Dubai, ecco l'isola a forma di palma

Le Palm Islands sono tre isole artificiali, Palma Jumeirah, Palma Jebel Ali e Palma Deira, antistanti Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

Il Pantheon della Roma antica

All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda.

Casa Batllò, Barcellona

Considerata una delle opere più originali del celebre architetto catalano Antoni Gaudí , l'edificio è stato dichiarato, nel 2005, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Giza e le sue Piramidi

Giza deve la sua importanza al fatto di ospitare, su un pianoro roccioso che si trova alla periferia della città, una delle più importanti necropoli dell'antico Egitto.

I trulli pugliesi

I Trulli di Alberobello sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.

Villa Adriana, Tivoli

Costruita a partire dal 117 d.C. dall’imperatore Adriano, è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell’antichità romana.

Mediateque di Toyo Ito, Sendai

Toyo Ito: quando la comunicazione è come la luce.

mercoledì 12 giugno 2013

Tempio di Nettuno e Tempio di Hera, Paestum

Tempio di Nettuno e Tempio di Hera, Paestum 

File:Veduta di Paestum 2010.jpgPaestum Antica città della Campania situata presso il litorale tirrenico, a sud di Salerno: fu uno dei centri principali della Magna Grecia. Le tracce più antiche di insediamento umano nel sito risalgono al Paleolitico; più consistenti sono le testimonianze relative all'età del Bronzo (vedi cultura di Gaudo). Intorno al 600 a.C., coloni greci provenienti da Sibari vi fondarono una città, cui diedero il nome di Posidonia, ed edificarono il grande santuario di Era poco a nord, presso la foce del fiume Sele. Alla fine del V secolo a.C. Paestum fu conquistata dai lucani, sotto i quali visse un periodo di prosperità e raggiunse la massima espansione territoriale; nel 273 a.C. i romani vi stabilirono una propria colonia, cambiando il nome della città con quello attuale. In età imperiale Paestum iniziò una lunga e progressiva decadenza, fino al definitivo abbandono, nell'VIII secolo, a causa dell'impaludamento della zona.
La città, di cui è nota l'intera estensione, è stata solo parzialmente riportata alla luce attraverso gli scavi archeologici. Delimitata da imponenti mura (V-III secolo a.C.), esibisce lungo la direttrice del cardo romano gli edifici principali: a nord si trova il tempio di Atena (un tempo creduto tempio di Cerere) del 500 ca. a.C. Al centro si estende l'area pubblica, di due epoche distinte: sull'agorà della città greca si affacciavano 'Ecclesiasterion(costruzione per le riunioni dell'assemblea) del V secolo a.C. e un importante edificio a forma di sacello (forse luogo di culto o tomba dei fondatori della città). La città romana, invece, aveva qui il suo foro, con il comizio (per le riunioni dell'assemblea), il tempio della Triade Capitolina (Capitolium), la basilica; alle spalle del foro si ergevano l'anfiteatro (I secolo a.C.) e un ginnasio ellenistico con una grande piscina. A sud era situato il grande santuario urbano di Era, con due magnifici templi dedicati alla dea, la cosiddetta "Basilica", del 540 ca. a.C., e quello chiamato "di Nettuno", del 460 a.C. I due templi, insieme a quello di Atena, costituiscono un complesso eccezionale, anche per l’ottimo stato di conservazione degli edifici, che sono fra i più alti esempi dell'ordine dorico in Occidente. A ovest sono stati scavati vari isolati dell'impianto ortogonale, con abitazioni di età ellenistico-romana. L’intera area archeologica della città è stata inclusa dall’UNESCO nell’elenco dei siti di interesse mondiale, da salvaguardare come patrimonio dell’umanità. Nei pressi della città, alla foce del Sele, si possono ammirare i resti del santuario di Era (Heraion), uno dei più importanti santuari greci su suolo italico. L’area sacra comprendeva, oltre a vari edifici secondari, un tempio maggiore e un edificio più piccolo, il cosiddetto Tesoro, decorato da uno straordinario fregio con metope scolpite oggi conservate al Museo).

