Dubai, ecco l'isola a forma di palma

Le Palm Islands sono tre isole artificiali, Palma Jumeirah, Palma Jebel Ali e Palma Deira, antistanti Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

Il Pantheon della Roma antica

All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda.

Casa Batllò, Barcellona

Considerata una delle opere più originali del celebre architetto catalano Antoni Gaudí , l'edificio è stato dichiarato, nel 2005, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Giza e le sue Piramidi

Giza deve la sua importanza al fatto di ospitare, su un pianoro roccioso che si trova alla periferia della città, una delle più importanti necropoli dell'antico Egitto.

I trulli pugliesi

I Trulli di Alberobello sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.

Villa Adriana, Tivoli

Costruita a partire dal 117 d.C. dall’imperatore Adriano, è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell’antichità romana.

Mediateque di Toyo Ito, Sendai

Toyo Ito: quando la comunicazione è come la luce.

domenica 27 luglio 2014

La basilica di San Pietro in Vaticano

La basilica di San Pietro in Vaticano (nome esatto completo papale basilica maggiore di San Pietro in Vaticano) è una basilica cattolica della Città del Vaticano, cui fa da coronamento la monumentale piazza San Pietro.
http://www.voyagesphotosmanu.com/Complet/images/basilica_san_pietro_gr.jpgÈ la più grande delle quattro basiliche papali di Roma, spesso descritta come la più grande chiesa del mondo e centro del cattolicesimo. Non è tuttavia la chiesa cattedrale della diocesi romana poiché tale titolo spetta alla basilica di San Giovanni in Laterano che è anche la prima per dignità essendo Madre e Capo di tutte le Chiese dell'Urbe e del Mondo.
In quanto Cappella Pontificia, posta in adiacenza del Palazzo Apostolico, la basilica di San Pietro è la sede delle principali manifestazioni del culto cattolico ed è perciò in solenne funzione in occasione delle celebrazioni papali, ad esempio per il Natale, la Pasqua, i riti della Settimana Santa, la proclamazione dei nuovi papi e le esequie di quelli defunti, l'apertura e la chiusura dei giubilei e le canonizzazioni dei nuovi Santi. Sotto il pontificato di Pio IX ospitò le sedute del Concilio Vaticano I e sotto papa Giovanni XXIII e Paolo VI quelle del Concilio Vaticano II.
http://www.tonyassante.com/renzoallegri/basilicasanpietro/Basilica%20Vaticana.jpgLa costruzione dell'attuale basilica di San Pietro fu iniziata il 18 aprile 1506 sotto papa Giulio II e si concluse nel 1626, durante il pontificato di papa Urbano VIII, mentre la sistemazione della piazza antistante si concluse solo nel 1667. Si tratta tuttavia di una ricostruzione, dato che nello stesso sito, prima dell'odierna basilica, ne sorgeva un'altra risalente al IV secolo, fatta costruire dall'imperatore romano Costantino I sull'area del circo di Nerone e di una contigua necropoli dove la tradizione vuole che san Pietro, il primo degli apostoli di Gesù, fosse stato sepolto dopo la sua crocifissione. Oggi è possibile solo immaginare l'imponenza di questo edificio, immortalata soltanto in alcune raffigurazioni artistiche: l'impianto, arricchito nel corso dei secoli con preziose opere d'arte, era suddiviso in cinque navate con copertura lignea e presentava analogie con quello della basilica di San Paolo fuori le mura, aveva 120 altari di cui 27 dedicati alla Madonna.
Sotto papa Niccolò V (1447-1455), la basilica costantiniana, sopravvissuta ai saccheggi e agli incendi subiti dalla città dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, fu interessata da un progetto di sostanziale trasformazione, affidato a Bernardo Rossellino, che prevedeva il mantenimento del corpo longitudinale a cinque navate coprendolo con volte a crociera sui pilastri che dovevano inglobare le vecchie colonne, mentre veniva rinnovata la parte absidale con l'ampliamento del transetto, l'aggiunta di un coro, che fosse la prosecuzione logica della navata e di un vano coperto a cupola all'incrocio tra transetto e coro.
Questa configurazione forse influì in qualche modo sul successivo progetto di Bramante per un rinnovamento totale dell'edificio, che infatti inizialmente conservò quanto già costruito.
I lavori cominciarono intorno al 1450, ma con la morte del papa non ebbero ulteriore sviluppo, e furono sostanzialmente fermi durante i pontificati successivi. Una parziale ripresa dei lavori si ebbe tra il 1470 e il 1471 sotto la direzione di Giuliano da Sangallo, che preparò un progetto di ristrutturazione complessiva per Paolo II, ma senza ulteriore seguito.
Nel 1505 le fondazioni e le murature del coro absidale erano alzate fino a un'altezza di 1,75 m circa.

Bramante
File:SaintPierre.svgIl cantiere fu riaperto da Giulio II che probabilmente intendeva proseguire i lavori intrapresi da Niccolò V. Tuttavia nel 1505, forse dietro consiglio di Michelangelo, al probabile fine di dare un grandioso contorno al mastodontico mausoleo che aveva concepito per la propria sepoltura, e comunque all'interno di un clima culturale pienamente rinascimentale che aveva coinvolto la Chiesa, Giulio II decise la costruzione di una nuova colossale basilica.
Il pontefice consultò i maggiori artisti del tempo, tra cui fra Giovanni Giocondo che inviò da Venezia un progetto a cinque cupole ispirato alla basilica di San Marco.
I lavori furono affidati a Donato Bramante, da qualche anno giunto a Roma da Milano, che superò il confronto con l'architetto di fiducia del pontefice, Giuliano da Sangallo, affermandosi come il più importante architetto dell'epoca, tanto che a lui fu commissionato anche il disegno del vicino Cortile del Belvedere. Il dibattito, non privo di polemiche e rivalità, che si svolse nel corso del 1505, si imperniava sull'idea di costruire un edificio a perfetta pianta centrale, condivisa dagli architetti e dagli intellettuali della Curia, tra cui il neoplatonico Egidio da Viterbo. Bramante non lasciò un unico progetto definitivo della basilica, ma è opinione comune che le sue idee originarie prevedessero un rivoluzionario impianto a croce greca (ideale richiamo ai primi martyria della cristianità), caratterizzato da una grande cupola emisferica posta al centro del complesso. Tale configurazione si può desumere, in parte, dall'immagine impressa su una medaglia del Caradosso coniata per commemorare la posa della prima pietra del tempio, il 18 aprile 1506, e soprattutto da un disegno ritenuto autografo, detto "piano pergamena" in cui la ricerca del perfetto equilibrio tra le parti portò lo stesso architetto a omettere persino l'indicazione dell'altare maggiore, segno evidente che gli ideali del Rinascimento erano maturati anche all'interno della Chiesa.
Tale progetto rappresenta un momento cruciale nell'evoluzione dell'architettura rinascimentale, ponendosi come conclusione di varie esperienze progettuali e intellettuali e confluenza di molteplici riferimenti. La grande cupola era ispirata a quella del Pantheon e doveva essere realizzata in conglomerato cementizio; in generale tutto il progetto faceva riferimento all'architettura romana antica nella caratteristica di avere le pareti murarie come masse plastiche capaci di articolare lo spazio in senso dinamico. I richiami all'architettura romana erano presenti anche nelle grandi volte a botte dei bracci della croce. Degni di nota del progetto bramantesco sono inoltre la soluzione dei quattro pilastri a sostegno della cupola, nonché il rapporto che aveva voluto creare fra volumi concavi interni (scavando le pareti come si trattasse di una scultura) e la convessità esterna. La costruzione della nuova basilica avrebbe inoltre rappresentato la più grandiosa applicazione degli studi teorici intrapresi da Francesco di Giorgio Martini, Filarete e soprattutto Leonardo da Vinci per chiese a pianta centrale, le cui elaborazioni sono chiaramente ispirate alla tribuna ottagonale della cattedrale di Firenze.
Tuttavia non tutti i disegni di Bramante indicano una soluzione di pianta centrale perfetta, segno forse che la configurazione finale della chiesa era ancora questione aperta al momento di cominciare il cantiere.
 Nei lavori in cantiere, infatti, venne mantenuto quanto costruito dal Rossellino per il coro absidale, anzi proseguendo i lavori della muratura perimetrale con lesene doriche, in contrasto con il progetto del "piano pergamena" a cui quindi nel 1506 Bramante e Giulio II avevano in qualche modo rinunciato. La sola certezza sulle ultime intenzioni di Bramante e Giulio II è la realizzazione dei quattro possenti pilastri uniti da quattro grandi arconi destinati a sorreggere la grande cupola, fin dall'inizio, dunque, elemento fondante della nuova basilica.
Per poter eseguire tali lavori Bramante fece demolire quasi tutta la parte presbiterale dell'antica e veneranda basilica, suscitando polemiche permanenti fuori e dentro la Chiesa, a cui presero parte anche Michelangelo che criticò la distruzione delle colonne e persino Erasmo da Rotterdam. Bramante fu soprannominato "maestro ruinante".
La forte polemica per il gigantismo del progetto, per la distruzione delle più antiche testimonianze della chiesa e per lo scandalo delle indulgenze che fin dal 1507 Giulio II aveva accordato a coloro che avessero offerto elemosine per la costruzione della basilica, continuò anche dopo la morte del papa ed ebbe un ruolo nella nascita della Riforma protestante di Lutero, che vide i lavori in corso nel suo viaggio a Roma alla fine del 1510.
La morte di papa Giulio II (1513), alla quale fece seguito quella dell'architetto (1514), causò forti rallentamenti al cantiere.

Il cantiere dal 1314 al 1546
File:SaintPierreRaphael.JPGDal 1514, come successore di Bramante fu chiamato Raffaello Sanzio con Giuliano da Sangallo e Fra' Giocondo.
Dopo la morte di Raffaello, dal 1520 subentrò come primo architetto Antonio da Sangallo il Giovane con Baldassarre Peruzzi. Tutti gli architetti sopra riportati approntarono progetti per completare la basilica; si creò pertanto un largo dibattito che di fatto rallentò il cantiere. La maggior parte delle soluzioni proposte per il completamento dell'edificio, compresa quella di Raffaello prevedevano il ritorno a un impianto di tipo basilicale, con un corpo longitudinale a tre navate, mentre solo il progetto di Peruzzi rimaneva sostanzialmente fedele alla soluzione a pianta centrale. Dopo una ripresa del ritmo dei lavori nel 1525, che permise di terminare la tribuna e portare avanti decisivamente il braccio meridionale (come appare nelle vedute di Maarten van Heemskerck), il Sacco di Roma (1527) fermò il concretizzarsi di questi progetti.
Fu solo sotto papa Paolo III, intorno al 1538, che i lavori furono ripresi da Antonio da Sangallo il Giovane, il quale, intuendo che non avrebbe potuto vedere la fine dei lavori per limiti di età, approntò un grandioso e costoso modello ligneo (oggi conservato nelle cosiddette sale ottagone che si aprono tra le volte e il sottotetto della basilica) sul quale lavorò dal 1539 al 1546, avvalendosi dell'aiuto di Antonio Labacco, per illustrare nei minimi dettagli il suo disegno. Il progetto sangallesco si poneva come una sintesi tra la soluzione a pianta centrale di Bramante e la croce latina di Raffaello. All'impianto centrale, caldeggiato anche dal Peruzzi, si innestava infatti un avancorpo cupolato, affiancato da due altissime torri campanarie; anche la cupola si allontanava dall'ideale classico del Bramante, elevandosi con una volta a base circolare con sesto rialzato, mitigata all'esterno per farla apparire a tutto sesto con un doppio tamburo classicheggiante scalare a pilastri e colonne. Durante il periodo dal 1538 al 1546, in cui fu responsabile del cantiere, Antonio da Sangallo coprì la volta del braccio orientale, cominciò le fondazioni del braccio nord, rinforzò i pilastri della cupola murando le nicchie previste da Bramante e rialzò la quota di progetto del pavimento creando così le condizioni per la realizzazione delle Grotte Vaticane. Ancora sopravviveva una parte della navata della vecchia basilica costantiniana, ormai come un'appendice della nuova struttura, dalla quale fu separata nel 1538 da una parete divisoria ("muro farnesiano"), probabilmente per ripararla dal rumore e dalle polveri del cantiere. Sangallo fu anche incaricato del rifacimento del coronamento del campanile medievale che affiancava l'antica facciata, segno forse che non era stato ancora decisa definitivamente la completa demolizione delle preesistenze.

