Dubai, ecco l'isola a forma di palma

Le Palm Islands sono tre isole artificiali, Palma Jumeirah, Palma Jebel Ali e Palma Deira, antistanti Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.

Il Pantheon della Roma antica

All'inizio del VII secolo il Pantheon è stato convertito in basilica cristiana, chiamata Santa Maria della Rotonda.

Casa Batllò, Barcellona

Considerata una delle opere più originali del celebre architetto catalano Antoni Gaudí , l'edificio è stato dichiarato, nel 2005, patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

Giza e le sue Piramidi

Giza deve la sua importanza al fatto di ospitare, su un pianoro roccioso che si trova alla periferia della città, una delle più importanti necropoli dell'antico Egitto.

I trulli pugliesi

I Trulli di Alberobello sono stati dichiarati Patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO.

Villa Adriana, Tivoli

Costruita a partire dal 117 d.C. dall’imperatore Adriano, è la più importante e complessa Villa a noi rimasta dell’antichità romana.

Mediateque di Toyo Ito, Sendai

Toyo Ito: quando la comunicazione è come la luce.

martedì 11 giugno 2013

La Valle dei Templi, Agrigento


Il Parco, ampio circa 1300 ettari, conserva uno straordinario patrimonio monumentale e paesaggistico che comprende i resti dell'antica città di Akragas e il territorio ad essa circostante sino al mare. Nella Valle dei Templi, dichiarata nel 1997 dall'Unesco "patrimonio mondiale dell'umanità", si trova uno dei maggiori complessi archeologici del Mediterraneo, immerso in un paesaggio agricolo di rara bellezza prevalentemente costituito da ulivi centenari e mandorli. Akragas fu una delle più importanti colonie greche della Sicilia, estesa circa 450 ettari, fondata circa il 582 a.C. da coloni provenienti dalla vicina Gela e da Rodi.
Il sito prescelto fu un altopiano naturalmente protetto a Nord dalla Rupe Atenea e dal Colle di Girgenti e a Sud dalla lunga Collina dei Templi, delimitato ai lati dai fiumi Akragas e Hypsas confluenti a Sud in un unico corso alla cui foce era l'antico porto (emporion).
Fin dall'inizio - sotto la tirannide di Falaride (570-554 a.C.) celebre per la sua crudeltà - la città articolata per terrazzi fu caratterizzata da un impianto urbanistico regolare. La Rupe Atenea era sede dell'acropoli con funzione sacra e difensiva; la Collina dei Templi ospitava i santuari monumentali; la zona centrale l'abitato e gli edifici pubblici, mentre i defunti venivano sepolti nelle necropoli fuori della città. Negli ultimi decenni del VI sec. a.C., Akragas fu circondata da una poderosa cinta muraria lunga 12 chilometri e dotata di nove porte. La colonia raggiunse fama e potenza sotto il tiranno Terone (488-471 a.C.), vincitore sui Cartaginesi a Himera nel 480 a.C. e, soprattutto, durante gli anni della democrazia (471-406 a.C.) instaurata dal filosofo akragantino Empedocle. In questo periodo fu costruita la straordinaria serie di templi di stile dorico della collina meridionale.
Un secondo conflitto contro i Cartaginesi segnò la fine di un'epoca di benessere e nel 406 a.C. Akragas fu distrutta. Successivamente la città visse una nuova fase di sviluppo con l'arrivo (tra il 338 e il 334 a.C.) di coloni greci guidati dal condottiero Timoleonte, ma non raggiunse più la potenza di un tempo e il suo destino fu legato all'esito della lotta tra Roma e Cartagine per il possesso del Mediterraneo. Durante le guerre puniche Akragas fu base dei Cartaginesi contro i Romani che nel 210 a.C. la conquistarono e ne mutarono il nome in Agrigentum. Sotto la dominazione romana la città visse una ulteriore fase di prosperità legata anche al commercio dello zolfo (II-IV sec. d.C.). In epoca cristiana sulla Collina dei Templi sorsero chiese e cimiteri.
Quando nell' 829 la città fu conquistata dagli Arabi i quartieri abitativi si erano già arroccati sul Colle di Girgenti, cosiddetto dal nome medievale della città (dall'arabo Gergent o Kerkent), dove si estende l'odierno abitato di Agrigento.
Il tempio di Giunone, il Tempio della Concordia, il Tempio di Eracle, il Tempio di Zeus Olimpico, il Tempio di Castore e Polluce, il Tempio di Vulcano, il Tempio di Esculapio.
Sono sette i templi della mitica Valle di Agrigento e tutti in condizioni di conservazione eccezionali.
A questi va aggiunta la Tomba di Terone, eretta per ricordare i caduti della seconda guerra punica.
L’area archeologica di Agrigento, con la sua Valle dei Templi, è la testimonianza più significativa della civiltà greca in Sicilia.
I Templi di quest’area, sorgono tra campagne di mandorli e fiori, quasi a voler essere incorniciati in uno scenario che li rende immortali.