Tempio di Era o di Nettuno 
Tra i numerosi edifici superstiti della città greca si è scelto di presentarne uno tra i meglio conservati: il così detto tempio di Nettuno, edificio ammirevole per le sue qualità architettoniche e per il suo eccezionale stato di conservazione, che ne fa uno tra i monumenti più rappresentativi della Magna Grecia. L’edificio, di ordine dorico, databile con buona approssimazione intorno alla metà del V secolo a. C., è un grande tempio periptero esastilo, cioè con la cella circondata da un giro di colonne e con un numero di sei colonne sulle fronti principali. Misura circa metri 25x60 e sorge su un alto crepidoma costituito da tre gradoni, che lo innalza sul piano di campagna e ne aumenta l’imponenza. Il colonnato, come già visto, presenta 6 colonne sui lati brevi e 14 su quelli lunghi; la cella (naos) del tempio è costituita da un vano diviso in tre navate da due file di 7 colonne su due ordini (ampio lo spazio centrale, più angusti quelli laterali); due scale collocate ai lati dell’ingresso, di cui rimangono poche tracce, consentivano l’accesso alle parti alte del tempio, probabilmente in funzione delle operazioni di manutenzione.
L’ingresso del naos è preceduto da un pronao in antis; una struttura analoga (opistodomo) è collocata, simmetricamente, sul lato opposto del naos (ovest), accessibile solo dall’ambulacro interno al colonnato.
I muri perimetrali della cella sono andati quasi del tutto perduti, mentre sussistono in buone condizioni i colonnati interni.
Eccezionalmente integra è, invece, la peristasi esterna del tempio; le 36 colonne doriche, alte circa 9 metri, presentano un fusto molto massiccio e una rastremazione molto accentuata: le colonne hanno infatti un diametro di circa 2 metri alla base e un metro e mezzo in alto. L’entasis è meno accentuata rispetto ad altri edifici dorici del periodo.
L’elevato numero delle scanalature che caratterizza i fusti (in numero maggiore rispetto ad altri templi) è un espediente che conferisce maggiore slancio ascensionale alle colonne e attenua, parzialmente, la sensazione di pesantezza che ci si aspetterebbe da strutture di queste dimensioni.
Sulle colonne, concluse in alto dai canonici echino e abaco che caratterizzano l’ordine dorico, poggia un’alta trabeazione, formata da un architrave liscio e dal fregio con triglifi e metope non scolpite; un cornicione di coronamento fortemente aggettante e i due timpani triangolari sui lati brevi concludono l’edificio.
File:Pianta hera paestum.jpg
Restano poche tracce degli elementi di copertura e della policromia originaria dell’edificio, che doveva presentarsi ai contemporanei interamente rivestito da uno strato pittorico a colori vivaci.
Una fitta serie di ulteriori accorgimenti ottici ed elaborati calcoli matematici per le proporzioni fanno di questo tempio pestano un capolavoro dell’architettura e una delle massime espressioni della cultura e della civiltà greche.
Davanti alla facciata principale (est) sorgono i resti di due grandi altari per i sacrifici, uno coevo al tempio, l’altro databile a età tardo-repubblicana (I sec. a. C.).

Tempio di Atena o tempio di Cerere 

Tempio di Cerere o AtenaCostruito circa cinquant'anni prima del Tempio di Nettuno e 50 anni dopo quello di Hera ha delle particolarità che lo distingue dagli altri due templi e lo rendono uno dei più interessanti dell'architettura greca. Il frontone alto rende questo Tempio unico; il fregio dorico composto di larghi blocchi di calcare è anch'esso di tipo unico. La pianta interna, più semplice di quella degli altri due templi era composta dal pronaos e dalla cella nella quale non ci sono tracce della camera del tesoro (adyton).
Il pronaos aveva otto colonne con capitelli ionici, quattro sul fronte e due su ciascun lato. Delle colonne ioniche del pronaos si vedono solamente le basi e due capitelli ( i più antichi in stile ionico rinvenuti in Italia) sono custoditi nel vicino Museo Archeologico.
Il ritovamento di numerose statuette in terracotta (ex voto) raffiguranti Atena nelle stipi votive prova che il Tempio non era dedicato a Cerere ma alla dea della saggezza e delle arti Atena. Infatti il tempio sorge sulla parte più alta della città, luogo dove sono sempre stati eretti i templi in onore di Atena nelle città greche.

