state prese alcune licenze non canoniche, riscontrabili anche nei particolari architettonici e che rivelano l'impiego di maestranze locali. Al suo interno presenta degli affreschi risalenti al 1475 con scene della Madonna ed i Santi. Nello stesso anno vennero eseguite delle riparazioni all'edificio e venne installata, sul pavimento, una targa commemorativa per volere di Sisto IV.

Il Pantheon, Roma

 Il Pantheon (tempio di tutti gli dei) è un edificio di Roma antica, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Gli abitanti di Roma lo chiamano amichevolmente la Rotonna, o Ritonna ("la Rotonda"), da cui anche il nome della piazza antistante. Fu fatto ricostruire dall'imperatore Adriano tra il 118 e il 128 d.C., dopo che gli incendi dell'80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/06/Rome_Pantheon_front.jpgL’edificio del Pantheon è inscrivibile in una sfera perfetta. L'altezza dell'edificio è uguale al suo diametro e misura 43,44 m per 43,44 m. Questa caratteristica risponde a criteri classici di architettura equilibrata e stabile. Nel Pantheon questi principi sono sintetizzati dall’armonia delle linee e dal calcolo perfetto delle geometrie delle masse.
All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda, o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni apportate agli edifici della Roma classica dai papi. Gode del rango di Basilica minore ed è l'unica basilica di Roma oltre a quelle patriarcali ad avere ancora il Capitolo. Nel 2013 è stato visitato da 6.579.888 persone.

Il primo Pantheon è stato fatto costruire da Agrippa
Il primo Pantheon fu fatto costruire nel 27-25 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, nel quadro della monumentalizzazione del Campo Marzio, affidandone la realizzazione a Lucio Cocceio Aucto. Esso sorgeva infatti fra i Saepta Iulia e la basilica di Nettuno, fatti erigere a spese dello stesso Agrippa. 
L'iscrizione originale di dedica dell'edificio, riportata sulla successiva ricostruzione di epoca adrianea, recita: M•AGRIPPA•L•F•COS•TERTIVM•FECIT, ossia Marcus Agrippa, Lucii filius, consul tertium fecit, "Costruito da Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta"; il terzo consolato di Agrippa risale appunto all'anno 27 a.C. Tuttavia Cassio Dione Cocceiano lo elenca con la basilica di Nettuno e il Gymnasium Laconiano tra le opere di Agrippa terminate nel 25 a.C.
http://static.guide.supereva.it/guide/latino/panteon_meridiana.jpgDai resti rinvenuti a circa 2,50 m sotto l'edificio alla fine del XIX secolo, si sa che questo primo tempio era di pianta rettangolare (m 43,76x19,82) con cella disposta trasversalmente, più larga che lunga, costruito in blocchi di travertino rivestiti da lastre di marmo. L'edificio era rivolto verso sud, in senso opposto alla ricostruzione adrianea, preceduto da un pronao sul lato lungo che misurava in larghezza 21,26 m. Davanti ad esso si trovava un'area scoperta circolare, una sorta di piazza che separava il tempio dalla basilica di Nettuno, recintata da un muretto in opera reticolata e con pavimento in lastre di travertino. Sopra queste lastre ne vennero poi posate altre di marmo, forse durante il restauro domizianeo.
L'edificio di Agrippa aveva comunque l'asse centrale che coincideva con quello dell'edificio più recente e la larghezza della cella era uguale al diametro interno della rotonda. L'intera profondità dell'edificio augusteo coincide inoltre con la profondità del pronao adrianeo. Dalle fonti sappiamo che i capitelli erano realizzati in bronzo e che la decorazione comprendeva delle cariatidi e statue frontonali. Il tempio si affacciava su una piazza limitata sul lato opposto dalla basilica di Nettuno.
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Cassio Dione Cocceiano afferma che il "Pantheon" aveva questo nome forse perché accoglieva le statue di molte divinità o più probabilmente perché la cupola della costruzione richiamava la volta celeste (e quindi le sette divinità planetarie), e che l'intenzione di Agrippa era stata quella di creare un luogo di culto dinastico, dedicato agli dei protettori della Gens Iulia (Marte e Venere), e dove fosse collocata una statua di Ottaviano Augusto, da cui l'edificio avrebbe derivato il nome. Essendosi l'imperatore opposto ad entrambe le cose, Agrippa fece porre all'interno una statua del Divo Giulio e, all'esterno, nel pronao, una di Ottaviano e una di sé stesso, a celebrazione della loro amicizia e del proprio zelo per il bene pubblico. L'edificio venne decorato dall'artista neoattico Diogenes di Atene. Distrutto dal fuoco nell'80, venne restaurato sotto Domiziano, ma subì una seconda distruzione sotto Traiano.