Progetto di Michelangelo
Dopo Sangallo, deceduto nel 1546, alla direzione dei lavori subentrò Michelangelo Buonarroti, all'epoca ormai settantenne. La storia del progetto michelangiolesco è documentata da una serie di documenti di cantiere, lettere, disegni dello stesso Buonarroti e di altri artisti, affreschi e testimonianze dei contemporanei, come Giorgio Vasari. Malgrado ciò, le informazioni ricavabili spesso sono in contraddizione tra loro. Il motivo principale risiede nel fatto che Michelangelo non redasse mai un progetto definitivo per la basilica vaticana, preferendo procedere per parti. Tuttavia, dopo la morte di Michelangelo, furono stampate diverse incisioni nel tentativo di restituire una visione complessiva del disegno concepito dall'artista toscano, tra cui quelle di Stefano Dupérac, che subito si imposero come le più diffuse e accettate.
Michelangelo, ritenendo il costosissimo modello del Sangallo poco luminoso, troppo artificioso e con richiami all'architettura tedesca (guglie, risalti, ecc.), rifiutò l'idea del suo predecessore; tornò pertanto alla pianta centrale del progetto originario, così da sottolineare maggiormente l'impatto della cupola, ma annullando la perfetta simmetria studiata da Bramante con la previsione di un pronao. Non mancarono le critiche, avanzate con forza dai sostenitori del modello di Sangallo, primo fra tutti Nanni di Baccio Bigio (a sua volta aspirante alla direzione dei lavori), secondo le quali Michelangelo avrebbe speso più in demolizioni che in costruzioni. Al fine di prevenire il rischio che dopo la sua morte qualcuno alterasse il suo disegno, Michelangelo avviò il cantiere in diversi punti della basilica (con l'esclusione della facciata, dove sorgevano ancora i resti della basilica paleocristiana), così da obbligare i suoi successori a continuare la costruzione secondo la sua concezione.
Quindi, all'equilibrio rinascimentale egli contrappose la forza e la drammaticità che derivavano dal suo genio: innanzitutto, sul lato orientale disegnò una facciata porticata sormontata da un attico, dando quindi una direzione principale all'intero edificio; poi, dopo aver demolito parti già realizzate dai suoi predecessori (come il deambulatorio previsto dal Sangallo all'estremità delle absidi), rafforzò ancora le strutture portanti a sostegno della cupola, allontanandole dalle delicate proporzioni bramantesche. Alla pianta di Bramante, con una croce maggiore affiancata da quattro croci minori, Michelangelo sostituì una croce centrata su un ambulacro quadrato, semplificando quindi la concezione dello spazio interno. In questo modo il fulcro del nuovo progetto sarebbe stata la cupola, ispirata nella concezione della doppia calotta a quella progettata da Filippo Brunelleschi per la cattedrale fiorentina di Santa Maria del Fiore.
Ciononostante, i sostenitori del progetto di Sangallo avanzarono ancora critiche sull'operato di Michelangelo, senza perdere occasione per mettere in cattiva luce il maestro. Nel 1551 un crollo dovuto a un errore tecnico del capomastro di fiducia di Michelangelo non fece altro che gettare benzina sul fuoco, e i lavori subirono un'interruzione. Michelangelo presentò le sue dimissioni nel 1562, allorquando il suo rivale Nanni di Baccio divenne, invischiato com'era nelle speculazioni relative al cantiere, consulente della commissione.
Nel 1564, alla morte dell'artista, la cupola non era stata ancora terminata e i lavori erano giunti all'altezza del tamburo: fu Giacomo Della Porta (1533 - 1602) a eseguirne il completamento (1588 - 1590), conferendole un aspetto a sesto rialzato per ridurre le spinte laterali della calotta. All'epoca del Della Porta risalgono anche le cupole minori, prive di funzione strutturale, poste intorno a quella maggiore, la cui concezione fu presumibilmente opera di Jacopo Barozzi da Vignola e Pirro Ligorio. Secondo alcuni studiosi non sarebbe da escludere l'attribuzione allo stesso Ligorio dell'attico che corre alla sommità della basilica, che forse era stato pensato da Michelangelo solo come una semplice superficie liscia.
Uno studio sul riuso di colonne antiche all'interno della basilica, recuperate durante la direzione di Michelangelo, ha mostrato che con ogni probabilità alcune tra le colonne di granito grigio presenti nel transetto e nell'abside di fondo provengono dal Tempio di Venere a Roma.

Il completamento della basilica
Nel 1603 papa Clemente VIII affidò la direzione del cantiere a Carlo Maderno, il quale dovette affrontare la questione del completamento della basilica. Le intenzioni del pontefice erano probabilmente quelle di far coesistere le navate longitudinali dell'antica basilica costantiniana, con il corpo centrico cinquecentesco, tuttavia, con l'elezione di papa Paolo V nel 1605 prevalse l'orientamento di concludere la pianta centrale di Michelangelo con un nuovo corpo longitudinale. Consapevole di questi desideri Maderno approntò un disegno, forse il primo suo progetto noto per la basilica di San Pietro, che prevedeva l'inserimento di uno spazio biassiale giustapposto a quello esistente. Nel progetto erano comprese due grandi cappelle, che fungevano da raccordo tra l'ambulacro cinquecentesco e il corpo longitudinale. La pianta assumeva una forma scalare, restringendosi sensibilmente verso la facciata della chiesa; quest'ultima era aperta da un grande atrio, che introduceva un ulteriore asse trasversale nella composizione.
http://giovannimapelli.files.wordpress.com/2010/08/cupolone-notturno.jpgPer il completamento della basilica fu probabilmente indetto un concorso, del quale non è però pervenuta alcuna prova documentaria. Oltre al Maderno, vi parteciparono Flaminio Ponzio, Girolamo Rainaldi, Orazio Torriani, Giovanni Antonio Dosio, il Cigoli, Niccolò Branconio e Domenico Fontana, ma a vario titolo si registrano anche le proposte di Fausto Rughesi, Giovanni Paolo Maggi e Martino Ferrabosco.
Tra questi prevalse Carlo Maderno, il cui progetto fu tradotto in un modello ligneo tra l'aprile e il novembre 1607. Nel progetto definitivo Maderno mantenne le cappelle di raccordo tra la navata e la pianta centrale previste nel suo primo disegno, ma eliminò sia la composizione biassiale del braccio est, sia l'arco trionfale che doveva fungere da collegamento tra la nuova navata e il nucleo michelangiolesco; in ogni caso la distinzione tra le parti fu rimarcata da un lieve risalto tra la volta a botte della crociera e quella della navata. L'opera, realizzata a partire dal 1608, mutò radicalmente il progetto di Michelangelo e attenuò l'impatto della cupola sulla piazza antistante. Le campate trasformarono la chiesa in un organismo a tre navate, con profonde cappelle inserite lungo le mura perimetrali. Nel clima della Controriforma la pianta fu così ricondotta a una croce latina; come è stato osservato, si trattava di una tipologia capace di ospitare un maggior numero di fedeli, che trasformava la chiesa in uno "strumento di culto di massa".
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/1/18/Interiorvaticano8.jpg
 Le navate laterali furono coperte con cupole a pianta ovale, incassate nel corpo della basilica e caratterizzate all'esterno solo da piccole lanterne, per le quali è nota anche la proposta del Ferrabosco, non realizzata, di chiuderle, alla sommità del tetto, per mezzo di numerose cupole ornamentali a pianta ottagonale.
Contestualmente alla costruzione della navata, Maderno pose mano anche alla facciata, dove riprese l'ordine gigante previsto da Michelangelo, reinterpretandolo però su un unico piano prospettico, senza il marcato avanzamento del pronao centrale. A lavori praticamente ultimati, per volontà di papa Paolo V, alla facciata vennero aggiunti i corpi dei campanili laterali. Nel prospetto fatto incidere da Matteo Greuter nel 1613, Maderno raffigurò quella che forse è la facciata definitiva del prolungamento, con le torri campanarie caratterizzate da due esili edicole, aperte da serliane timpanate e sormontate da un coronamento a lanterna. Tuttavia la costruzione dei campanili -di cui è noto anche il progetto del Ferrabosco- si interruppe nel 1622 e le due torri, rimaste incomplete al primo ordine, finirono per aumentare le dimensioni orizzontali della facciata, che per questo apparve sproporzionata e piatta, malgrado il tentativo, tipicamente barocco, di rafforzarne la plasticità in corrispondenza dell'asse centrale mediante un uso graduale di pilastri, colonne e avancorpi aggettanti.
http://www.viaggiatoriweb.it/wp-content/uploads/2014/05/Basilica-di-San-Pietro-in-Vaticano-1.jpg Successivamente la questione dei campanili fu ripresa da Gian Lorenzo Bernini. Approvato il progetto e dato inizio alla costruzione, si manifestarono preoccupanti problemi statici alle fondazioni che decretarono la sospensione dei lavori e l'abbattimento di quanto eseguito fino ad allora.
 Le colonne dell'unico campanile in parte realizzato vennero però reimpiegate per le facciate delle chiese di Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Montesanto di piazza del Popolo. Nel tentativo di dare slancio al severo prospetto, Gian Lorenzo Bernini, autore della piazza antistante alla basilica, eseguì una serie di trasformazioni: limitò alla sola parte centrale la scalinata d'ingresso alla chiesa e, davanti ai due archi che avrebbero dovuto sostenere i suddetti campanili, scavò il terreno sottostante, portando il nuovo piano di calpestio quanto più possibile vicino al livello della piazza.
Frattanto, nel 1611 fu data per la prima volta la benedizione papale dalla nuova loggia; nel 1614 si lavorò alla volta a botte della navata centrale, mentre nel 1615 fu demolito il muro divisorio che divedeva la vecchia basilica dalla nuova. Nello stesso tempo si procedette alla realizzazione delle volte delle cappelle laterali e nel 1616 fu conclusa la Confessione. Nel contempo numerose maestranze lavorarono all'apparato decorativo, iniziato già nel 1576 con il rivestimento a mosaico della cappella Gregoriana e proseguito, tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, con la decorazione musiva della grande cupola e della cappella Clementina. Nella definizione dell'apparato ornamentale ebbero un ruolo fondamentale Gian Lorenzo Bernini e i suoi aiuti, che lavorarono all'ottagono sotto la cupola e al rivestimento dell'involucro maderniano.
La basilica, completata con le grandi statue alla sommità della facciata, fu consacrata da papa Urbano VIII nel 1626.

