Dubai, ecco l'isola a forma di palma
Le Palm Islands sono tre isole artificiali, Palma Jumeirah, Palma Jebel Ali e Palma Deira, antistanti Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
Il Pantheon della Roma antica
All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda.
Casa Batllò, Barcellona
Considerata una delle opere più originali del celebre architetto catalano Antoni Gaudí , l'edificio è stato dichiarato, nel 2005, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
Giza e le sue Piramidi
Giza deve la sua importanza al fatto di ospitare, su un pianoro roccioso che si trova alla periferia della città, una delle più importanti necropoli dell'antico Egitto.
I trulli pugliesi
I Trulli di Alberobello sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.
Villa Adriana, Tivoli
Costruita a partire dal 117 d.C. dall’imperatore Adriano, è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell’antichità romana.
Mediateque di Toyo Ito, Sendai
Toyo Ito: quando la comunicazione è come la luce.
venerdì 18 luglio 2014
Mario Botta, Centro wellness Bergoase
Renzo Piano, Jean-Marie Tjibaou in Nuova Caledonia

Zaha Hadid, il MAXXI di Roma
Il museo è stato pensato come un luogo pluridisciplinare destinato alla sperimentazione e all’innovazione nel campo delle arti e dell’architettura. Nel MAXXI risiedono due istituzioni museali, il MAXXI arte e il MAXXI architettura, le cui collezioni permanenti sono incrementate sia attraverso l’acquisizione diretta di opere che tramite progetti di committenza, concorsi tematici, premi rivolti alle giovani generazioni, donazioni, affidamenti. Direttore artistico dal 3 settembre 2013 è il critico d'arte Hou Hanru.
Oltre ai due musei il MAXXI ospita un auditorium, una biblioteca e una mediateca specializzate, una libreria, una caffetteria e un bar/ristorante, gallerie per esposizioni temporanee, performance ed iniziative formative. La grande piazza che disegna gli spazi esterni può accogliere opere ed eventi dal vivo.
All'interno una grande hall a tutta altezza conduce ai servizi di accoglienza, alla caffetteria ed alla libreria, all'auditorium e alle gallerie destinate a ospitare a rotazione le collezioni permanenti dei due musei, le mostre e gli eventi culturali.
Nel luglio del 1998 viene bandito dalla Soprintendenza Speciale Arte Contemporanea, su incarico del Ministero per i Beni Culturali, il concorso internazionale di idee per la realizzazione a Roma del nuovo polo nazionale, culturale ed espositivo, dedicato all'arte e all'architettura contemporanee.
Le linee di indirizzo del concorso prevedevano di integrare il progetto con il contesto del quartiere Flaminio, di conservare l'edificio che affaccia su via Guido Reni e il grande corpo a due piani al confine con la chiesa parrocchiale, di creare spazi aperti lungo il perimetro del progetto, di porre attenzione all'illuminazione naturale e al controllo ambientale, di creare continuità nella circolazione e nei percorsi.
Il progetto si confronta con il sistema urbano delle caserme, adottandone il profilo contenuto e orizzontale. La circolazione interna confluisce in quella urbana, sovrapponendo più strati di percorsi intrecciati e di spazi aperti alle condizioni specifiche del luogo. Le complessità delle forme, il variare e l'intrecciarsi delle quote determinano una trama spaziale di grande complessità. L'andamento rigato della copertura contiene una memoria degli shed dei capannoni preesistenti. Il percorso pedonale – che all'interno diverrà museale – attraversa il sito seguendo la sagoma arrotondata del museo e scivolando sotto i volumi in aggetto degli edifici. Il progetto sembra alludere alle stratificazioni storiche e archeologiche della città di Roma che si presentano con la metafora dei layers digitali.
L'idea progettuale sul piano architettonico presenta un segno deciso che predomina negli spazi all'aria aperta, segnati dai volumi in aggetto, e negli ambienti di accoglienza, poi contraddetto dalla spazialità più sobria delle gallerie destinate a ospitare le collezioni dei due musei. Con differenti gradi di permeabilità, flessibilità e trasparenza, le diverse gallerie sono connotate dal controllo delle condizioni ambientali e di luce. Arte, architettura e spazi per eventi dal vivo convivono in una sequenza scenografica di suites caratterizzate da un uso modulato e zenitale della luce naturale. Lo spazio non si identifica esclusivamente in un percorso lineare, ma offre una gamma di scelte alternative per far sì che il visitatore non torni mai sui propri passi, godendo di suggestivi scorci panoramici sull'architettura, le opere e la città.

