Nel dicembre 1987 apre le porte a Parigi l'Istituto del Mondo Arabo progettato da Jean Nouvel, Pierre Soria, Gilbert Lezénés e Architecture Studio, vincitori del concorso bandito dal comune di Parigi nel 1981 a cui parteciparono sette gruppi di architetti francesi. Questo progetto innalzò Nouvel dal ruolo di polemista militante dellarchitettura francese a uno status internazionale che da allora non lo ha più abbandonato. Finanziato in parte dal governo francese e in parte da diversi paesi arabi, l' edificio fu concepito come centro e prestigiosa vetrina della cultura araba a Parigi. L' IMA non è solo un istituto di cultura araba: è un luogo dove si incontrano i parigini, è un museo ed una biblioteca, è un incredibile belvedere ma è anche un cafè dove conversare e rilassarsi, è un luogo di studio e di confronto tra le due culture più rappresentate a Parigi: quella occidentale e quella araba. Jean Nouvel dimostra in questo progetto una notevole comprensione della architettura e della cultura araba. È infatti possibile tracciare parallelismi tra alcuni elementi dell'Istituto e un certo numero di edifici arabi tradizionali. Ad esempio i motivi mozarabici quadrati e poligonali dei muri meridionali sono ispirati ai disegni dell' Alhambra di Granada. Nonostante questi riferimenti al mondo arabo lIstituto si vuole affermare come un edificio europeo. idea di centro culturale, che ospita spazi destinati a mostre, eventi, spettacoli, conferenze e dibattiti e insieme una biblioteca, un cinema e un centro di documentazione, è tipicamente francese, vale ricordare il famoso Centro Georges Pompidou.
La facciata settentrionale, che simboleggia il rapporto con la città antica, è rivolta verso la Parigi storica con cui si amalgama perfettamente. La facciata meridionale riprende i temi storici della geometria araba con l'ideazione di 240 moucharabieh che la compongono e che si aprono e si chiudono ogni ora.
L'edificio sorge su un lotto triangolare che segue la curva della riva meridionale della Senna, a monte dell'Île de la Cité. La facciata nord si affaccia su una strada che corre lungo il fiume. Quella est guarda, al di là di un'area pavimentata a cielo aperto, al Campus di Jussieu: un insieme monotono di lastre in cemento armato dei primi anni sessanta. L'asse dellingresso dà sulla cattedrale di Notre-Dame, con il muro di sinistra posto perpendicolarmente rispetto al piano daccesso, così da incorniciare la vista. In tal modo lIstituto occupa una posizione cardine tra la Parigi moderna, rappresentata dalla architettura gaullista simboleggiata da Jussieu e la Parigi tradizionale, con i suoi edifici storici. Un altro aspetto molto importante delledificio è la sua relazione con la luce. È un luogo che si sviluppa attorno all'organizzazione e ai mutamenti della luce nello spazio. Letteralmente questo avviene attraverso dei diaframmi, simili a quelli della macchina fotografica, attivati da fotocellule della parete sud e del pozzo di illuminazione al suo centro rivestito di alabastro. In questo modo lo spazio interno è reso suggestivo da una luce non diffusa né concentrata in poche aperture, ma che entra negli ambienti attraverso piccoli e numerosi fasci luminosi che conferiscono un carattere quasi sacrale allo spazio.
L'intera facciata Sud è disegnata come un moucharabieh, un disegno forte e legato alla tradizione, ma, come è moderno l'edificio è moderno anche il modello interpretativo e la tecnologia usata. Dobbiamo considerare che ci troviamo a Parigi e che la scelta di utilizzare un tale sistema poteva rivelarsi una grandissima contraddizione: gli inverni sono freddi e poco luminosi mentre il sole estivo non è certo quello del Nord Africa. Probabilmente sono state anche le considerazioni del progettista che ha avuto l'intuizione di rendere gli elementi decorativi (molto simili a quelli che troviamo nell' Alhambra di Granada il quadrato, il cerchio, il pentagono, la stella figure generate da una rotazione) mobili.
Il vantaggio di utilizzare una facciata costituita da centinaia di elementi che ruotano è proprio quella di modulare lingresso della luce durante le varie ore del giorno e delle stagioni. Gli elementi sono costituiti da dischi di metallo di varie forme e grandezze ed attivati da cellule foto-sensibili che rivelando i cambiamenti delle condizioni di luminosità ne correggono continuamente la forma, rendendo la struttura un curtain-wall in costante movimento.
All' esterno invece questo rende limmagine del prospetto diversa durante tutto larco della giornata. Ledificio, non soltanto grazie alla presenza dei diaframmi fotografici, rivela una stretta e convincente relazione tra architettura e cinema. Ha una energia tale che, visitandolo, si ha limpressione di entrare nella inquadratura di un film. Questo aspetto è sottolineato anche dalle parole di Nouvel:
« La sequenza dei passaggi tra diversi volumi e livelli dilluminazione, a seconda delle diverse traiettorie al suo interno, può essere vista come una serie di angolazioni e aperture di un obbiettivo fotografico. »
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