http://foxylada.files.wordpress.com/2008/11/roma-3144.jpgIl colonnato
La sistemazione della piazza fu realizzata da Gian Lorenzo Bernini, sotto Alessandro VII, tra il 1657 ed il 1667. La soluzione finale tenne conto di problemi liturgici, simbolici e delle emergenze architettoniche preesistenti. Lo spazio antistante alla basilica fu suddiviso in due parti: la prima, a forma di trapezio rovescio con il lato maggiore lungo la facciata, la quale, grazie al particolare effetto prospettico, assumeva dimensioni meno imponenti; la seconda di forma ovale con l'imponente colonnato architravato sormontato da sculture.
Per realizzare il suo progetto Bernini demolì la torre dell'orologio innalzata solo pochi anni prima da Martino Ferrabosco sul lato nord della piazza e pose in asse con la via di Borgo Nuovo il portone in bronzo che conduceva, tramite la Scala Regia, alla Cappella Sistina e ai Palazzi Vaticani; creò così un suggestivo percorso che accompagnava lo spettatore dalle anguste e articolate strade della "Spina di Borgo" alla grandiosità della piazza San Pietro, tagliandola però in maniera asimmetrica, sul lato nord, così da offrire suggestivi e sempre nuovi scorci verso la facciata della basilica e rendendo nuovamente la cupola michelangiolesca l'elemento di spicco dell'intera composizione. Le aspirazioni del Bernini furono comunque stravolte con lo sventramento del quartiere di Borgo e l'apertura dell'attuale via della Conciliazione (1936-1950), che resero la facciata della basilica una monumentale quinta al termine di un lungo asse rettilineo.
http://abcroma.com/monumenti/Images/SPietro-D7.jpgLa basilica di San Pietro è uno dei più grandi edifici del mondo: lunga ben 218 m e alta fino alla cupola 133,30 m, la superficie totale è di circa 23.000 m quadrati.
L'edificio è interamente percorribile lungo il suo perimetro, benché sia collegato ai Palazzi Vaticani mediante un corridoio sopraelevato disposto lungo la navata destra e dalla Scala Regia a margine della facciata su Piazza San Pietro; due corridoi invece lo uniscono all'adiacente Sacrestia. Nonostante questo aspetto tradisca l'idea di una costruzione isolata al centro di una vasta piazza, come probabilmente l'aveva pensata Michelangelo Buonarroti, la presenza di passaggi sopraelevati, che non interferiscono con il perimetro della basilica, permette ugualmente di cogliere la complessa articolazione del tempio. L'esterno, in travertino, è caratterizzato dall'uso di un ordine gigante oltre il quale è impostato l'attico. Questa configurazione si deve sostanzialmente a Michelangelo Buonarroti e fu mantenuta anche nel corpo longitudinale aggiunto da Carlo Maderno.
Invece, lungo le navate, presso i 45 altari e nelle 11 cappelle che si aprono all'interno della basilica, sono ospitati diversi capolavori di inestimabile valore storico e artistico, come diverse opere di Gian Lorenzo Bernini e altre provenienti dalla chiesa paleocristiana, come la statua bronzea di san Pietro (n. 89), attribuita ad Arnolfo di Cambio.

La facciata
http://www.rome-roma.net/rome_roma/roma_sanPietro2.jpg Larga circa 114,69 m e alta 45,44 m, venne innalzata da Carlo Maderno fra il 1607 e il 1614, ed è articolata mediante l'uso di colonne d'ordine gigante che inquadrano gli ingressi e la Loggia delle Benedizioni, il luogo dove viene annunziata ai fedeli l'elezione del nuovo papa; al di sotto si trova un altorilievo di Ambrogio Buonvicino, intitolato Consegna delle Chiavi, del 1614 circa. Nella trabeazione, al di sotto del frontone centrale, è impressa l'iscrizione.
La facciata è preceduta da due statue raffiguranti san Pietro e san Paolo, scolpite rispettivamente da Giuseppe De Fabris e Adamo Tadolini nel 1847 per sostituire quelle precedenti, compiute da Paolo Taccone e Mino del Reame nel 1461. Sulla sommità sono disposte le statue, alte anche oltre 5,7 m, di Gesù, Giovanni Battista e di undici dei dodici apostoli (manca san Pietro). Ai lati della medesima sono collocati due orologi realizzati nel 1785 da Giuseppe Valadier. Sotto l'orologio di sinistra si trova la cella campanaria al cui interno sono ospitate le 6 campane: al centro del finestrone la campana maggiore realizzata dal Valadier nel 1785, ai lati superiori le due campane minori; all'interno, dietro al campanone, il "Campanoncino" del 1725 e dietro la "Rota" del XIII secolo; sopra a queste la "Predica" del XIX sececolo.
La facciata è stata restaurata in occasione del giubileo del 2000, e riportata ai colori originariamente voluti da Maderno.

https://c2.staticflickr.com/4/3238/2596418768_d26cb02a81_z.jpg?zz=1La navata centrale
L'immenso spazio interno, lungo 187,36 m (la scritta all'ingresso riporta 837 P.R. che sta per palmi romani), è articolato in tre navate per mezzo di robusti pilastri sui quali si aprono grandi archi a tutto sesto, alti 23 m e larghi 13. La superficie calpestabile è di 15.160 m quadrati. La navata centrale è lunga 90 m (dalla controfacciata ai primi pilastri della cupola), larga 26 m e alta circa 45 m e da sola copre circa 2.500 m quadrati di superficie. È coperta da un'ampia volta a botte e culmina, dietro al colossale Baldacchino di San Pietro, nella monumentale Cattedra.
Particolarmente ricercato è il disegno del pavimento marmoreo, in cui sono presenti elementi provenienti dalla precedente basilica, come il disco in porfido rosso egiziano sul quale si inginocchiò Carlo Magno il giorno della sua incoronazione. Il pavimento marmoreo sostituisce quello precedenti in mattoni e fu realizzato da Gian Lorenzo Bernini per il giubileo del 1650, assieme alle decorazioni della navata .Diecimila metri quadrati di mosaici rivestono poi le superfici interne e si devono all'opera di numerosi artisti che operarono soprattutto tra il Seicento e il Settecento, come Pietro da Cortona, Giovanni De Vecchi, Cavalier d'Arpino e Francesco Trevisani.
Fino all'intersezione col transetto, nelle nicchie ricavate nei pilastri posti sulla destra dell'ingresso, si trovano le statue dei Santi
Le acquasantiere, alte quasi 2 m, furono realizzate tra il 1722 e il 1725 su disegno di Agostino Cornacchini. Constano di due conche in giallo di Siena, opera di Giuseppe Lironi, e due coppie di putti di Francesco Moderati e Giovanni Battista de Rossi.

La cupola
http://www.voyagesphotosmanu.com/Complet/images/cupola_basilica_gr.jpgCon oltre 133 m di altezza, 41,50 m di diametro (di poco inferiore però a quello del Pantheon di Roma) e 537 scalini dalla base dell'edificio fino alla lanterna, la cupola è l'emblema della stessa basilica e uno dei simboli dell'intera città di Roma.
Poggia su un alto tamburo , definito all'esterno da una teoria di colonne binate e aperto da sedici finestroni rettangolari, separati da altrettanti costoloni. Quattro immensi pilastri, di 71 m di perimetro, sorreggono l'intera struttura, il cui peso è stimato in 14.000 t.
Come detto, la cupola fu costruita in soli due anni da Giacomo Della Porta, seguendo i disegni di Michelangelo, il quale però forse aveva previsto una cupola perfettamente sferica, almeno secondo quanto attestato dalle incisioni di Stefano Dupérac pubblicate poco dopo la morte dell'artista. Neanche il modello ligneo della cupola, conservato all'interno della basilica, aiuta a rivelare le vere intenzioni di Michelangelo. Il modello fu realizzato tra il 1558 e il 1561, quando i lavori del tamburo erano già stati cominciati, ma fu successivamente modificato e presenta alcune sostanziali differenze nella concezione della calotta e degli altri dettagli ornamentali. Del resto, Michelangelo si era riservato per sé il diritto di apportare modifiche alla struttura dell'intera basilica, per la quale non è giunto sino a noi nessun progetto definitivo, quindi la presenza di un modello non era da considerarsi strettamente vincolante ai fini della realizzazione dell'opera. Lo dimostrano, ad esempio, i timpani dei sedici finestroni che segnano il perimetro del tamburo: nel modello sono tutti di forma triangolare, mentre nella cupola vera e propria presentano forme curve e triangolari alternate.
http://media.expedia.com/media/content/shared/images/travelguides/destination/179899/St-Peters-Basilica-Basilica-Di-San-Pietro--20286.jpgIn ogni caso, l'attuale configurazione della cupola si deve a Della Porta, che per prevenire dissesti strutturali la realizzò, tra il 1588 e il 1593, a sesto rialzato, circa 7 metri più alta rispetto a quella michelangiolesca, e cinse la base con catene di ferro. Ciò nonostante, nel corso dei secoli, a causa del manifestarsi di pericolose lesioni, soprattutto nel tamburo, si resero necessari altri interventi di consolidamento, a opera dell'ingegnere Giovanni Poleni, con l'inserimento nella struttura del tamburo e della cupola di altre catene.
Dal punto di vista strutturale è costituita da due calotte sovrapposte, secondo quanto già realizzato a Firenze dal Brunelleschi: la calotta interna, più spessa, è quella portante, mentre quella esterna, rivestita in lastre di piombo ed esposta agli agenti atmosferici, è di protezione alla prima. Ottocento uomini lavorarono al completamento della cupola che, nel 1593, fu chiusa con la svettante lanterna dotata di colonne binate.
Secondo l'incisione di Dupérac, altre quattro cupole minori, puramente ornamentali, avrebbero dovuto sorgere attorno alla maggiore per esaltarne la centralità, tuttavia furono portate a termine solo quelle sovrastanti le cappelle Gregoriana e Clementina.
La decorazione interna fu realizzata secondo la tecnica del mosaico, come la maggior parte delle raffigurazioni presenti in basilica: eseguita dai citati Cavalier d'Arpino e Giovanni De Vecchi per volontà di papa Clemente VIII, presenta scene col Cristo, gli apostoli e busti di papi e santi. La scalinata che permette di salire in cima alla cupola ha un particolare disegno a listoni a sbalzo ed è realizzata in cotto ferentinate.