L'Acropoli di Selinunte, Sicilia

L'Acropoli è un altopiano calcareo che a Sud è a strapiombo sul mare, mentre a Nord si restringe fino a m 140. L'insediamento, di forma grossomodo trapezoidale, fu ampliato verso N alla fine del VI secolo a.C. con un formidabile muraglione a gradini (h. m 11 ca.), e circondato da mura - più volte restaurate e modificate - formate da cortine in blocchi squadrati con un riempimento di pietrame (emplècton), e scandite da 5 torri e 4 porte. A Nord, l'acropoli presenta delle fortificazioni (vedi sotto) con contromuro e torri, databili all'inizio del IV sec. a.C.
Presso l'ingresso all'acropoli vi è la cd. Torre di Polluce che fu costruita nel XVI secolo contro i corsari, sui resti di una torre o faro antico.
L' impianto urbano è suddiviso in quartieri da due strade principali (la. m 9) che si incrociano ad angolo retto (quella N-S lu. m 425; quella E-W lu. m 338), intersecate a loro volta - ogni m 32 - da altre vie minori (la. m 5). Questa sistemazione urbanistica - che riproduce quella più antica - risale però al IV sec. a.C. cioè alla Selinunte punica.
Ai primi anni della colonia, invece, sono da attribuire diverse are e piccoli santuari innalzati sull'acropoli, sostituiti circa cinquant'anni più tardi da templi più grandi e duraturi; il primo di essi sembra sia stato il cd. mègaron nei pressi dei Templi B e C.
Ancora incerta resta la localizzazione dell' agorà (che invece altri studiosi ipotizzano che si trovasse a N nell'area del centro abitato).
Davanti al Tempio O si è rinvenuta un' area sacrificale punica - posteriore alla conquista del 409 a.C. - caratterizzata da ambienti costruiti con muretti a secco, all'interno dei quali erano depositati vasi contenenti ceneri, ed anfore a siluro di tipo cartaginese.
Sulla collina dell'acropoli sono stati rinvenuti i resti di numerosi templi di ordine dorico.

Il Tempio O ed il Tempio A  
Di cui restano pochi avanzi: il basamento, qualche rocchio e l'ara - furono costruiti tra il 490 ed il 460 a.C., hanno una struttura pressoché identica tra loro, simile a quella del Tempio E sulla collina orientale. Presentano un peristilio (lu. m 40,20; la. m 16,20) di 6 x 14 colonne (h. m 6,23). L'interno è caratterizzato da un pronao in antis, da una cella con adyton, e da un opistodomo in antis separato dalla cella; la cella era di un gradino più alta del pronao, e l'adyton era di un gradino più alto della cella. Nel muro tra pronao e cella del Tempio A vi erano due scale a chiocciola che portavano alla galleria (o piano) superiore. Il pronao del Tempio A ha un pavimento a mosaico dove sono rappresentati la figura simbolica della dea fenicia Tanit, un caduceo, il sole, una corona ed una testa bovina: esso testimonia il riutilizzo dell'ambiente in epoca punica come luogo religioso o come abitazione. Il Tempio O era dedicato a Poseidon, piuttosto che non ad Atena (Moscati); il Tempio A ai Dioscuri, piuttosto che non ad Apollo (Moscati).
A m 34 ad E del Tempio A vi sono i resti dell' ingresso monumentale all'area: si tratta di un propileo con pianta a forma di T, consistente in un corpo avanzato rettangolare (di m 13 x 5,60) con peristilio di 5 x 12 colonne, ed in un altro corpo pure rettangolare (di m 6,78 x 7,25).
Superata la strada E-W si entra nella seconda area sacra, posta a N della precedente. Prima di giungere al Tempio C, a S di esso, vi è un Sacello (Mègaron) (lu. m 17,65; la. m 5,50), che risale al 580-570 a.C., avente la struttura arcaica del mègaron, forse destinato a conservare le offerte dei fedeli. Privo di pronao, ha l'entrata ad E che dà direttamente nella cella (al centro della quale vi sono due basi per le colonne lignee che sostenevano il tetto), racchiusa in fondo da un adyton quadrato, al quale venne aggiunto in epoca successiva un terzo ambiente. Il sacello era forse dedicato a Demetra Tesmofòros (Coarelli-Torelli).