Ricostruzione del Pantheon ad opera di Adriano 
Sotto Adriano l'edificio venne interamente ricostruito. I bolli laterizi (marchi di fabbrica annuali sui mattoni) appartengono agli anni 115-127 e si può ipotizzare che il tempio fosse stato inaugurato dall'imperatore durante la sua permanenza nella capitale tra il 125 e il 128. Secondo alcuni il progetto, redatto subito dopo la distruzione dell'edificio precedente in epoca traianea, sarebbe attribuibile all'architetto Apollodoro di Damasco. Rispetto all'edificio precedente fu invertito l'orientamento, con l'affaccio verso nord. Il grande pronao e la struttura di collegamento con la cella occupavano l'intero spazio del precedente tempio, mentre la rotonda venne costruita quasi facendola coincidere con la piazza augustea circolare recintata che divideva il Pantheon dalla basilica di Nettuno. Il tempio era preceduto da una piazza porticata su tre lati e pavimentata con lastre di travertino. L'edificio è costituito da un pronao collegato ad un'ampia cella rotonda per mezzo di una struttura rettangolare intermedia.

Il pronao
https://c1.staticflickr.com/7/6156/6189355807_2b9b36071c_z.jpgIl pronao, ottastilo (con otto colonne di granito grigio in facciata), misura m 34,20x15,62 m ed era innalzato di m 1,32 sul livello della piazza per cui vi si accedeva per mezzo di cinque gradini. L'altezza totale dell'ordine è di 14,15 m e i fusti hanno 1,48 m di diametro alla base.
Sulla facciata il fregio riporta l'iscrizione di Agrippa in lettere di bronzo, mentre una seconda iscrizione relativa ad un restauro sotto Settimio Severo fu più tardi incisa sull'architrave. Il frontone doveva essere decorato con figure in bronzo, fissate sul fondo con perni: dalla posizione dei fori rimasti si è ipotizzata la presenza di una grande aquila ad ali spiegate. All'interno, due file di quattro colonne dividono lo spazio in tre navate: quella centrale più ampia conduce alla grande porta di accesso della cella, mentre le due laterali terminano su ampie nicchie che dovevano ospitare le statue di Augusto e di Agrippa qui trasferite dall'edificio augusteo. http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a3/Pantheon_section_sphere.svg/512px-Pantheon_section_sphere.svg.pngI fusti delle colonne erano in granito grigio (otto in facciata) o rosa (otto, distribuite nelle due file retrostanti), provenienti dalle cave egiziane di Assuan, ed anche i fusti dei porticati della piazza erano in granito grigio, sebbene di dimensioni inferiori. I capitelli corinzi, le basi e gli elementi della trabeazione erano in marmo bianco pentelico, proveniente dalla Grecia. L'ultima colonna del lato orientale del pronao, mancante già dal XV secolo fu rimpiazzata da un fusto in granito grigio sotto papa Alessandro VII e la colonna all'estremità orientale della facciata fu ugualmente sostituita sotto papa Urbano VIII con un fusto in granito rosso: l'originaria alternanza dei colori nelle colonne è stata perciò alterata nel corso del tempo. Le nuove colonne provenivano entrambe dalle Terme Neroniane.
Il timpano è divenuto liscio per l'avvenuta perdita della decorazione bronzea, di cui però si vedono ancora i fori per i supporti che la sostenevano.
http://www.didatticarte.it/public/pantheon-viste.jpgIl tetto a doppio spiovente è sorretto da capriate lignee, sostenute da muri in blocchi con archi poggianti sopra le file di colonne interne. La copertura bronzea della travatura lignea del pronao fu asportata nel 1625 sotto papa Urbano VIII per la edificazione del Baldacchino di San Pietro, opera di Gian Lorenzo Bernini, e per la realizzazione di 80 cannoni del Castel Sant'Angelo: per questo "riciclo" fu scritta la famosa pasquinata "quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini". Il pronao è pavimentato in lastre di marmi colorati che si dispongono secondo un disegno geometrico di cerchi e quadrati. Anche i lati del pronao sono rivestiti in marmo.