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/3a/Basilica_di_San_Pietro,_Rome_-_2681.jpgL'altare papale
Lo spazio sottostante la cupola è segnato dal monumentale Baldacchino di San Pietro (n. 82), ideato dal genio di Gian Lorenzo Bernini e innalzato tra il 1624 e il 1633. Realizzato col bronzo prelevato dal Pantheon, è alto quasi 30 metri ed è sorretto da quattro colonne tortili a imitazione del Tempio di Salomone e del ciborio della vecchia basilica costantiniana, le cui colonne erano state recuperate e inserite come ornamento nei pilastri della cupola michelangiolesca. Al centro, all'ombra del Baldacchino, avvolto dall'immenso spazio della cupola, sorge l'Altare papale, detto di Clemente VIII (che lo consacrò nel 1594), collocato sulla verticale esatta del Sepolcro di San Pietro.
http://images.placesonline.com/photos/55327_basilica_di_san_pietro_roma.jpgLungo i quattro immensi pilastri che circondano l'invaso della cupola si trovano le sculture ordinate da Urbano VIII: sono San Longino (n. 88) di Gian Lorenzo Bernini (1639), Sant'Elena (n. 84) realizzata da Andrea Bolgi nel 1646, Santa Veronica (n. 80) di Francesco Mochi (1632), e infine Sant'Andrea (n. 76) di François Duquesnoy (1640).


 

 




Walden 7 , Barcellona

http://www.city-in-space.com/img/400/29-1_Walden-7--Fassade.jpgWalden 7 è un progetto di implementazione di alcune delle prime ambizioni di Ricardo Bofill e affrontare la maggior parte dei problemi della vita di una città moderna. 
È situato sul lotto del Taller de Arquitectura, in quella sede ristrutturando le rovine di una vecchia fabbrica di cemento nasce il complesso. La struttura di base permette a Bofill di effettuare delle ricerche che gli danno l'idea di fornire spazi pubblici e giardini per i residenti  e di godere di una migliore qualità della vita. 
http://www.mimoa.eu/images/11224_l.jpgL'edificio è costituito da un cluster di quattordici piani di appartamenti raggruppati intorno a cinque cortili, sulla cui sommità sono due piscine. Con poche eccezioni, ogni appartamento si affaccia su sia all'esterno che uno dei cortili interni. A diversi livelli, c'è un complesso sistema di ponti e balconi per l' accesso, producendo una fantastica varietà di panorami e recinzioni. 
La facciata esterna ha l'aspetto di un'enorme fortificazione completamente dipinta in rosso. Con delle aperture verso l'esterno, è infatti attraverso le grandi aperture è possibile osservare il panorama della città circostante. I cortili hanno un trattamento vivace a causa della facciata colorata blu, viola e gialla intensa. Il cortile principale, situato all'ingresso dell'edificio, è un'estensione della strada e della piazza ad uso degli abitanti. 
http://static.panoramio.com/photos/large/44139098.jpgL'organizzazione degli spazi è di grande varietà. Le unità sono costituite da diverse combinazioni; da unità di 30 mq distribuiti su uno o due piani. Gli studi sono composti dal singolo modulo;  per gli appartamenti invece da quattro moduli. L'aspetto più interessante del progetto è il modo atipico in cui si avvicina il blocco dell'alloggiamento. Diciotto torri, sette cortili, una griglia modulare ma non sistematica e vasto spazio pubblico che crea un labirinto verticale senza ripetitività o uniformità.

Villa Savoye, Poissy

Villa Savoye è una residenza privata progettata da Le Corbusier (pseudonimo di Charles-Eduard Jeanneret), maestro dell’architettura razionalista, e da Pierre Jeanneret, costruita tra il 1928 e il 1931 su commissione di Pierre Savoye. Costituisce il manifesto più conosciuto del movimento moderno e in particolare del cubismo architettonico. È tra i monumenti considerati patrimonio del XX secolo dal CMN (Centre des monuments nationaux). http://www.ville-poissy.fr/uploads/pics/villa_savoie2.jpg
Pierre Savoye, broker assicurativo, socio del gruppo Gras-Savoye, marito di Emilie Savoye e padre di Roger Savoye, nel 1928 commissionò a Charles-Eduard Jeanneret noto come Le Corbusier e Pierre Jeanneret il progetto di una residenza dove trascorrere i fine settimana con la famiglia. La costruzione iniziò nel febbraio del 1929 e l’abitazione venne conclusa nel 1931 con l’aggiunta del sistema di riscaldamento, diventando così la residenza secondaria dei Savoye.
http://2.bp.blogspot.com/-yLw40w5Oyeg/TWli-gSkmSI/AAAAAAAABHE/ZSvZMc4b734/s1600/villa%2Bsavoye%2Bpiano%2Bprimo.jpgQuando la famiglia iniziò ad abitare per brevi periodi la casa, soprattutto d'autunno, nacquero diverse difficoltà, dovute alle infiltrazioni dal soffitto, agli spifferi causati dallo scarso isolamento delle grandi finestre e ai rumori dovuti al tremolio dei vetri dei lucernari; da alcune lettere di Madame Savoye a Le Corbusier si colgono chiare lamentele al riguardo. I Savoye continuarono ad abitare la casa fino al 1940.
Durante la seconda guerra mondiale i tedeschi e in seguito gli alleati occuparono l'edificio, che subì notevoli danni; i primi addirittura stabilirono i loro depositi per il fieno all'interno dell’abitazione.
Nel 1958 la città di Poissy espropriò gli 8 ettari di terreno appartenenti alla famiglia Savoye, utilizzandone una parte, non occupata dalla casa Savoye ormai abbandonata, per costruire un liceo. Dovettero intervenire Le Corbusier e altri architetti per impedire la demolizione di casa Savoye negli anni successivi, fino a quando lo stato francese, nel 1963, acquisì la proprietà dal municipio e provò a recuperarla con un primo tentativo firmato dall'architetto Jean Debuisson.
http://ad009cdnb.archdaily.net/wp-content/uploads/2010/10/1288061920-villa-savoye-5-528x350.jpg Nel 1965 la Maison Savoye, quando Le Corbusier era ancora in vita, fu inserita nella lista dei monumenti storici francesi. Nel 1985 iniziò un secondo restauro a cura dell’architetto Jean-Louis Veret che terminò nel 1997 e vide una ripresa del calcestruzzo ormai deteriorato dal tempo, l’installazione di un nuovo sistema d’illuminazione, l’impianto di una serie di telecamere di sorveglianza e il ripristino di diversi infissi e arredi interni.
http://www.bc.edu/bc_org/avp/cas/fnart/Corbu/savoye9.jpg La Villa Savoye nasce da una maglia strutturale di base rettangolare formata da elementi verticali cilindrici (pilotis) posti ad un ritmo perimetrale di 4,75 metri l’uno dall'altro e disposti verso l’interno quasi simmetricamente secondo uno schema che favorisca il percorso di un'automobile e consenta l’appoggio delle chiusure orizzontali principali. Tutti gli elementi principali, dalle fondamenta ai pilastri ai solai sono in cemento armato.
Il primo piano come un heures claires (una scatola sospesa), così chiamato dai coniugi Savoye, è un prisma monocolore spezzato dai vuoti delle finestre che incidono a metà ogni prospetto. In esso si trova la parte “viva” della casa e un giardino pensile da cui poter ammirare gli spazi circostanti.
Il piano superiore o terrazzo è il coronamento dell’edificio oltreché la conclusione di un percorso, senza alcuna barriera architettonica, che parte dal piano terra dove si trova il garage, motore e idea del luogo abitativo, fino a sbarcare tramite una rampa sul solarium come sul ponte di una nave.
Il progetto definitivo fu leggermente modificato rispetto quello originale che prevedeva una maglia con interassi di cinque metri tra pilastro e pilastro. 
https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiG8E9dpAfefuqjkT-JR7ycTYC0DQSvhb6ien70QLZcmUGUomxPpRGKTYsX4qBRXnGEbIuUF5ikDpqwKFcL3BEtuUcfBP2ysuPuWbbrltb4AZnLJUj_hxsZost9F80CwLMmOeBUwtder3ZL/s1600/Villa+Savoye.jpegIl costo del solo edificio, stimato anticipatamente nel febbraio del 1929, si aggirava intorno al mezzo milione di franchi. Durante la realizzazione, a causa dell’aumento non preventivato dei costi, vennero eseguiti diversi cambiamenti al progetto, che giunse a essere pagato intorno agli ottocentomila franchi una volta divenuto definitivo nel giugno 1929.
Il suo valore non è più stimabile poiché rientra tra i beni protetti dal ministero della cultura e della comunicazione francese ed è uno dei beni architettonico-monumentali proposto dal CMN (Centre des monuments nationaux) come candidato ad essere patrimonio culturale UNESCO. Come un oggetto posato sull'erba di una collinetta nella valle della Senna, la Villa Savoye non arreca alcun disturbo alla natura circostante, spiega Le Corbusier nel descrivere l’opera, che sorge appunto, integrandosi con il paesaggio e dialoga con esso, attraverso la plasticità delle sue forme “a reazione poetica” e i percorsi che uniscono lo spazio interno ed esterno.
La posizione periferica di Villa Savoye rispetto a Parigi comportava l’utilizzo dell’auto per la famiglia Savoye e Le Corbusier realizzò tutta la struttura a partire dal piano terra come per accogliere l’auto dei due coniugi; la curvatura del garage e dell’ingresso principale non è altro che il risultato di questa scelta.
L’opera rappresenta i 5 principi dell’architettura moderna ovvero i canoni dell’International Style:
  1. Il plan libre o pianta libera che si individua dalla totale mancanza di setti murari portanti e dalla grande elasticità nella progettazione delle chiusure verticali, portate agevolmente dallo scheletro di calcestruzzo armato.
  2. I pilotis o pilastri che reggono il volume principale e lo rendono sospeso e libero di elevarsi funzionalmente alle necessità della “famiglia moderna Savoye”. I pilastri infatti creano un comodo percorso di accesso all'abitazione svuotando il piano terra dai setti murari portanti e garantendo il posizionamento di un garage al centro del piano.
  3. La facade libre o facciata indipendente dalla struttura, che come per le pareti perimetrali del primo piano si spoglia della sua funzione strutturale tipica per incarnare una realtà architettonica moderna e razionale, fatta di elementi verticali atti a ospitare vuoti o pieni a piacimento del progettista.
  4. La fenetre en longueur o finestra in lunghezza, che in Villa Savoye percorre quasi tutti i quattro prospetti e divide con un taglio netto le pareti perimetrali del primo piano, permettendo uno straordinario incremento dell’illuminazione naturale degli ambienti, oltreché un'ampia visuale verso l’esterno.
  5. Il toit terrasse o terrazzo giardino, che grazie ai solai in calcestruzzo armato non pesa sulla struttura sottostante, ma anzi funge da coibente e garantisce agli ambienti del primo piano, una maggiore frescura d’estate e un buon isolamento d’inverno. Il terrazzo ospita oltre ad un giardino coltivabile anche un solarium protetto da una parete tagliavento che riprende la forma delle curve al piano terra.
http://www.galinsky.com/buildings/savoye/savoye7.jpgLa loggia del giardiniere è il primo esempio di casa unifamiliare minima; per risparmiare non doveva essere costruita ma alla fine fu realizzata rientrando nel budget dei Savoye.
Le Corbusier aveva ipotizzato di utilizzare il progetto di Villa Savoye per lo sviluppo urbanistico di Buenos Aires, immaginando una serie di unità abitative molto simili alla villa e posizionate in serie all'interno di una lottizzazione a forma di albero.