Tempio B
Di epoca ellenistica, piccolo (lu. m 8,40; la. m 4,60) ed in cattive condizioni. Consisteva in una edicola prostila di 4 colonne cui si accedeva per una scala di 9 gradini, con pronao e cella. Nel 1824 mostrava ancora chiare tracce degli intonaci policromi. Costruito probabilmente intorno al 250 a.C., poco tempo prima che Selinunte venisse definitivamente evacuata, rappresenta il solo edificio religioso che attesta la modesta rinascita della città dopo la sua distruzione. Oscura resta la sua destinazione: in passato si era creduto trattarsi dell' heroon (tempio sede di un culto eroico) di Empedocle, bonificatore delle paludi selinuntine[8], ipotesi non più sostenibile per la cronologia dell'edificio; oggi si pensa più ad un culto punico fortemente ellenizzato, come quelli di Demetra o di Asclepio-Eshmun.

Pianta del Tempio C 
File:Selinunte-TempleC-Plan-bjs.pngIl Tempio C è il più antico in quest'area, e risale al 550 a.C. Nel 1925-27 sono state ricomposte e rialzate sul lato N numerose colonne (per la precisione 14 colonne su 17) con parte della trabeazione. Presenta un peristilio (lu. m 63,70; la. m 24) di 6 x 17 colonne (h. m 8,62). È caratterizzato ad E dall'ingresso preceduto da una scalinata di 8 gradini, un vestibolo con una seconda fila di colonne, quindi il pronao, la cella e l'adyton collegati in un insieme stretto e lungo (carattere arcaico); ha sostanzialmente la stessa planimetria del Tempio F sulla collina orientale. Mostra in diversi elementi una certa inesperienza e lo sforzo di giungere alla perfezione tecnica del tempio dorico: p.es. le colonne sono tozze e massicce, alcune di esse sono ancora monolitiche, manca l' èntasis (rigonfiamento della colonna), vi sono variazioni nel numero delle scanalature, oscillazioni nelle misure degli intercolumni, le colonne angolari hanno un diametro maggiore delle altre, ecc. Nel tempio sono stati rinvenuti: dalla decorazione della cornice alcuni frammenti di terrecotte policrome (rosso, bruno, porpora); dalla decorazione del frontone un gigantesco gorgoneion fittile (h. m 2,50); dalla facciata tre metope che rappresentano: Perseo, alla presenza di Atena, in atto di decapitare Gorgone che stringe a sé Pegaso; Eracle, catturati i Cèrcopi (folletti-ladri), li porta via sospesi ad una pertica a testa in giù; la quadriga di Apollo vista frontalmente (il dio era affiancato dalle figure di Helios e Selene: lacunose), che sono tutte al Museo Archeologico di Palermo. Il Tempio C - che probabilmente aveva anche una funzione di archivio: infatti vi furono ritrovati centinaia di sigilli - era dedicato ad Apollo (rinvenimento dell'iscrizione IG XIV, 269), piuttosto che non ad Eracle (Guido).
Ad E del Tempio C vi è il suo grande altare rettangolare (lu. m 20,40; la. m 8) di cui restano le fondazioni e qualche gradino, e poi l'area dell' Agorà ellenistica; poco oltre i resti delle case, la terrazza è limitata da un portico dorico (lu. m 57; la. m 2,80) che si affaccia su di un imponente tratto del muro di sostegno dell'acropoli.

Tempio D
Si data al 540 a.C., e si affaccia col suo fronte W direttamente sulla strada N-S. Presenta un peristilio (lu. m 56; la. m 24) di 6 x 13 colonne (h. m 7,51). È caratterizzato da un pronao in antis, una cella allungata conclusa con l'adyton. È più progredito del Tempio C (le colonne sono lievemente inclinate, più slanciate e con èntasis; il vestibolo è sostituito da un pronao distilo in antis), ma mostra ancora incertezza nelle misure fra gli intercolumni e nei diametri delle colonne, come pure nel numero delle scanalature. Come già il Tempio C, mostra nel pavimento del peristilio e della cella molte cavità circolari o quadrate di cui si ignora la funzione. Il Tempio D era dedicato ad Atena (come attesterebbe l'iscrizione dedicatoria IG XIV, 269), piuttosto che non ad Afrodite (TCI). Il grande altare esterno, non in asse col tempio ma posto obliquamente presso il suo angolo SW, fa supporre che l'attuale Tempio D occupi il luogo di uno precedente.