L'avancorpo
http://www.faustomancini.com/images/sezioni.gif La struttura intermedia che collega il pronao alla cella è un avancorpo in opera laterizia, costituita da due massicci pilastri che si appoggiano alla rotonda, collegati da una volta che proseguiva senza soluzione di continuità l'originaria volta sospesa in bronzo della parte centrale del pronao. Nei pilastri sono inserite scale di accesso alla parte superiore della rotonda. La parete è rivestita con lastre di marmo pentelico e decorata all'esterno e ai lati della porta della cella da un ordine di lesene che prosegue l'ordine del pronao. Tra le lesene sono inseriti pannelli decorativi con ghirlande e con strumenti sacrificali.
http://www.coscienza.org/images/Pantheon_A.jpgAll'esterno la struttura ha la stessa altezza del cilindro della rotonda e doveva come questa avere un rivestimento in stucco e intonaco, poi scomparso.
Sulla facciata un frontone in laterizio ripete quello del pronao ad un'altezza maggiore, e si rapporta alle divisioni delle cornici marcapiano presenti sulla rotonda, che proseguono senza soluzione di continuità sulle pareti esterne della struttura rettangolare al di sopra dell'ordine di lesene. Il frontone, nascosto dal pronao, doveva comunque essere visibile solo da grande distanza. La differenza di livello tra i due frontoni ha fatto ipotizzare che il pronao dell'edificio fosse stato in origine previsto di maggiori dimensioni, con fusti di colonna di 14,80 m invece che di 11,84 m, ma che le cave di granito egiziane, già sfruttate per i fusti del monumentale ingresso settentrionale del Foro di Traiano, non fossero in grado di fornire altri fusti monolitici di tali eccezionali dimensioni e che il progetto dovette dunque essere ridotto e modificato. La porta in bronzo, di proporzioni diverse da quelle dell'apertura, proviene forse da un altro antico edificio.

La Rotonda
L'esterno della rotonda nasconde la cupola per un terzo, costruendo un corpo cilindrico che altro non è che la continuazione in verticale del tamburo. Tra cupola e muro esterno è così racchiusa un'ampia intercapedine dove sono state ricavate un doppio sistema di camere finestrate, organizzate su un corridoio anulare, che ha anche la funzione di alleggerire il peso delle volte.
Il corpo esteriore della rotonda, esclusa la cupola, non era visibile in antico, in quanto nascosto dalla presenza di altri edifici contigui; per questo non presenta particolari decorazioni, a parte tre cornici con mensole a altezze diverse: in corrispondenza della trabeazione del primo ordine interno, lungo la linea d'imposta della cupola e sul coronamento. A ciascuna di queste tre fasce corrispondono anche diversi materiali usati nell'edificio, via via più leggeri.
http://www.akhenaton.it/wp-content/uploads/2011/02/cupola-del-Pantheon.jpgLo spazio interno della cella rotonda è costituito da un cilindro coperto da una semisfera. Il cilindro ha altezza uguale al raggio (21,72 m) e l'altezza totale dell'interno è uguale al diametro (43,44 m). Al livello inferiore si aprono sei ampie nicchie distile (ossia con due colonne sul fronte), a pianta alternativamente rettangolare (in realtà trapezoidale) e semicircolare, più la nicchia dell'ingresso e l'abside. Questo primo livello è inquadrato da un ordine architettonico con le colonne in corrispondenza dell'apertura delle nicchie e lesene nei tratti di parete intermedi, che sorreggono una trabeazione continua. Solo l'abside opposta all'ingresso è invece fiancheggiata da due colonne sporgenti dalla parete, con la trabeazione che gira all'interno come imposta del catino absidale a semicupola. Tra le lesene, negli spazi tra le nicchie, sono presenti otto piccole edicole su alto basamento, con frontoncini alternativamente triangolari e curvilinei. Le pareti sono rivestite da lastre di marmi colorati. L'ordine superiore, in opus sectile, aveva un ordine di lesene in porfido che inquadravano finestre e un rivestimento in lastre di marmi colorati. Le finestre si affacciano sul primo corridoio anulare interno di alleggerimento. La decorazione romana originale di questa fascia fu sostituita con una realizzata nel XVIII secolo (probabilmente negli anni 1747-1752), che solo in parte ripristinò l'aspetto antico. Nel settore sud-occidentale una parte dell'originario aspetto romano di questo livello fu restaurata successivamente, ma in modo non del tutto preciso.
http://www.antika.it/wp-content/uploads/2011/11/centro-pavimento-pantheon.jpgIl pavimento della rotonda è leggermente convesso verso i lati, con la parte più alta (spostata di circa 2 metri verso nord-ovest rispetto al centro) sopraelevata di circa 30 cm, mentre è concavo al centro per far sì che la pioggia che scende all'interno del tempio attraverso l'oculo posto sulla cima della cupola, defluisca verso i 22 fori di scolo posti al centro della rotonda. Esistono alcune leggende secondo cui dall'oculo non entra la pioggia, a causa di un sistema di correnti d'aria, ma sono evidentemente false. Il rivestimento è in lastre con un disegno di quadrati in cui sono iscritti alternativamente cerchi o quadrati più piccoli.