http://static.panoramio.com/photos/large/4788306.jpg- La cantina è un piano al di sotto della quota del piano terra, conclusione della scala a chiocciola interna, ospita un piccolo vano che porta ad una porta d’accesso alla caldaia e ai serbatoi.
- Il piano terra comprende l’ingresso, il garage, i locali per il personale e i relativi servizi.
- Il primo piano è la parte abitata della casa e comprende la zona giorno (soggiorno, cucina, salottino), la zona notte (camera degli ospiti, camera del figlio e camera dei genitori) e i servizi (bagno piccolo e bagno grande), tutti spazi studiati attorno a un giardino pensile e a un filtro (rampa) che porta al piano superiore.
- La terrazza è composta da un giardino pensile più grande di quello al primo piano e da un solarium, offre un’ampia visuale sulla valle della Senna (visuale ora in parte oscurata da un edificio multipiano di grosse dimensioni).
La pianta del primo piano è organizzata in due zone disposte ad L attorno alla rampa. La prima zona è costituita dal soggiorno pranzo orientato sul lato ovest del quadrato, rivolto verso sud troviamo il tetto giardino, questo è separato da una grande parete di vetro scorrevole dal soggiorno, che si configura come una parte del giardino protetta dalle intemperie. Sul lato sud-est è collocata la camera del figlio, con un accesso sul giardino. Su tutta la lunghezza. rivolta a nord, a partire da ovest, troviamo: l’office, cucina, terrazza di servizio e camera degli ospiti. Sempre al primo piano troviamo l’appartamento del padrone di casa, costituito da una suite che si sviluppa parallelamente alla rampa.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/89/Villa_Savoye.JPG/220px-Villa_Savoye.JPGLa scala: è l’elemento di sezione del volume principale che con decisione spezza il primo piano in una parte interna ed una esterna e crea, attraverso il salto di quota, un percorso verticale che connette gli spazi e irrompe nella modalità di fruizione e percezione del visitatore. Esempio e rappresentazione fisica del concetto di “promenade architecturale”, spesso utilizzato da Le Corbusier per indicare la sua visione spaziale come metodo di rottura rispetto ai canoni usuali, rigidi e poco vitali, dell’architettura tradizionalista dell’epoca.
La scala a chiocciola: è uno degli archetipi fondamentali dell’architettura di Le Corbusier; in Villa Savoye parte dalla cantina al di sotto del piano stradale e giunge fino al terrazzo, torcendosi come una spirale elicoidale, protetta da un parapetto anch'esso in cemento armato.
I corridoi: al primo piano un corridoio centrale partendo dalla hall all'ingresso, coinvolge un piccolo lavabo dove sciacquarsi le mani appena arrivati e si collega alla rampa centrale, fino ai locali del personale; al secondo piano il corridoio è un filtro stretto e lungo, in una prospettiva che inquadra la stanza progettata per il figlio dei Savoye.



Rockefeller Center, New York

Il Rockefeller Center è un gruppo di 19 edifici commerciali di New York, sito in Manhattan, che si affaccia sulla fifth avenue a pochi passi da Central park in direzione sud. Costruito dalla famiglia di banchieri statunitensi Rockefeller, è uno dei più grandi complessi privati del suo genere al mondo.
http://blog.davidgiralphoto.com/wp-content/uploads/2011/04/NYC-rockefeller-center-dusk-view-flags-web.jpg Sul finire degli anni venti il magnate petrolifero John D. Rockefeller, Jr. cominciò a coltivare l'idea di costruire un nuovo complesso di edifici nella zona di Midtown, a New York. Il terreno su cui sarebbe sorto il complesso era di proprietà della Columbia University, con la quale Rockefeller stipulò nel 1928 un contratto di utilizzo della durata complessiva di 87 anni.
I lavori di costruzione iniziarono il 17 maggio 1930: inizialmente avrebbero dovuto svolgersi in collaborazione con la Metropolitan Opera, che avrebbe edificato una nuovo teatro nella zona, ma in seguito al crollo di Wall Street del 1929, la Metropolitan si ritirò dal progetto, e Rockefeller rimase l'unico finanziatore.
Il 1º novembre 1939 i lavori per la costruzione dei 14 palazzi in stile Art Deco del complesso erano terminati con successo.
Tra gli anni '60 e '70 si aggiunsero altre 4 torri nella zona ovest del complesso, lungo la Avenue of the Americas.
Nel 1985 la Columbia University cedette definitivamente il terreno su cui sorgeva il complesso al Rockefeller Group per 400 milioni di dollari. A partire dalla fine degli anni ottanta diversi proprietari si susseguirono:
  • Nel 1989 l'intero complesso venne acquistato dalla Mitsubishi Estate, compagnia immobiliare del gruppo Mitsubishi, che acquisì il controllo dell'intero Rockefeller Group.
  • Nel 1996 la proprietà passò a una cordata comprendente il gruppo Goldman Sachs (con il 50%), Gianni Agnelli, Stavros Niarchos, e David Rockefeller.
  • Nel 2000 l'ultimo passaggio di mano: la Tishman Speyer Properties, L.P. ha acquistato i 14 edifici originari per 1,85 miliardi di dollari.
http://www.essential-new-york-city-guide.com/images/rockefeller-center-ice-skating-rink4.jpgIl Radio City Music Hall venne completato nel Dicembre 1932. All'epoca era il più sfarzoso e più grande teatro del mondo.
In grado di contenere 6000 spettatori, dopo un inizio stentato divenne ben presto una delle attrazioni turistiche più importanti della città.
Si trova all'angolo tra 50th Street e Avenue of the Americas.
Precedentemente noto come RCA Building, è il cuore del Rockefeller Center. È un grattacielo di 70 piani, alto 266 metri.
Ospita, tra gli altri, gli uffici della famiglia Rockefeller (tra il 54esimo e il 56esimo piano), il quartier generale della NBC, e al 65esimo piano il famoso ristorante Rainbow Room (letteralmente "Sala Dell'Arcobaleno") anche sede di importanti congressi.
In cima al grattacielo è accessibile al pubblico (a pagamento) il Top of the Rock: un punto di osservazione da cui si gode un fantastico panorama sulla città di New York, che può facilmente competere con il ben più alto 86esimo piano del vicino Empire State Building.

Fallingwater, o Casa sulla cascata, o Casa Kaufmann, Pennsylvania

La Casa sulla cascata è il nome italiano con cui è più nota Fallingwater, o Casa Kaufmann dal nome del suo proprietario, una villa progettata e realizzata a Mill Run in Pennsylvania (Stati Uniti d'America) dall'architetto Frank Lloyd Wright e considerata uno dei capolavori dell'architettura organica.
http://i.imgur.com/PKcpL.jpgQuest'architettura (definita dal suo autore "architettura organica") promuove un'armonia tra genere umano e natura, la creazione di un nuovo sistema in equilibrio tra l'ambiente costruito e l'ambiente naturale attraverso l'integrazione dei vari elementi artificiali (costruzioni, arredi, ecc.) e naturali dell'intorno ambientale del sito. Tutti divengono parte di un unico interconnesso organismo architettonico. Wright adopera per raggiungere la sua architettura organica non solo i materiali del luogo, come la pietra, ma anche e soprattutto una moderna tecnologia espressiva, che nonostante la sua apparente dirompenza si integra meravigliosamente con i suoi volumi nello spazio del luogo.
http://alexmb92.files.wordpress.com/2010/08/casakaufman2.jpgFallingwater nasce da un progetto del 1935 per Edgar J. Kaufmann, un ricco e sofisticato commerciante di Pittsburgh. La sua costruzione, iniziata nel 1936, termina nel 1939. Frank Lloyd Wright è ispirato dalla famiglia Kaufmann che è affascinata da una cascata su un ruscello chiamato Bear Run che corre sui boschi montuosi dell’ovest della Pennsylvania. Così realizza una serie di piani a terrazza a sbalzo e sovrapposte, che si richiamano alla stratificazione delle rocce del sito e che aggettano audacemente sopra la cascata creando un eccezionale effetto scenico. La pietra nativa si fonde con le strutture in cemento armato color beige (originariamente color albicocca chiaro) che si amalgamano come in un unico impasto; così che la costruzione non può essere immaginata in nessun altro luogo se non in questo.
http://elementosdecomposicion.files.wordpress.com/2012/01/casa008-copia.jpg
La famiglia Kaufmann usa l’edificio come casa per le vacanze sino agli anni cinquanta, donandola nel 1963 al Western Pennsylvania Conservancy, che la fa diventare una casa museo aperta al pubblico con migliaia di visitatori ogni anno. L’abitazione conserva intatto quasi tutto l’arredamento disegnato da Wright e numerosi oggetti d’arte di famosi artisti dell’epoca, oltre a tappezzerie e libri originali.
Nel 1991 L’American Institute of Architects ha dichiarato Fallingwater come "la migliore opera architettonica americana di tutti i tempi." Frank Lloyd Wright definisce così l’opera alla Associazione Taliesin il 1º maggio 1955: "Fallingwater è una grande benedizione - una di quelle grandi azioni umane che possono essere sperimentate qui sulla terra, non penso che niente ancora abbia mai uguagliato la coordinazione, la sintonia espressiva di un grande principio di armonia dove la foresta, il ruscello, la roccia e tutti gli elementi strutturali sono così quietamente combinati tanto che tu puoi realmente ascoltare non altri rumori se non la musica del ruscello che scorre. Ma se tu ascolti il suono di Fallingwater tu ascolti la quiete della campagna..." 
http://www.peterbeers.net/interests/flw_rt/Pennsylvania/Falling_Water/winter_2003/DSCN1539_Fallingwater_From_View.JPG Al piano principale ed al lato del camino, poggiante su un macigno e fulcro della composizione, è il grande soggiorno aperto verso sud e fiancheggiato da due terrazze; sul suo angolo ad est è l'ingresso al quale segue la scala che porta ai piani superiori.
La zona giorno occupa il lato nord dell'edificio; dal soggiorno con una scala si scende al basamento dell'edificio, dove dall'acqua della cascata emergono sagomati sostegni di cemento ed altri elementi portanti, formati da blocchi di pietra locale. I tre piani della casa si arretrano gradualmente dal corpo roccioso centrale, il succedersi dei piani equivale ad un continuo incrociarsi di un volume sull'altro. La logica compositiva si basa sul saldo rapporto con l'ambiente circostante: l'asimmetricità dei corpi e lo slittamento dei volumi riflettono e al contempo esaltano l'organico "disordine" proprio della natura del luogo.
https://ripullulailfrangente.files.wordpress.com/2013/06/20130610-234212.jpghttp://www.wright-house.com/frank-lloyd-wright/fallingwater-pictures/large-fallingwater-photos/high-resolution/c1-guest-house-plunge-pool-L.jpgLa casa ha avuto problemi strutturali sin dall’inizio. Durante la costruzione Wright ebbe numerosi contrasti con gli ingegneri della MetzgerRichardson, che seguivano i problemi costruttivi. A struttura ultimata Wright, per convincere l'impresario costruttore a smontare i casseri, dovette posizionarsi proprio sotto la terrazza più grande mentre gli operai toglievano i casseri e i puntelli. Al momento ebbe ragione il grande maestro e non accadde niente ma di lì a poco i primi cedimenti cominciarono a manifestarsi e la struttura si fessurò con inevitabili infiltrazioni d'acqua all'interno dell'edificio. Tanto che Mr. Kaufmann chiamava Fallingwater “l’edificio dai sette secchi”. Gli ulteriori rinforzi in acciaio nella struttura richiesti dagli ingegneri dell’impresario erano ben motivati, ma trovarono l’opposizione di Wright, alimentata anche dal fatto che la tecnica del cemento armato non era all’epoca ancora ben conosciuta. Mancava, infatti, alle terrazze una leggera contropendenza, com'è in uso nel costruire corrente di oggi, che servisse a compensare la loro deformazione al disarmo; e non si erano accertati ancora gli effetti del fluage: una modificazione nel tempo del calcestruzzo che, benché abbia un aspetto massiccio, genera deformazioni di tipo viscoso che vanno incrementandosi nel corso degli anni. Tutti questi motivi hanno originato un abbassamento di uno degli angoli delle terrazze di addirittura 18 cm.    
http://s2.stliq.com/c/l/c/c9/28565749_iconica-casa-sulla-cascata-3.jpgNel 1996 Western Pennsylvania Conservancy, oggi proprietaria dell’immobile, ha iniziato un intenso programma di restauro di Fallingwater, affidato allo studio Robert Silman Associates di Washington. Dopo un'approfondita analisi, è stato inserito dell'acciaio nelle parti strutturali principali, con la tecnica del post-tensionamento del calcestruzzo; e questo settanta anni dopo la sua maturazione. Oggi i pericoli di crolli sono stati definitivamente scongiurati, e per ciò che concerne il dislivello della terrazza sopraccennato l’ingegnere John Matteo, che ha seguito i recenti lavori di consolidamento ha dichiarato: “abbiamo preferito non modificare la geometria attuale e conservare i segni della storia strutturale dell'edificio, come nel caso della Torre di Pisa”.