Tempio Y 
Detto anche "Tempio delle piccole metope", è preceduto da un altare quadrato. Le metope rinvenutevi (h. cm. 84), databili al 570 a.C., rappresentano: una sfinge di profilo accosciata, la triade delfica (Latona, Artemide, Apollo) in un rigido schema frontale, il ratto di Europa al di sopra del mare; altre due metope databili a ca. il 560 a.C., reimpiegate nelle fortificazioni ermocratee, mostrano la quadriga di Demetra e Kore , ed una cerimonia eleusina con Demetra, Kore ed Ecate con la spiga di grano , sono tutte conservate al Museo Archeologico di Palermo.
Intorno ai Templi C e D vi sono le rovine di un villaggio bizantino di V sec. d.C., costruito con materiale di recupero. Il fatto che alcune case risultavano sepolte dal crollo delle colonne del Tempio C, ha dimostrato che il terremoto che ha portato al crollo dei templi selinuntini deve essere avvenuto in epoca altomedievale.
Verso N l'acropoli presenta due quartieri della città (uno ad W ed l'altro ad E della grande strada N-S), ricostruiti da Ermocrate dopo il 409 a.C.: le case sono modeste, edificate con materiali di recupero; alcune di esse mostrano delle croci incise, segno che furono adoperate come edifici cristiani o da parte di cristiani.

Sulla collina orientale vi sono tre templi che, benché disposti lungo lo stesso asse N-S, tuttavia non sembra avessero un unico recinto sacro (tèmenos), come dimostrerebbe il muro di separazione esistente fra il Tempio E ed il Tempio F. Questo complesso sacro ha fortissime analogie con le pendici occidentali dell'acropoli Caria di Megara Nisea, madrepatria di Selinunte, elemento prezioso, forse indispensabile, per un discorso corretto sull'attribuzione dei culti praticati nei vari templi.

Tempio E 
File:Selinunte Panoramic View 1.jpgIl Tempio E, il più recente dei tre, risale al 460-450 sec. a.C. ed ha una pianta molto simile a quella dei Templi A ed O dell'Acropoli. Il suo attuale aspetto lo si deve all'anastilosi (ricomposizione e riinnalzamento delle sue colonne) effettuata - tra polemiche - tra il 1956 ed il 1959. Presenta un peristilio (lu. m 67,82; la. m 25,33) di 6 x 15 colonne (h. m 10,19) con numerose tracce superstiti dell'originario stucco che le ricopriva. È un tempio caratterizzato da diverse scalinate che determinano un sistema di rialzamenti successivi: una prima di 10 gradini conduceva all'ingresso sul lato E; dopo il pronao in antis un'altra di 6 gradini conduceva nella cella; e per finire un'ultima di 6 gradini dava accesso - in fondo alla cella - all'adyton; dietro l'adyton, separato da esso, vi era l'opistodomo in antis. Un fregio dorico alla sommità delle pareti della cella era costituito da metope figurate, i cui personaggi avevano il corpo in arenaria locale mentre la testa e le parti nude dei corpi femminili erano in marmo pario; si sono conservate quattro metope intere raffiguranti (in stile severo): Eracle che uccide l'amazzone Antiope; le nozze di Zeus con Hera; Atteone che viene dilaniato dai cani di Artemide; Atena che uccide il gigante Encèlado; inoltre una quinta lacunosa: Apollo e Dafne ; tutte conservate al Museo Archeologico di Palermo. Recenti sondaggi effettuati intorno e al di sotto del Tempio E hanno rivelato che esso è stato preceduto da altri due edifici sacri, di cui uno fu distrutto da un incendio nel 510 a.C. Il Tempio E era dedicato ad Hera, come attesterebbe l'iscrizione di una stele votiva (IG XIV, 271); invece alcuni studiosi (Coarelli-Torelli), in base a confronti, deducono che debba trattarsi piuttosto di un tempio di Afrodite.