 La Cupola
 La cupola, del diametro di 43,44 m, è l'archetipo delle cupole costruite nei secoli successivi in Europa e nel Mediterraneo, sia nelle chiese cristiane, sia nelle moschee musulmane. Per ciò che concerne il diametro, la cupola del Pantheon fu, fino alla costruzione della cupola del Brunelleschi a Firenze, la più grande in assoluto; oggi, se si considera la copertura del CNIT di Parigi come una cupola (in realtà è una volta a crociera), è la terza. La cupola di San Pietro ha invece un diametro leggermente inferiore. Tra le cupole in calcestruzzo, quella del Pantheon ha le dimensioni del diametro ancora insuperate.
http://www.shan-newspaper.com/web/images/stories/images046/pantheon_01.jpgAll'interno è decorata da cinque ordini di ventotto cassettoni; ventotto era un numero che gli antichi consideravano perfetto, dal momento che si ottiene dalla somma 1+2+3+4+5+6+7 e che il sette è un numero che indica perfezione, essendo sette i pianeti visibili ad occhio nudo. I cassettoni sono di misura decrescente procedendo verso l'alto, e sono assenti nell'ampia fascia liscia vicina all'oculo centrale, di 8,92 m di diametro. L'oculo, che dà luce alla cupola, è circondato da una cornice di tegoloni fasciati in bronzo fissati alla cupola, che forse proseguiva internamente fino alla fila più alta di cassettoni. Una tradizione romana, vuole che nel Pantheon non penetri la pioggia per il cosiddetto "effetto camino": in realtà, è una leggenda legata al passato quando la miriade di candele che venivano accese nella chiesa, produceva una corrente d'aria calda che saliva verso l'alto e che incontrandosi con la pioggia la nebulizzava, annullando pertanto la percezione dell'entrata dell'acqua.
La realizzazione fu resa possibile grazie ad una serie di espedienti che contribuiscono all'alleggerimento della struttura, dall'utilizzo dei cassettoni, all'uso di materiali via via sempre più leggeri verso l'alto: nello strato più vicino al tamburo cilindrico abbiamo strati di calcestruzzo con scaglie di mattoni, salendo troviamo calcestruzzo con scaglie di tufo, mentre nella parte superiore, nei pressi dell'oculo troviamo calcestruzzo confezionato con inerti tradizionali, miscelati a lava vulcanica macinata.
All'esterno, la cupola è nascosta inferiormente da una sopraelevazione del muro della rotonda, ed è quindi articolata in sette anelli sovrapposti, l'inferiore dei quali conserva tuttora il rivestimento in lastre di marmo. La parte restante era coperta da tegole in bronzo dorato, asportate dall'imperatore bizantino Costante II, ad eccezione di quelle che circondavano l'oculo, tuttora in situ. Lo spessore della muratura si rastrema verso l'alto (da 5,90 m inferiormente a 1,50 m in corrispondenza della parte intorno all'oculo centrale).