Torre Eiffel, Parigi

La torre Eiffel (in lingua francese Tour Eiffel) è il monumento più famoso di Parigi ed è conosciuta in tutto il mondo come simbolo della città stessa e della Francia. Prende il nome dal suo progettista, l'ingegnere Gustave Eiffel, che costruì anche la struttura interna della Statua della libertà. È visitata mediamente ogni anno da circa cinque milioni e mezzo di turisti. Nel 2006 è stata al nono posto tra i siti più visitati della Francia, ed è il monumento a pagamento più frequentato del mondo con 6 893 000 visitatori nel 2007. Dalla sua apertura, nel 1889, è stata visitata da circa 250 milioni di persone. 
http://www.sfondidesktopgratis.net/var/albums/Paesaggi/torre-eiffel-tramonto.jpg?m=1361623898La sua manutenzione, dal 1981 al 2005, è stata curata dalla Societé Nouvelle d'Exploitation de la Tour Eiffel (SNTE). Dal 2006 al 2015 essa è affidata alla Société d'Exploitation de la Tour Eiffel (SETE). La struttura, che con i suoi 324 m è la più alta di Parigi, venne costruita in meno di due anni, dal 1887 al 1889; sarebbe dovuta servire da entrata all'Esposizione Universale del 1889, una Fiera Mondiale organizzata per celebrare il centenario della Rivoluzione francese. Inaugurata il 31 marzo del 1889, fu aperta ufficialmente il 6 maggio dello stesso anno dopo appena 2 anni, 2 mesi e 5 giorni di lavori.
Per salire fino in cima vi sono due possibilità: i 1665 scalini oppure due ascensori trasparenti. La struttura è divisa in tre livelli aperti al pubblico, raggiungibili sia con l'ascensore sia con le scale. A sud-est della torre si allunga una distesa erbosa da cui un tempo partivano i primi voli in mongolfiera.
http://www.artslife.com/wp-content/uploads/2013/06/Torre_Eiffel1.jpgQuando fu costruita, si registrò una certa resistenza da parte del pubblico, in quanto si pensava che sarebbe stata una struttura poco valida esteticamente (ancora oggi è poco apprezzata da alcuni parigini, che la chiamano "l'asparago di ferro"). Tra l'altro, nel 1909 la Torre Eiffel rischiò di essere demolita perché contestata dall'élite artistica e letteraria della città; fu risparmiata solamente perché si rivelò una piattaforma ideale per le antenne di trasmissione necessarie alla nuova scienza della radiotelegrafia. Tuttavia è generalmente considerata uno degli esempi di arte in architettura più straordinari e costituisce indiscutibilmente uno dei simboli di Parigi più rappresentativi nel mondo ed è stata proposta per le sette meraviglie del mondo moderno. 
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/e/ec/Dimensions_tour_Eiffel.JPGIl monumento ha mantenuto il record di costruzione più alta del mondo fino al 1930, anno in cui fu completato il Chrysler Building di New York.
Al 3º livello Gustave Eiffel aveva creato un appartamento in cui riceveva gli ospiti più illustri; oggi vi si trovano le statue di Eiffel insieme a Thomas Edison e alla figlia Claire durante l'incontro avvenuto durante la Fiera Mondiale del 1889 in cui Edison portò un esemplare di Fonografo.
I meccanismi degli ascensori sono quelli originali del 1889 e percorrono, all'anno, 100 000 km
Inizialmente a Eiffel era stato concesso di lasciare in piedi la Torre per 20 anni, ma vista la grande utilità di questa struttura sia a causa del grande sviluppo che in quegli anni ebbero le comunicazioni via etere sia come laboratorio per studi scientifici, le fu permesso di restare anche per le generazioni future.
 Eiffel, che all'inizio non aveva altra ambizione che celebrare con questa costruzione i progressi della tecnica, si sentì presto obbligato a trovare delle utilità scientifiche alla sua Torre, come misurazioni meteorologiche, analisi dell'aria, esperienze come quella del pendolo di Foucault, e così via. Egli stesso contribuì da allora a tali ricerche che portarono all'installazione di un barometro, di un parafulmini e di un apparecchio per la radiotelegrafia.
http://itphoto980x880.mnstatic.com/la-torre-eiffel_721412.jpgNon sarebbe stato solo un oggetto di curiosità per il pubblico, sia durante l'esposizione che dopo, ma avrebbe reso ancora servigi alla scienza e alla difesa nazionale. Proprio la difesa nazionale, infatti, salvò la torre dalla distruzione cui era stata destinata dopo solo un ventennio di vita.
Dal 1898 Eiffel aveva consentito a Eugène Ducretet di realizzare esperimenti di telegrafia senza fili fra la Torre e il Panthéon, e offerto alla direzione dello scienziato di finanziarli egli stesso. Il generale Ferrié, che divenne poi amico di Eiffel, riuscì nelle prime comunicazioni di questo tipo sostenendo la causa della torre contro la demolizione.
Fu così che la Tour Eiffel permise di comunicare con le navi da guerra e con i dirigibili, oltre che di intercettare i messaggi del nemico. In questo modo fu possibile, poi, l'arresto di Gertrude Zelle, detta Mata Hari, e mobilitare in tempo i taxi parigini per inviarli sul fronte della Marna, dove divennero per sempre i "taxi della Marna", grazie all'antenna radio installata sulla sommità della torre.
Dal Capodanno del 2000 sulla torre sono installati quattro potenti fari ruotanti che, coprendo ciascuno un arco di 180°, illuminano tutta la città ogni sera.

martedì 22 luglio 2014

Il Tempio di Ercole Vincitore, Roma

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/6/65/Tempuio_di_Ercole_Vincitore.JPGIl Tempio di Ercole Vincitore o Ercole Oleario sorge in piazza della Bocca della Verità a Roma, poco distante dal Tempio di Portuno all'interno del foro Boario. A causa di un'attribuzione errata, nata durante il Rinascimento, il tempio è talvolta ancora indicato popolarmente come Tempio di Vesta; l'errore è dovuto alla sua forma circolare che lo rende simile al vero tempio di Vesta situato nel Foro romano.
Risalendo al 120 a.C. circa, si tratta del più antico edificio di Roma di marmo conservatosi.
 Della copertura originaria rimangono unicamente alcune lastre di marmo. Un blocco che probabilmente era la base della statua venerata riporta l'iscrizione in base alla quale si è riusciti a determinare a chi fosse dedicato il tempio, oltre che il nome dello scultore della statua, il greco Skopas minore, vissuto nel II secolo a.C. e autore di altre opere nella zona del Circo Flaminio. L'architetto potrebbe essere stato quell'Ermodoro di Salamina, autore anche del tempio di Giove Statore e di altre opere a Roma. Le fonti antiche parlano di un tempio di Hercules Victor fuori dalla Porta Trigemina e parlano della sua costruzione, risalente al 120 a.C.. Fu commissionata da un ricco mercante romano, Marco Ottavio Erennio, che la dedicò ad Ercole protettore degli oleari, corporazione a cui il mercante apparteneva. Ercole era inoltre il protettore dei commerci e della transumanza delle greggi: la sua locazione nel Foro Boario non è, di conseguenza, per nulla casuale.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/4/40/Temple_Hercule_(Rome)_-_Chapiteaux.JPG
Il tempio conferma il potere economico dei mercanti romani nel II secolo a.C., capaci ormai di erigere opere progettate da artisti greci con il prezioso marmo ellenico. Esso va messo in relazione con la coeva "Agorà degli Italiani" di Delos, dove aveva luogo il redditizio mercato degli schiavi, fatta costruire a spese dei Romani e degli Italici che commerciavano nell'Egeo. L'edificio quindi rappresentava la potenza del ceto equestre e si trovava vicino al Tempio di Ercole Invitto, del quale riprendeva le forme e la divinità, eretto invece dalla nobilitas romana.
Il tempio di Ercole Vittore fu successivamente restaurato sotto l'imperatore Tiberio e deve la sua conservazione, come molti altri monumenti romani, al fatto di essere stato trasformato in chiesa nel medioevo: venne infatti consacrato nel 1132 e dedicato a Santo Stefano delle Carrozze, per poi essere trasformato nel XVII secolo nella chiesa di Santa Maria del Sole, perché poco distante dalla chiesa, sui margini del Tevere, fu ritrovata un'immagine della Madonna da cui partiva un raggio di sole.
Questo tempio e il tempio di Vesta di Tivoli ispirarono inoltre le chiese a pianta circolare del Rinascimento. L'edificio venne ufficialmente riconosciuto come monumento antico nel 1935.

http://media-cdn.tripadvisor.com/media/photo-s/05/1a/a6/2a/tempio-di-vesta.jpgLa struttura del tempio imitava quella del perduto Tempio di Ercole Invitto, eretto da Scipione Emiliano nel 142 a.C. presso l'ara Massima e distrutto nel XV secolo (ne restano alcuni disegni e piante di Baldassarre Peruzzi e altri). Tutta la struttura tradisce una chiara derivazione da modelli greci (coi gradini al posto del podio e la struttura in marmo), sia nell'architettura che nelle decorazioni, ispirati a modelli del IV secolo a.C., come le tholoi dei grandi santuari greci, con il filtro però del tardo ellenismo. È una tipica opera di artisti neoattici che nel II secolo a.C. operavano a Roma . Il tempio è monoptero, di forma circolare, ed è costruito in marmo. La sua pianta ha un diametro di 14.8 m. Il marmo originario usato per l'opera è greco, pentelico.
Si erge su una fondazione ad anelli di blocchi di cappellaccio a loro volta su una piattaforma in blocchi di tufo di Grotta Oscura, che inglobano lo sbocco della Cloaca Maxima. La base presenta un crepidoma (base a gradini), priva quindi del podio di matrice italica.
http://storiadigitale.zanichellipro.it/media/images/221.jpgLa cella cilindrica, aperta verso est, è decorata con un alto zoccolo, fini ortostrati e la parte superiore a imitazione della muratura isodoma. Nel pavimento della cella si apre una favissa, un pozzo profondo a forma di tholos. La parte centrale è circondata da venti colonne scanalate alte 10.6 metri con basi attiche e capitelli corinzi; undici colonne e nove capitelli risalgono al restauro di epoca tiberiana e sono riconoscibili perché in marmo apuano di Luni. Alcuni capitelli hanno perso la parte superiore.
La trabeazione ora non è più esistente (tranne qualche resto della cornice), né rimane il soffitto della peristasi, che presentava i cassettoni. La cella era coperta da tetto conico ribassato che richiama il modello delle tholoi greche. Il tetto presente oggi sull'edificio è un rifacimento del '96.
In pianta l'edificio rispetta il canone di Vitruvio, mentre in alzato sono state prese alcune licenze non canoniche, riscontrabili anche nei particolari architettonici e che rivelano l'impiego di maestranze locali. Al suo interno presenta degli affreschi risalenti al 1475 con scene della Madonna ed i Santi. Nello stesso anno vennero eseguite delle riparazioni all'edificio e venne installata, sul pavimento, una targa commemorativa per volere di Sisto IV.