Tempio F 
File:Selinunte-TempleF-Plan-bjs.pngIl più antico ma anche il più piccolo dei tre, fu costruito fra il 550 ed il 540 a.C. su modello del Tempio C. È fra i templi quello che maggiormente ha subìto spoliazioni. Presenta un peristilio (lu. m 61,83; la. m 24,43) di 6 x 14 colonne (h. m 9,11) caratterizzato da chiusure in muratura (h. m 4,70) tra gli intercolumni, con finte porte dipinte composte da lesene ed architravi, mentre l'ingresso vero e proprio era ad E. Non si conosce il motivo di questo apprestamento, veramente insolito per un tempio greco: si è pensato che fosse suggerito dalla necessità di proteggere i doni votivi; oppure di impedire ai profani la visione di riti particolari (misteri dionisiaci?) che venivano svolti al suo interno. L'interno è caratterizzato da un vestibolo delimitato da un secondo ordine di colonne, dal pronao, cella ed adyton collegati in un insieme stretto e lungo (carattere arcaico). Dalla facciata E abbiamo due metope tardo arcaiche (datate al 500 a.C.) rinvenute durante gli scavi nel 1823, che rappresentano Atena e Dioniso in atto di colpire a morte due Giganti, oggi conservate nel Museo Archeologico Regionale di Palermo. Il Tempio F era dedicato forse ad Atena (Maiuri, Moscati), forse a Diòniso (Coarelli-Torelli).

File:Selinunte-TempleG-Plan-bjs.pngTempio G 
File:Selinunte-pjt1.jpgIl Tempio G è il più grande di Selinunte (lu. m 113,34; la. m 54,05; h. m 30 ca.) ed uno dei maggiori del mondo greco[9]. La sua costruzione, pur protraendosi dal 530 al 409 a.C. (si notano variazioni di stile durante il lungo periodo costruttivo: dall'arcaico sul lato E al classico sul lato W), rimase tuttavia incompiuta, come risulta dall'assenza di scanalature in alcune colonne, e dall'esistenza di rocchi di colonne delle stesse dimensioni a km 10 di distanza, in fase di estrazione,  nelle Cave di Cusa (vedi sotto). Tra il cumulo terrificante delle sue rovine, si riconosce un peristilio di 8 x 17 colonne (h. m 16,27; diam. m 3,41) di cui sta in piedi una sola - ricomposta nel 1832 - (chiamata "lu fusu di la vecchia"). L'interno comprendeva: un pronao prostilo a 4 colonne con due profonde ante terminanti a pilastro, e tre porte di accesso alla ampia cella; una cella molto larga divisa in tre navate, di cui quella mediana probabilmente "ipetrale" (cioè a cielo aperto) caratterizzata da due file di 10 colonne più sottili che sostenevano una seconda fila di colonne ("galleria"), e da due scale laterali che portavano ai sottotetti; in fondo alla navata centrale, vi è l'adyton separato dalle pareti della cella (soluzione tipica ed originale), all'interno del quale fu ritrovato il torso di un gigante ferito o morente e l'importantissima iscrizione chiamata "Grande Tavola Selinuntina" (vedi più sotto); ed infine un opistodomo in antis non comunicante con la cella. Fra le rovine, di particolare interesse risultano: alcune colonne rifinite che mostrano tracce dello stucco colorato; i blocchi delle trabeazioni che presentano scanalature laterali a ferro di cavallo entro le quali venivano passate le funi per il loro sollevamento. Il Tempio G - che probabilmente aveva anche la funzione di tesoro della città - dall'iscrizione rinvenutavi sembra che fosse dedicato ad Apollo; oggi, in base a studi recenti, si propende ad attribuirlo a Zeus.
Ai piedi della collina, alla foce del fiume Cottone vi è il porto E; esteso per m 600 circa verso l'interno e guarnito probabilmente da un molo o da una diga che si protendeva dall'acropoli, subì nel IV-III sec. a.C. delle trasformazioni: infatti fu allargato e fiancheggiato da banchine (orientate N-S) e da depositi. Dei due porti di Selinunte - attualmente insabbiati - il porto W, posto alla foce del fiume Selino-Modione, era quello principale.
I quartieri extra moenia, collegati alle attività emporiche, commerciali e portuali, erano sistemati invece su grossi terrazzamenti lungo le pendici della collina.
A N dell'attuale villaggio Marinella, infine, si trova una necropoli in località Buffa.