Edificio D
Due volumi dell'ex caserma Montello sono recuperati dal nuovo progetto, diventando parte integrante del campus: l'edificio su strada viene inserito completamente nel corpo principale del museo; l'Edificio D è stato, invece, sede provvisoria dell'attività espositiva e culturale del MAXXI, nell'attesa della costruzione del museo vero e proprio.
Il primo intervento di recupero e adeguamento funzionale, realizzato in tempi brevissimi e basato sul criterio del “minimo intervento”, ha riportato gli ambienti interni alla spazialità originaria, restituendo unitarietà alle due grandi sale. La struttura in ferro a vista, il pavimento in battuto di cemento in cui affiorano i residui della pavimentazione originale in mattonelle di asfalto pressato, la continuità delle finestre lungo i due lati lunghi, conferiscono luminosità e grande respiro agli spazi espositivi. La semplificazione e la neutralità cromatica delle finiture determinano spazi di grande flessibilità che si offrono alle più diverse soluzioni allestitive.

Le collezioni
Il patrimonio del MAXXI architettura è costituito dalle acquisizioni dirette, ma è anche legato al sistema di gestione di un vero e proprio “patrimonio virtuale”, costituito dalla rete dei musei e degli archivi pubblici e privati presenti in Italia, che permette di estendere a dismisura il patrimonio di riferimento. Mediante intese e accordi specifici – in parte già in atto – è possibile considerare collegati al museo di architettura i fondi conservati presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, l’Archivio Progetti IUAV di Venezia, l’Accademia nazionale di San Luca.
Oltre agli archivi personali, le collezioni di architettura comprendono gli archivi tematici, che raccolgono i progetti legati a un tema, come per esempio i materiali dei concorsi di progettazione promossi dalla DARC, tra cui quello per la realizzazione della sede del MAXXI e quelli legati alla missione istituzionale di promozione dall’architettura, come quelli destinati ai giovani architetti. Vi è infine una sezione che raccoglie disegni, modelli, schizzi e documenti legati a un progetto o a un singolo tema, e a questo circoscritti, che non possiedono cioè l’organicità presente in misura maggiore o minore in un archivio completo o in una sezione consistente di esso.
Le ricerche promosse dal MAXXI architettura hanno utilizzato la fotografia tanto come mezzo quanto come fine: come mezzo, in quanto strumento per l’indagine del reale, per registrare lo stato del paese nel suo mutevole paesaggio, mettendo a frutto le prerogative proprie del mezzo fotografico: documentare e interpretare per costituire memoria e formare coscienza. Il criterio guida nella scelta dei fotografi cui affidare le indagini è quello di individuare non semplici professionisti ma “autori” riconosciuti per la capacità interpretativa e per la qualità espressiva del loro lavoro. La selezione di autori presenti oggi nelle collezioni del MAXXI architettura non va intesa come esaustiva: è una collezione in fieri, che sarà ampliata con opere di altri autori – emergenti o di fama già consolidata – che compongono il panorama della fotografia d’autore.
La biblioteca
Il progetto di biblioteca è un’operazione già avviata molto prima dell’apertura del museo allo scopo di arricchire il patrimonio bibliografico già a uso esclusivo del personale della PARC. La biblioteca documenta la produzione artistica e architettonica contemporanea italiana e internazionale venendo così incontro alle esigenze degli studiosi, ma soprattutto in stretta connessione con le attività tecnico-scientifiche del museo quali le mostre, le relative attività didattiche e le acquisizioni di opere d’arte e architettura per le collezioni del museo.
Il progetto è stato pensato d’intesa con la Biblioteca della Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea, con la volontà di formare, in futuro, un unico polo scientifico di riferimento, sia a livello nazionale, che internazionale, che operi in stretta interdipendenza. Il patrimonio librario, in costante accrescimento, è costituito da saggi, monografie, cataloghi di mostre, giornali e periodici specializzati, guide di architettura contemporanea, pubblicazioni sul paesaggio contemporaneo, dizionari di architettura contemporanea così come da fondi destinati a opuscoli, CD-Rom e DVD multimediali.
L’accrescimento della collezione, assicurato da una capillare campagna di ricerca finalizzata agli acquisti, è garantito anche dal continuo scambio di pubblicazioni con importanti musei e istituzioni culturali italiane ed estere, e da donazioni da parte di privati, collezionisti, artisti e gallerie. Il rapporto di scambio è stato avviato e curato sin dall’inizio del progetto.