Il Pantheon, Roma

 Il Pantheon (tempio di tutti gli dei) è un edificio di Roma antica, costruito come tempio dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future. Gli abitanti di Roma lo chiamano amichevolmente la Rotonna, o Ritonna ("la Rotonda"), da cui anche il nome della piazza antistante. Fu fatto ricostruire dall'imperatore Adriano tra il 118 e il 128 d.C., dopo che gli incendi dell'80 e del 110 d.C. avevano danneggiato la costruzione precedente di età augustea.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/06/Rome_Pantheon_front.jpgL’edificio del Pantheon è inscrivibile in una sfera perfetta. L'altezza dell'edificio è uguale al suo diametro e misura 43,44 m per 43,44 m. Questa caratteristica risponde a criteri classici di architettura equilibrata e stabile. Nel Pantheon questi principi sono sintetizzati dall’armonia delle linee e dal calcolo perfetto delle geometrie delle masse.
All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda, o Santa Maria ad Martyres, il che gli ha consentito di sopravvivere quasi integro alle spoliazioni apportate agli edifici della Roma classica dai papi. Gode del rango di Basilica minore ed è l'unica basilica di Roma oltre a quelle patriarcali ad avere ancora il Capitolo. Nel 2013 è stato visitato da 6.579.888 persone.

Il primo Pantheon è stato fatto costruire da Agrippa
Il primo Pantheon fu fatto costruire nel 27-25 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, nel quadro della monumentalizzazione del Campo Marzio, affidandone la realizzazione a Lucio Cocceio Aucto. Esso sorgeva infatti fra i Saepta Iulia e la basilica di Nettuno, fatti erigere a spese dello stesso Agrippa. 
L'iscrizione originale di dedica dell'edificio, riportata sulla successiva ricostruzione di epoca adrianea, recita: M•AGRIPPA•L•F•COS•TERTIVM•FECIT, ossia Marcus Agrippa, Lucii filius, consul tertium fecit, "Costruito da Marco Agrippa, figlio di Lucio, console per la terza volta"; il terzo consolato di Agrippa risale appunto all'anno 27 a.C. Tuttavia Cassio Dione Cocceiano lo elenca con la basilica di Nettuno e il Gymnasium Laconiano tra le opere di Agrippa terminate nel 25 a.C.
http://static.guide.supereva.it/guide/latino/panteon_meridiana.jpgDai resti rinvenuti a circa 2,50 m sotto l'edificio alla fine del XIX secolo, si sa che questo primo tempio era di pianta rettangolare (m 43,76x19,82) con cella disposta trasversalmente, più larga che lunga, costruito in blocchi di travertino rivestiti da lastre di marmo. L'edificio era rivolto verso sud, in senso opposto alla ricostruzione adrianea, preceduto da un pronao sul lato lungo che misurava in larghezza 21,26 m. Davanti ad esso si trovava un'area scoperta circolare, una sorta di piazza che separava il tempio dalla basilica di Nettuno, recintata da un muretto in opera reticolata e con pavimento in lastre di travertino. Sopra queste lastre ne vennero poi posate altre di marmo, forse durante il restauro domizianeo.
L'edificio di Agrippa aveva comunque l'asse centrale che coincideva con quello dell'edificio più recente e la larghezza della cella era uguale al diametro interno della rotonda. L'intera profondità dell'edificio augusteo coincide inoltre con la profondità del pronao adrianeo. Dalle fonti sappiamo che i capitelli erano realizzati in bronzo e che la decorazione comprendeva delle cariatidi e statue frontonali. Il tempio si affacciava su una piazza limitata sul lato opposto dalla basilica di Nettuno.
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Cassio Dione Cocceiano afferma che il "Pantheon" aveva questo nome forse perché accoglieva le statue di molte divinità o più probabilmente perché la cupola della costruzione richiamava la volta celeste (e quindi le sette divinità planetarie), e che l'intenzione di Agrippa era stata quella di creare un luogo di culto dinastico, dedicato agli dei protettori della Gens Iulia (Marte e Venere), e dove fosse collocata una statua di Ottaviano Augusto, da cui l'edificio avrebbe derivato il nome. Essendosi l'imperatore opposto ad entrambe le cose, Agrippa fece porre all'interno una statua del Divo Giulio e, all'esterno, nel pronao, una di Ottaviano e una di sé stesso, a celebrazione della loro amicizia e del proprio zelo per il bene pubblico. L'edificio venne decorato dall'artista neoattico Diogenes di Atene. Distrutto dal fuoco nell'80, venne restaurato sotto Domiziano, ma subì una seconda distruzione sotto Traiano.

Ricostruzione del Pantheon ad opera di Adriano 
Sotto Adriano l'edificio venne interamente ricostruito. I bolli laterizi (marchi di fabbrica annuali sui mattoni) appartengono agli anni 115-127 e si può ipotizzare che il tempio fosse stato inaugurato dall'imperatore durante la sua permanenza nella capitale tra il 125 e il 128. Secondo alcuni il progetto, redatto subito dopo la distruzione dell'edificio precedente in epoca traianea, sarebbe attribuibile all'architetto Apollodoro di Damasco. Rispetto all'edificio precedente fu invertito l'orientamento, con l'affaccio verso nord. Il grande pronao e la struttura di collegamento con la cella occupavano l'intero spazio del precedente tempio, mentre la rotonda venne costruita quasi facendola coincidere con la piazza augustea circolare recintata che divideva il Pantheon dalla basilica di Nettuno. Il tempio era preceduto da una piazza porticata su tre lati e pavimentata con lastre di travertino. L'edificio è costituito da un pronao collegato ad un'ampia cella rotonda per mezzo di una struttura rettangolare intermedia.

Il pronao
https://c1.staticflickr.com/7/6156/6189355807_2b9b36071c_z.jpgIl pronao, ottastilo (con otto colonne di granito grigio in facciata), misura m 34,20x15,62 m ed era innalzato di m 1,32 sul livello della piazza per cui vi si accedeva per mezzo di cinque gradini. L'altezza totale dell'ordine è di 14,15 m e i fusti hanno 1,48 m di diametro alla base.
Sulla facciata il fregio riporta l'iscrizione di Agrippa in lettere di bronzo, mentre una seconda iscrizione relativa ad un restauro sotto Settimio Severo fu più tardi incisa sull'architrave. Il frontone doveva essere decorato con figure in bronzo, fissate sul fondo con perni: dalla posizione dei fori rimasti si è ipotizzata la presenza di una grande aquila ad ali spiegate. All'interno, due file di quattro colonne dividono lo spazio in tre navate: quella centrale più ampia conduce alla grande porta di accesso della cella, mentre le due laterali terminano su ampie nicchie che dovevano ospitare le statue di Augusto e di Agrippa qui trasferite dall'edificio augusteo. http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/a/a3/Pantheon_section_sphere.svg/512px-Pantheon_section_sphere.svg.pngI fusti delle colonne erano in granito grigio (otto in facciata) o rosa (otto, distribuite nelle due file retrostanti), provenienti dalle cave egiziane di Assuan, ed anche i fusti dei porticati della piazza erano in granito grigio, sebbene di dimensioni inferiori. I capitelli corinzi, le basi e gli elementi della trabeazione erano in marmo bianco pentelico, proveniente dalla Grecia. L'ultima colonna del lato orientale del pronao, mancante già dal XV secolo fu rimpiazzata da un fusto in granito grigio sotto papa Alessandro VII e la colonna all'estremità orientale della facciata fu ugualmente sostituita sotto papa Urbano VIII con un fusto in granito rosso: l'originaria alternanza dei colori nelle colonne è stata perciò alterata nel corso del tempo. Le nuove colonne provenivano entrambe dalle Terme Neroniane.
Il timpano è divenuto liscio per l'avvenuta perdita della decorazione bronzea, di cui però si vedono ancora i fori per i supporti che la sostenevano.
http://www.didatticarte.it/public/pantheon-viste.jpgIl tetto a doppio spiovente è sorretto da capriate lignee, sostenute da muri in blocchi con archi poggianti sopra le file di colonne interne. La copertura bronzea della travatura lignea del pronao fu asportata nel 1625 sotto papa Urbano VIII per la edificazione del Baldacchino di San Pietro, opera di Gian Lorenzo Bernini, e per la realizzazione di 80 cannoni del Castel Sant'Angelo: per questo "riciclo" fu scritta la famosa pasquinata "quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini". Il pronao è pavimentato in lastre di marmi colorati che si dispongono secondo un disegno geometrico di cerchi e quadrati. Anche i lati del pronao sono rivestiti in marmo.

L'avancorpo
http://www.faustomancini.com/images/sezioni.gif La struttura intermedia che collega il pronao alla cella è un avancorpo in opera laterizia, costituita da due massicci pilastri che si appoggiano alla rotonda, collegati da una volta che proseguiva senza soluzione di continuità l'originaria volta sospesa in bronzo della parte centrale del pronao. Nei pilastri sono inserite scale di accesso alla parte superiore della rotonda. La parete è rivestita con lastre di marmo pentelico e decorata all'esterno e ai lati della porta della cella da un ordine di lesene che prosegue l'ordine del pronao. Tra le lesene sono inseriti pannelli decorativi con ghirlande e con strumenti sacrificali.
http://www.coscienza.org/images/Pantheon_A.jpgAll'esterno la struttura ha la stessa altezza del cilindro della rotonda e doveva come questa avere un rivestimento in stucco e intonaco, poi scomparso.
Sulla facciata un frontone in laterizio ripete quello del pronao ad un'altezza maggiore, e si rapporta alle divisioni delle cornici marcapiano presenti sulla rotonda, che proseguono senza soluzione di continuità sulle pareti esterne della struttura rettangolare al di sopra dell'ordine di lesene. Il frontone, nascosto dal pronao, doveva comunque essere visibile solo da grande distanza. La differenza di livello tra i due frontoni ha fatto ipotizzare che il pronao dell'edificio fosse stato in origine previsto di maggiori dimensioni, con fusti di colonna di 14,80 m invece che di 11,84 m, ma che le cave di granito egiziane, già sfruttate per i fusti del monumentale ingresso settentrionale del Foro di Traiano, non fossero in grado di fornire altri fusti monolitici di tali eccezionali dimensioni e che il progetto dovette dunque essere ridotto e modificato. La porta in bronzo, di proporzioni diverse da quelle dell'apertura, proviene forse da un altro antico edificio.