Tempio di Era, I^ e II^, Samo, Isole Sporadi

L'Heraion di Samo è un grande tempio ionico dedicato ad Era e situato nella parte meridionale dell'isola di Samo (Grecia). Molte delle diverse fasi costruttive dell'Heraion sono state identificate anche grazie alla datazione dei materiali di copertura ritrovati nei pressi dell'edificio. La costruzione che risale al periodo tardo arcaico (VII-VI secolo a.C.) è stata determinante per la definizione dello stile ionico, ma esistono tracce di un edificio più antico, risalente all' VIII secolo (periodo geometrico) o precedente. Le rovine dell' Heraion di Samo sono entrate nella lista del patrimonio mondiale dell' Unesco nel 1992.
I cinquant'anni tra VII e VI secolo a.C. furono, per la civiltà greca che abitava le coste ioniche dell'Asia Minore, anni di floridi commerci e di crescita culturale, di cui è rimasta traccia nell'ammirazione espressa da Erodoto per la popolazione di Samo alla quale si devono grandi realizzazioni urbanistiche e architettoniche, tra le quali lo storico greco annovera l'Heraion. Ricchezza materiale e scambi culturali sarebbero all'origine del formarsi di uno stile proprio di questa zona geografica: la tendenza al gigantismo dei templi ionici viene considerata come una conseguenza della vicinanza delle grandi costruzioni dei sovrani persiani, mentre la ricerca dei valori ornamentali è probabilmente un retaggio minoico che lascia più spazio a libertà compositive rispetto alla contemporanea rigorosità dei templi dorici.
Il primo edificio,  o quello che è stato identificato come risalente all' VIII secolo era chiamato hekatompedon, «tempio di 100 piedi», corrispondenti ai 32 m di lunghezza dell'edificio, mentre la larghezza era di 20 piedi, circa 6,50 m. La cella era divisa in due navate da un'unica fila centrale di colonne che reggevano la copertura; sul fondo, leggermente decentrata, si trovava una base di pietra che reggeva la statua di culto in legno. Nella seconda metà dell'VIII secolo a.C. i costruttori di Samo aggiunsero una serie di colonne in legno su basi di pietra intorno alla lunga stanza.

Questo primo edificio venne ricostruito una prima volta nel 670 a.C., probabilmente a seguito di una alluvione, e in questa occasione la cella, circondata da un portico di 6x18 colonne, venne liberata dal colonnato mediano per accrescere l'impatto visivo con la statua della dea sul fondo; una serie di pilastri, probabilmente lignei, sosteneva il tetto, e altri erano disposti intorno alla cella a distanza uniforme.


Verso il 640 a.C. fu aggiunto un portico di oltre 60 m di lunghezza, diviso in tre navate da due serie parallele di pilastri di legno. Fra il 570 e il 560 a.C., il tempio venne spostato a occidente e ricostruito su di un'area dodici volte più estesa di quella del precedente edificio. Gli artisti chiamati ad occuparsi di questa nuova costruzione furono Rhoikos e Teodoro di Samo i quali progettarono un edificio di proporzioni enormi: 104 colonne nel peristilio su due file (fu il primo tempio dittero oggi noto), 8 colonne in fronte, 10 colonne su due file all’ interno del pronao, 22 colonne, sempre su due file, all’interno della cella. La grande profondità del pronao rimarrà una regola degli edifici della Ionia, ma altri sono gli elementi in questo edificio che segneranno lo stile ionico nel suo formarsi: le colonne si ergevano non più direttamente dallo stilobate bensì da una base modanata a sezioni orizzontali, inoltre le ante erano decorate con sfingi a rilievo e cornici vegetali stilizzate. Di fronte al tempio si trovava l'altare ricostruito intorno al 550 a.C. Trascorsero circa dieci anni e il tempio di Rhoikos e Teodoro dovette essere ricostruito; un nuovo edificio sorse nello stesso luogo, ancora più vasto del precedente, iniziato da Policrate, tiranno di Samo tra il 538 e il 522 a.C. Il “tempio di Policrate”, al quale appartiene l'unica colonna visibile nel sito, misurava 108 x 55 m, prevedeva un alto stilobate, cui si accedeva mediante una gradinata, e tre file di colonne sui lati corti a seguire l'esempio del Tempio di Artemide a Efeso; ma i lavori per questo Heraion non vennero mai portati a termine e dal 391 anno dei Decreti teodosiani il sito dovette subire, come tanti altri, la spoliazione e il reimpiego dei materiali.
Parlando delle colonne si riscontra come il rapporto tra il diametro di base e l'altezza sia di 1:12, con colonne che raggiungono i 18 m di altezza; inoltre le scanalature sono come quelle doriche (ad angolo vivo) solo che in questo caso sono raddoppiate. Le basi delle colonne interne presentano un semplice tamburo cilindrico, mentre quelle della peristasi presentano elementi concavi e convessi.