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1_ Tempio di Vulcano
2_ Kolymbéthra
3_ Santuario delle divinità Ctoniecon Tempio dei Dioscurie Tempio L
4_ Tempio di Zeus Olimpico
5_ Tomba di Terone e Necropoli ellenistica-romana
6_ Tempio di Esculapio
7_ Tempio di Eracle
8_ Tempio della Concordia e Necropoli paleocristiana
9_ Tempio di Giunone
10_ Basilicula
11_ Santuario rupestre die Cerere
12_ Tempio di Cerere
13_ Quartiere ellenistico-romano
14_ San Nicola e Museo archeologico
15_ Ekklesiastérion e Oratorio di Falaride
16_ Buleutérion
17_ Tempio di Atena
18_ Tempio di Gio

La Valle dei Templi è caratterizzata dai resti di ben dieci templi in ordine dorico, tre santuari, una grande concentrazione di necropoli (Montelusa; Mosè; Pezzino; necropoli romana e tomba di Terone; paleocristiana; Acrosoli); opere idrauliche (giardino della Kolymbetra e gli Ipogei); fortificazioni; parte di un quartiere ellenistico romano costruito su pianta greca; due importanti luoghi di riunione: l'Agorà inferiore (non lontano dai resti del tempio di Zeus Olimpio) e l'Agorà superiore (che si trova all'interno del complesso museale); un Olympeion e un Bouleuterion (sala del consiglio) di epoca romana su pianta greca. Le denominazioni dei templi e le relative identificazioni, tranne quella dell'Olympeion, si presumono essere pure speculazioni umanistiche, che sono però rimaste nell'uso comune.

Tempio di Giunone
- Tempio di Hera Lacinia, o tempio di Giunone, fu costruito nel V secolo a.C. e incendiato nel 406 dai Cartaginesi. Era il tempio in cui di solito si celebravano le nozze.

- Tempio della Concordia, il cui nome deriva da un'iscrizione latina ritrovata nelle vicinanze dello stesso tempio, costruito anch'esso nel V secolo. Attualmente è con ogni probabilità quello meglio conservato, grazie anche alla circostanza che fu trasformato in tempio cristiano nel VI secolo d.C.

Tempio di Ercole
- Tempio di Eracle, o tempio di Ercole, il cui culto era molto importante nell'antica Akragas. Si tratta di una delle costruzioni più antiche. Distrutto da un terremoto, oggi restano in piedi otto colonne.



- Tempio di Zeus Olimpio, edificato dopo la vittoria di Himera sui Cartaginesi (480-479) per onorare Zeus. Era il tempio più grande di tutto l'occidente antico e unico nell'architettura del suo genere. Era caratterizzato dalla presenza dei telamoni, immense sculture alte sette metri e mezzo, raffigurazioni di Atlante che sorregge la volta celeste.                                          

- Tempio dei Dioscuri o tempio di Castore e Polluce. In realtà il tempio sorge all'interno del santuario delle divinità ctonie ed è quindi probabile che sia stato edificato in onore delle divinità della terra (Demetra, Persefone, Dioniso) e non dei Dioscuri.
Tempio di Zeus

- Tempio di Efesto o tempio di Vulcano.

- Tempio di Atena. Costruito lontano dalla valle vera e propria. Si trova nel centro storico della città di Agrigento. Sulla base del tempio sorge oggi la chiesa medievale di Santa Maria dei Greci.

- Tempio L, è stato scoperto da scavi recenti ed è una costruzione completamente distrutta già in epoca classica.