La Rotonda
L'esterno della rotonda nasconde la cupola per un terzo, costruendo un corpo cilindrico che altro non è che la continuazione in verticale del tamburo. Tra cupola e muro esterno è così racchiusa un'ampia intercapedine dove sono state ricavate un doppio sistema di camere finestrate, organizzate su un corridoio anulare, che ha anche la funzione di alleggerire il peso delle volte.
Il corpo esteriore della rotonda, esclusa la cupola, non era visibile in antico, in quanto nascosto dalla presenza di altri edifici contigui; per questo non presenta particolari decorazioni, a parte tre cornici con mensole a altezze diverse: in corrispondenza della trabeazione del primo ordine interno, lungo la linea d'imposta della cupola e sul coronamento. A ciascuna di queste tre fasce corrispondono anche diversi materiali usati nell'edificio, via via più leggeri.
http://www.akhenaton.it/wp-content/uploads/2011/02/cupola-del-Pantheon.jpgLo spazio interno della cella rotonda è costituito da un cilindro coperto da una semisfera. Il cilindro ha altezza uguale al raggio (21,72 m) e l'altezza totale dell'interno è uguale al diametro (43,44 m). Al livello inferiore si aprono sei ampie nicchie distile (ossia con due colonne sul fronte), a pianta alternativamente rettangolare (in realtà trapezoidale) e semicircolare, più la nicchia dell'ingresso e l'abside. Questo primo livello è inquadrato da un ordine architettonico con le colonne in corrispondenza dell'apertura delle nicchie e lesene nei tratti di parete intermedi, che sorreggono una trabeazione continua. Solo l'abside opposta all'ingresso è invece fiancheggiata da due colonne sporgenti dalla parete, con la trabeazione che gira all'interno come imposta del catino absidale a semicupola. Tra le lesene, negli spazi tra le nicchie, sono presenti otto piccole edicole su alto basamento, con frontoncini alternativamente triangolari e curvilinei. Le pareti sono rivestite da lastre di marmi colorati. L'ordine superiore, in opus sectile, aveva un ordine di lesene in porfido che inquadravano finestre e un rivestimento in lastre di marmi colorati. Le finestre si affacciano sul primo corridoio anulare interno di alleggerimento. La decorazione romana originale di questa fascia fu sostituita con una realizzata nel XVIII secolo (probabilmente negli anni 1747-1752), che solo in parte ripristinò l'aspetto antico. Nel settore sud-occidentale una parte dell'originario aspetto romano di questo livello fu restaurata successivamente, ma in modo non del tutto preciso.
http://www.antika.it/wp-content/uploads/2011/11/centro-pavimento-pantheon.jpgIl pavimento della rotonda è leggermente convesso verso i lati, con la parte più alta (spostata di circa 2 metri verso nord-ovest rispetto al centro) sopraelevata di circa 30 cm, mentre è concavo al centro per far sì che la pioggia che scende all'interno del tempio attraverso l'oculo posto sulla cima della cupola, defluisca verso i 22 fori di scolo posti al centro della rotonda. Esistono alcune leggende secondo cui dall'oculo non entra la pioggia, a causa di un sistema di correnti d'aria, ma sono evidentemente false. Il rivestimento è in lastre con un disegno di quadrati in cui sono iscritti alternativamente cerchi o quadrati più piccoli.

 La Cupola
 La cupola, del diametro di 43,44 m, è l'archetipo delle cupole costruite nei secoli successivi in Europa e nel Mediterraneo, sia nelle chiese cristiane, sia nelle moschee musulmane. Per ciò che concerne il diametro, la cupola del Pantheon fu, fino alla costruzione della cupola del Brunelleschi a Firenze, la più grande in assoluto; oggi, se si considera la copertura del CNIT di Parigi come una cupola (in realtà è una volta a crociera), è la terza. La cupola di San Pietro ha invece un diametro leggermente inferiore. Tra le cupole in calcestruzzo, quella del Pantheon ha le dimensioni del diametro ancora insuperate.
http://www.shan-newspaper.com/web/images/stories/images046/pantheon_01.jpgAll'interno è decorata da cinque ordini di ventotto cassettoni; ventotto era un numero che gli antichi consideravano perfetto, dal momento che si ottiene dalla somma 1+2+3+4+5+6+7 e che il sette è un numero che indica perfezione, essendo sette i pianeti visibili ad occhio nudo. I cassettoni sono di misura decrescente procedendo verso l'alto, e sono assenti nell'ampia fascia liscia vicina all'oculo centrale, di 8,92 m di diametro. L'oculo, che dà luce alla cupola, è circondato da una cornice di tegoloni fasciati in bronzo fissati alla cupola, che forse proseguiva internamente fino alla fila più alta di cassettoni. Una tradizione romana, vuole che nel Pantheon non penetri la pioggia per il cosiddetto "effetto camino": in realtà, è una leggenda legata al passato quando la miriade di candele che venivano accese nella chiesa, produceva una corrente d'aria calda che saliva verso l'alto e che incontrandosi con la pioggia la nebulizzava, annullando pertanto la percezione dell'entrata dell'acqua.
La realizzazione fu resa possibile grazie ad una serie di espedienti che contribuiscono all'alleggerimento della struttura, dall'utilizzo dei cassettoni, all'uso di materiali via via sempre più leggeri verso l'alto: nello strato più vicino al tamburo cilindrico abbiamo strati di calcestruzzo con scaglie di mattoni, salendo troviamo calcestruzzo con scaglie di tufo, mentre nella parte superiore, nei pressi dell'oculo troviamo calcestruzzo confezionato con inerti tradizionali, miscelati a lava vulcanica macinata.
All'esterno, la cupola è nascosta inferiormente da una sopraelevazione del muro della rotonda, ed è quindi articolata in sette anelli sovrapposti, l'inferiore dei quali conserva tuttora il rivestimento in lastre di marmo. La parte restante era coperta da tegole in bronzo dorato, asportate dall'imperatore bizantino Costante II, ad eccezione di quelle che circondavano l'oculo, tuttora in situ. Lo spessore della muratura si rastrema verso l'alto (da 5,90 m inferiormente a 1,50 m in corrispondenza della parte intorno all'oculo centrale).

La struttura
http://mw2.google.com/mw-panoramio/photos/medium/67004666.jpgLa cupola poggia sopra uno spesso anello di muratura in opera laterizia, sul quale si trovano aperture su tre livelli. Queste aperture, in parte utilizzate a fini estetici, come le esedre dell'interno, in parte spazi vuoti con funzioni prevalentemente strutturali, compongono una struttura di sostegno articolata, inglobata nell'anello continuo che appare alla vista. Sulla parete esterna della rotonda è ora visibile dopo la scomparsa dell'intonaco di rivestimento, la complessa articolazione degli archi di scarico in bipedali inseriti nella muratura da parte a parte, che scaricano il peso della cupola sui punti di maggior resistenza dell'anello, alleggerendo il peso in corrispondenza dei vuoti.
La particolare tecnica di composizione del cementizio romano permette alla cupola priva di rinforzi di restare in piedi da quasi venti secoli. Una cupola di queste dimensioni sarebbe infatti difficilmente edificabile con i moderni materiali, data la poca resistenza alla trazione del calcestruzzo moderno, senza armatura. Il fattore determinante sembra essere una particolare tecnica di costruzione: il cementizio veniva aggiunto in piccole quantità drenando subito l'acqua in eccesso. Questo, eliminando in tutto o in parte le bolle d'aria che normalmente si formano con l'asciugatura, conferisce al materiale una resistenza eccezionale. Inoltre venivano utilizzati materiali via via più leggeri per i caementa mescolati alla malta per formare il cementizio: dal travertino delle fondazioni alla pomice vulcanica della cupola
http://www.thatsamoreitalia.com/wp-content/uploads/2014/04/pantheon-fronte-notte-roma.jpg«Immaginate quale impressione poteva suscitare negli spettatori la visione dell’imperatore Augusto che, nel momento esatto di varcare la soglia del Pantheon, veniva illuminato dai raggi del sole come da un riflettore di scena!». 
È Eugenio La Rocca, storico sovrintendente ai Beni culturali del Comune di Roma (da quando era sindaco Francesco Rutelli fino al sodalizio con Walter Veltroni), nonché professore ordinario de La Sapienza e curatore della mostra blockbuster «Augusto» alle Scuderie del Quirinale, a svelare i retroscena di uno spettacolo astronomico unico. Uno show ben congegnato, su progetto del primo imperatore di Roma, e che si manifestava in un solo giorno dell’anno. Ma non una data qualsiasi (perché nulla nelle imprese architettoniche e urbanistiche della Roma antica è lasciato al caso).  Bensì, il 21 aprile, a mezzogiorno. Coordinata emblematica che rimanda al Natale di Roma, la fondazione della città eterna per volere di Romolo. Fino ad oggi la cupola mozzafiato del Pantheon (monumento eretto sotto Augusto, poi ricostruito da Adriano nella prima metà del II sec. d.C.) ha stimolato fior di studi, ma anche innumerevoli leggende e curiosità legate al suo «oculo», quell’unica finestra circolare (del diametro di nove metri) che si apre al centro della cupola titanica. Ebbene questo «opaion» (per dirla con gli antichi) ha un significato archeo-astronomico ben preciso che è stato ricostruito e documentato da La Rocca, mettendo in relazione per la prima volta una serie di fonti con recenti scoperte archeologiche. Lo studio è stato presentato ieri nel corso di una conferenza presso la Biblioteca Vallicelliana dal titolo «Augusto nel Campo Marzio settentrionale».

LA PORTA DI BRONZO   http://zaro41.files.wordpress.com/2010/06/orientazione-3845-pantheon.jpg
«I raggi del sole, fluendo dall’oculo, colpiscono tuttora le pareti del tempio proprio come un riflettore di scena, scandendo il passare delle stagioni ed evidenziando in determinati giorni e in determinati orari le edicole e le esedre - racconta La Rocca - Ma la fascia luminosa si dirige e colpisce perfettamente la porta d’ingresso del Pantheon nel giorno del 21 aprile, la nascita di Roma: a mezzogiorno esatto, il faro di luce centrava, e centra ancora oggi, l’ingresso del tempio». Che fosse un fenomeno solare legato ad Augusto lo confermano le recenti scoperte, nell’area antistante il Pantheon, delle originarie scale del tempio di età augustea: «Questi reperti testimoniano che il Pantheon rifatto da Adriano, cioè quello che vediamo oggi, ha preservato l’orientamento verso Nord - riflette La Rocca - E sempre dell’edificio augusteo conserva anche la monumentale porta di bronzo. Pertanto ci sono tutte le motivazioni per supporre che il fenomeno dei raggi solari riguardasse anche il Pantheon di Augusto, eretto com’è noto da Agrippa amico e genero di Augusto, che dovremo immaginare di conformazione simile, anche se di struttura meno complessa, ma con la stessa tipologia della facciata». E perché questa mise-en-scène? «È il programma politico di Augusto - evidenzia La Rocca - restituire la sua figura come nuovo fondatore della città, nel segno della pace». Un autentico «teatro solare».