La struttura
http://mw2.google.com/mw-panoramio/photos/medium/67004666.jpgLa cupola poggia sopra uno spesso anello di muratura in opera laterizia, sul quale si trovano aperture su tre livelli. Queste aperture, in parte utilizzate a fini estetici, come le esedre dell'interno, in parte spazi vuoti con funzioni prevalentemente strutturali, compongono una struttura di sostegno articolata, inglobata nell'anello continuo che appare alla vista. Sulla parete esterna della rotonda è ora visibile dopo la scomparsa dell'intonaco di rivestimento, la complessa articolazione degli archi di scarico in bipedali inseriti nella muratura da parte a parte, che scaricano il peso della cupola sui punti di maggior resistenza dell'anello, alleggerendo il peso in corrispondenza dei vuoti.
La particolare tecnica di composizione del cementizio romano permette alla cupola priva di rinforzi di restare in piedi da quasi venti secoli. Una cupola di queste dimensioni sarebbe infatti difficilmente edificabile con i moderni materiali, data la poca resistenza alla trazione del calcestruzzo moderno, senza armatura. Il fattore determinante sembra essere una particolare tecnica di costruzione: il cementizio veniva aggiunto in piccole quantità drenando subito l'acqua in eccesso. Questo, eliminando in tutto o in parte le bolle d'aria che normalmente si formano con l'asciugatura, conferisce al materiale una resistenza eccezionale. Inoltre venivano utilizzati materiali via via più leggeri per i caementa mescolati alla malta per formare il cementizio: dal travertino delle fondazioni alla pomice vulcanica della cupola
http://www.thatsamoreitalia.com/wp-content/uploads/2014/04/pantheon-fronte-notte-roma.jpg«Immaginate quale impressione poteva suscitare negli spettatori la visione dell’imperatore Augusto che, nel momento esatto di varcare la soglia del Pantheon, veniva illuminato dai raggi del sole come da un riflettore di scena!». 
È Eugenio La Rocca, storico sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma (da quando era sindaco Francesco Rutelli fino al sodalizio con Walter Veltroni), nonché professore ordinario de La Sapienza e curatore della mostra blockbuster «Augusto» alle Scuderie del Quirinale, a svelare i retroscena di uno spettacolo astronomico unico. Uno show ben congegnato, su progetto del primo imperatore di Roma, e che si manifestava in un solo giorno dell’anno. Ma non una data qualsiasi (perché nulla nelle imprese architettoniche e urbanistiche della Roma antica è lasciato al caso).  Bensì, il 21 aprile, a mezzogiorno. Coordinata emblematica che rimanda al Natale di Roma, la fondazione della città eterna per volere di Romolo. Fino ad oggi la cupola mozzafiato del Pantheon (monumento eretto sotto Augusto, poi ricostruito da Adriano nella prima metà del II sec. d.C.) ha stimolato fior di studi, ma anche innumerevoli leggende e curiosità legate al suo «oculo», quell’unica finestra circolare (del diametro di nove metri) che si apre al centro della cupola titanica. Ebbene questo «opaion» (per dirla con gli antichi) ha un significato archeo-astronomico ben preciso che è stato ricostruito e documentato da La Rocca, mettendo in relazione per la prima volta una serie di fonti con recenti scoperte archeologiche. Lo studio è stato presentato ieri nel corso di una conferenza presso la Biblioteca Vallicelliana dal titolo «Augusto nel Campo Marzio settentrionale».

LA PORTA DI BRONZO   http://zaro41.files.wordpress.com/2010/06/orientazione-3845-pantheon.jpg
«I raggi del sole, fluendo dall’oculo, colpiscono tuttora le pareti del tempio proprio come un riflettore di scena, scandendo il passare delle stagioni ed evidenziando in determinati giorni e in determinati orari le edicole e le esedre - racconta La Rocca - Ma la fascia luminosa si dirige e colpisce perfettamente la porta d’ingresso del Pantheon nel giorno del 21 aprile, la nascita di Roma: a mezzogiorno esatto, il faro di luce centrava, e centra ancora oggi, l’ingresso del tempio». Che fosse un fenomeno solare legato ad Augusto lo confermano le recenti scoperte, nell’area antistante il Pantheon, delle originarie scale del tempio di età augustea: «Questi reperti testimoniano che il Pantheon rifatto da Adriano, cioè quello che vediamo oggi, ha preservato l’orientamento verso Nord - riflette La Rocca - E sempre dell’edificio augusteo conserva anche la monumentale porta di bronzo. Pertanto ci sono tutte le motivazioni per supporre che il fenomeno dei raggi solari riguardasse anche il Pantheon di Augusto, eretto com’è noto da Agrippa amico e genero di Augusto, che dovremo immaginare di conformazione simile, anche se di struttura meno complessa, ma con la stessa tipologia della facciata». E perché questa mise-en-scène? «È il programma politico di Augusto - evidenzia La Rocca - restituire la sua figura come nuovo fondatore della città, nel segno della pace». Un autentico «teatro solare».