Particolare interesse rivestono i fondi librari sugli artisti, le cui opere sono entrate a far parte della collezione permanente del museo, quelle dedicate alla museologia e alla museografia nonché alla didattica museale. La biblioteca del MAXXI è collegata al Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN), nella rete delle biblioteche italiane promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la cooperazione delle Regioni e dell’Università, nel Polo dell’Università di Roma "La Sapienza".
La videoteca
Alla base del programma culturale che sottende il progetto di creazione della videoteca del MAXXI, c’è l’intenzione di avvalersi delle energie tecniche e creative, che si vanno raccogliendo intorno al linguaggio del videodocumentario d’arte.
Per ciò che concerne l’architettura, l’iniziativa della videoteca riconosce e promuove il ruolo crescente dell’immagine filmica nell’ambito della documentazione e della comunicazione dell’architettura, attraverso la raccolta di documenti già esistenti e stimolando la produzione di nuovi contributi. I documentari fino a oggi realizzati rappresentano, nel loro insieme, le prime linee di indirizzo culturale del museo di architettura, nella duplice attenzione per la documentazione storica e per il taglio critico e interpretativo che propongono allo spettatore. I video prodotti dalla DARC per il MAXXI architettura sono Cataloghi della collana OperaDarc sulle mostre del MAXXI. In tal senso, la produzione delle video-interviste agli artisti della collezione già implementata andrà continuata e sviluppata.
Daniel Libenskin, museo ebraico di Berlino
L'edificio che ospita il museo si distingue notevolmente dalla tipologia solita dei musei: non risponde a nessuna criterio di funzionalità poiché la linea guida seguita per la realizzazione del progetto è stata quella di raccontare la storia degli ebrei, in particolare degli ebrei in Germania. L'edificio stesso può essere considerato un'opera d'arte, poiché mescola architettura e scultura.
Libeskind ha battezzato il suo progetto between the lines (tra le linee) e nei punti in cui le due linee si intersecano si formano zone vuote, o voids, che attraversano l’intero museo. L'edificio visto dall'alto ha la forma di una linea a zig-zag e per questa ragione è stato soprannominato blitz, che in tedesco significa fulmine. La forma dell'edificio ricorda una stella di David decomposta e destrutturata. L'edificio è interamente ricoperto da lastre di zinco e le facciate sono attraversate da finestre molto sottili e allungate, più simili a squarci o ferite che a vere e proprie finestre, disposte in modo casuale.
Berlin-Museum
Il Berlin-Museum, noto anche come Kollegienhaus, fu costruito nel 1735 su progetto di Philipp Gerlach. Fu utilizzato per un lungo periodo come Corte d'Appello prussiana. Durante la Seconda guerra mondiale venne parzialmente distrutto e la sua ricostruzione venne iniziata nel 1963 e l'edificio venne adibito a museo della storia di Berlino. Questo perché, a seguito della costruzione del Muro, la parte ovest della città era rimasta priva di numerosi musei. Oggi fa parte del Jüdisches Museum e ospita il caffè, il punto informazioni, gli uffici, oltre ad essere utilizzato come spazio per esposizioni.
Giardino dell'Esilio
Torre dell'Olocausto
Foglie cadute

Alvaro Siza , il padiglione portoghese dell'Expo '98

È stato insignito di numerosi premi e onorificenze tra i quali il Pritzker Prize nel 1992, del Premio Wolf per le arti nel 2001, del RIBA's Royal Gold Medal nel 2009 e del Leone d'Oro alla Carriera in occasione della 13° Mostra internazionale di architettura di Venezia nel 2012.
Quando è stato conferito a Siza il Premio Pritzker di architettura nel 1992, la citazione della giuria per il premio è stata che “le sue forme, modellate dalla luce, hanno una semplicità ingannevole, ma sono oneste.[…] Che la semplicità, dopo un esame più attento però, si rivela come grande complessità. C’è una sottile maestria di fondo di quelle che sembrano essere creazioni naturali. ” Questa definizione può essere applicata all’intervento di Siza per il padiglione del Portogallo.
L’elemento più rappresentativo di questo padiglione è il tetto che copre la piazza, che sembra bloccarsi dolcemente come un baldacchino. Qui è evidente, come, con un gesto apparentemente semplice, può rivelarsi una così grande complessità e bellezza. Siza aveva maturato l’idea di un tetto sospeso e la soluzione risultante è una lastra di cemento, spessa 20cm, supportato su cavi d’acciaio che pende naturalmente tra i due portici. Gli stessi portici sono alti 14 metri e sono stati progettati per sopportare la tensione molto forte causata dal tetto. Siccome poi Lisbona è una zona di alta attività sismica, la sottile copertura e l’edificio sono completamente separati, ciascuno con un proprio sistema di supporto strutturale, per contrastare virtuosamente l’azione del sisma. La copertura stessa è rivestita in piastrelle di ceramica di colore rosso e verde, con un evidente riferimento i colori nazionali del Portogallo e alla tradizione costruttiva locale che spesso ha utilizzato le azulejos (piastrelle di ceramica smaltata di stagno) come ornamenti degli edifici. I principali spazi espositivi si trovano in una parte del palazzo situato a nord della piazza monumentale. Questa parte del padiglione ha posto una serie di problemi per Siza. Per le Esposizioni Mondiali molti dei padiglioni costruiti sono caratterizzati per essere installazioni temporanee e destinate dunque ad essere abbattute al termine dell’Expo. Pensando alla sostenibilità ambientale, il comitato di Lisbona aveva deciso di assicurare che i padiglioni si sarebbero potuti utilizzare dopo la conclusione dell’Expo del 98.
Il padiglione è composto da due aree espositive: una per le mostre, mentre la seconda fornisce un ampio spazio esterno per alcune installazioni. Nominato per la progettazione strutturale, Arup ha fornito consulenze in ingegneria strutturale, meccanica, elettrica, e geotecnica, per la sicurezza antincendio, la progettazione illuminotecnica e per quanto riguarda l’acustica. Il secondo corpo dell’edificio è costituito da un volume a pianta rettangolare con due piani fuori terra e un piano interrato. I tre piani si sviluppano attorno ad uno spazio aperto riempito con terra per permettere la piantumazione. Da una parte dell’edificio si sviluppa un corpo complementare che si eleva per due piani fuori terra, separato dal corpo principale mediante una galleria.
Herzog & De Meuron, lo stadio di Pechino
Inizialmente lo stadio prescelto dagli organizzatori dell'Olimpiade era il Guangdong Olympic Stadium, impianto costruito nel 1999 con questo scopo. Esso però si trova nella città di Canton, lontanissima dalla capitale, e per questo motivo nel 2002 fu deciso di costruire un nuovo grande stadio a Pechino.
Fu indetta una gara tra i più grandi architetti del mondo per scegliere il progetto migliore ed alla fine fu scelto di realizzare l'avveniristico stadio presentato dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, gli stessi che hanno progettato l'Allianz Arena di Monaco di Baviera, con la collaborazione di ArupSport, del China Architecture Design & Research Group e dell'artista contemporaneo Ai Weiwei.
Essa infatti si presenta come una mastodontica griglia di elementi d'acciaio chiusa da uno strato di materiale semi-trasparente (ETFE). Essa inoltre dispone di un sistema di recupero dell'acqua piovana e di protezione dell'interno dal vento. Il progetto prevedeva anche una sezione mobile, che rendesse lo stadio un'arena chiusa in caso di necessità, ma la sua costruzione fu abbandonata a causa dello sforzo economico eccessivo che stava richiedendo e per problemi di sicurezza, dovuti alla maestosità del progetto.
Lo stadio occupa una superficie di 250.000 m2, è largo 220 metri, lungo 330 metri e raggiunge con la copertura i 69,2 metri di altezza, pur essendo la pista di atletica sotto il livello del terreno. Sono stati utilizzati in totale 45.000 tonnellate d'acciaio per la sua costruzione.
L'elevato costo per la realizzazione dell'impianto ha causato un imprevisto blocco dei lavori di costruzione nella seconda metà del 2004 che si protrasse fino ad inizio 2005 ed il parziale ridimensionamento del progetto iniziale. La spesa totale approssimata al termine dei lavori di costruzione sarà di circa 3,5 miliardi di yuan, pari a circa 325 milioni di euro.
Dopo i giochi olimpici lo stadio è stato teatro della finale di Supercoppa italiana l'8 agosto 2009 tra Inter e Lazio, ad un anno esatto dalla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici, con vittoria dei biancocelesti. Dopo questa prima esperienza, viene siglato un contratto con la Lega Serie A in base al quale verranno disputate in questo stadio tre finali della Supercoppa Italiana tra il 2011 e il 2014. La seconda finale si tiene il 6 agosto 2011, con avversarie Milan e Inter e vittoria dei rossoneri, quindi lo stadio ha ospitato di nuovo tale competizione l'11 agosto 2012 con la sfida Juventus-Napoli, vinta dalla prima. Un'altra finale sarà disputata nel 2014.