Rolling Bridge, Londra

https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiJxKLaWu9whjsLZHAQ5NTHuk5YAQmwOucb8kDxumxO0NEsIAI8vG3CkUXomOQXPeC7vfplh13VpkJeTsnk8A0DbqKZMRCFti9oYc8dRI8r5abNcdBrxpz-pi7229bp86RqvIvFaBiy-9c/s1600/CurlingBridgeClip.jpeg Paddington è una zona di Westminster, ad ovest della City londinese, situata fra Regent's Park e Kensington Gardens.
http://ilviaggioideale.files.wordpress.com/2012/12/beauty-rolling-bridge-is-special-572x322.jpg?w=300&h=168 In declino fino agli anni '80, ora sta conoscendo una forte e rapida rinascita,grazie ad importanti progetti immobiliari, come il Paddington Central e il Paddington Basine. Qui si trova l'avveniristico "Rolling Bridge" un piccolo ponte pedonale che ogni venerdì, alle 12 in punto (precisione inglese!) fa bella mostra dei sui movimenti. Disteso sembra un normalissimo ponte pedonale di acciaio per attraversare il canale, finchè non si richiude ricongiungendo le due estremità, diventando un ottagono posizionato su di una sponda. Questo ponte avveniristico - che nel 2005 ha vinto il premio britannico dei progetti più innovativi - appassiona i designers con i dettagli dei suoi meccanismi ed incuriosisce i passanti ricordando a volte un serpente, a volte un bruco che si arrotola su stesso. Così Londra, già celebre per i suoi ponti, fra tutti il Tower Bridge, simbolo stesso della città, può vantare, adesso anche una nuova curiosità: il "Rollig Bridge". Fra le tante cose da fare e da vedere non potrà certo mancare il ponte che si srotola e arrotola!

Mikou Design Studio, Lighthouse Tower, Rio De Janeiro

http://www.e-architect.co.uk/images/jpgs/brazil/rio_tower_night_m221209.jpgQuesta torre è per noi l'incarnazione poetica del suo ambiente naturale ed urbano. Essa riassume l'esperienza tropicale associata alla lussureggiante vegetazione sudamericana, il profondo cielo del Brasile e il paesaggio urbano sensoriale. E' una torre veramente brasiliana che simboleggia l'immaginazione, credenze, miti e memorie di brasiliani. Di certo è ricca di percezioni sensibili di luce, suoni, atmosfera e sensuali esperienze legate alla sua posizione geografica e urbana. La torre è radicata sull'isola di Cotunduba e si propone al mare tramite un molo grande.
http://www.e-architect.co.uk/images/jpgs/brazil/rio_tower_site_plan_m221209.jpgLa torre di luce è progettata come un arco all'ingresso della città, una figura che incornicia il paesaggio brasiliano di una finestra tagliata nel guscio organico
Infonde nuova vita ai fari convenzionali, è stato installato per contrassegnare le coste pericolose, pericolose secche e barriere coralline intorno al mare. Mikou Design Studio ha previsto la costruzione di una torre nella città brasiliana di Rio de Janeiro. Intitolata "Torre faro", la struttura mammut è radicata sull'isola di Cotunduba e rende un gateway ad arco per la capitale. Accede tramite un grande molo dal mare, il moderno Faro dispone di spazio sufficiente per un numero di punti di osservazione, un auditorium, una passerella, una piattaforma per il salto bungee e Torre d'arrampicata, insieme ad un giroscopio a goccia, una caffetteria, un negozio di souvenir, balconi urbani e uno spazio multi-uso. Illuminato con brillanti luci a led, la torre non solo sembra caratteristica di nottema fornisce inoltre un'idea della città "del samba".
http://aedesign.files.wordpress.com/2010/01/rio_tower_day_m221209.jpg