- Tempio di Asclepio, o tempio di Esculapio, facente parte di un santuario extraurbano costruito lontano dalle mura delle città, luogo di pellegrinaggio dei malati in ricerca di guarigione.

Tempio dei Dioscuri
- Tempio di Demetra e santuario rupestre di Demetra. Il tempio sorge nella parte orientale della città, sul fianco del pendio con cui si conclude la Rupe Atenea nella valle del fiume Akragas. Dal terrazzo del tempio di Demetra, attraverso una scalinata incavata nella roccia, si giunge al sottostante santuario completamente scavato all'interno della collina.

- Tempio di Iside. Si trova all'interno del complesso museale di San Nicola.

- La valle dei Templi inoltre ospita la cosiddetta tomba di Terone, un monumento di tufo di notevoli dimensioni a forma di piramide, che si pensa eretto per ricordare i caduti della Seconda guerra punica.

Sull'altro lato della strada che imbocca la Porta Aurea si stende una vasta spianata, dominata dal grande campo dell' Olympeion. Da un punto di vista topografico generale, il complesso, in rovina, appare virtualmente racchiuso tra una grande platea a nord, da uno stenopòs ad est, e da due isolati con relativi stenopoi ad ovest, mentre a sud corre la linea delle mura. È invece poco chiara la situazione ad est, oltre il grande altare del tempio, dove viene comunemente indicata la “zona dell'agorà” e dove si colloca un vasto parcheggio moderno, così come non definite bene sono le pertinenze occidentali del santuario, tra gli isolati d'abitazione e il colossale tempio.
Ad ovest di questi isolati d'abitazione, racchiuso da una stoà a L, si trova un altro santuario, di cui restano un piazzale lastricato, una sacello di pianta complessa e una tholos. Questo santuario posa su di uno sprone, ad est di un'ulteriore porta urbica, la V, sul cui altro lato si collocano in successione, fino al limite sud-occidentale della Collina dei Templi, il santuario delle divinità ctonie scavato dal Marconi, il nuovo santuario arcaico esplorato dal Del Miro, la cosiddetta colimbetra (dove si deve collocare un'altra porta ancora sconosciuta), e la punta estrema col tempio di Vulcano.
All'estremità ovest dell'area su cui sorge il Tempio della Concordia, nel giardino di Villa Aurea si trova una parte della necropoli tardo-antica ed alto-medievale, in parte ricavata in antiche cisterne, di cui sono ancora conservati numerosi altri esempi. Notevoli due ipogei, uno ad ovest dell'ingresso, con le pareti munite d'arcosoli e il pavimento di fosse sepolcrali, ed un altro presso l'angolo sud-est della casa del custode, con un ambiente illuminato da un pozzo di luce nel soffitto e due cripte sottostanti.

sabato 8 giugno 2013

Palazzo del parlamento, Dhaka , Bangladesh

Palazzo del parlamento, Dhaka  

Gli enormi occhi che sagomano le pareti di mattoni sembrano osservarci. Nel silenzio maestoso che enormi cubi, cilindri e sfere ritagliano sull’acqua, sembra che qualcuno ci stia spiando. Siamo in Asia, eppure sembriamo all’interno di un carcere piranesiano, con le sue enormi calotte, le gigantesche colonne e le scale che s’intersecano senza condurre da nessuna parte. O, forse, sembriamo abitanti di una di quelle architetture della mente disegnate dall’immaginifico Maurits Cornelis Escher. Invece no. Le sublimi foto ritraggono i volumi puri e solitari del Parlamento di Dacca, la capitale del Bangladesh. E mostrano il tratto inconfondibile dell’architetto Louis I. Kahn.
Sono spazi assoluti quasi gigantesche e silenziose rovine che ricordano la città morta, perfettamente edificata, di Fatehpur Sikri in India. Siamo in Bangladesh, ma pure qui gli archetipi dell’architettura romana sono arrivati. L’architettura nata in Italia — da quella di Roma a quella del Palladio — è stata globale prima della globalizzazione. Con i suoi archi a tutto sesto, le volte, la simmetria e la proporzione ha conquistato il mondo.
L’architettura di Dacca è un’architettura d’autore e una sfilata di archetipi: quadrato, cerchio, capanna, dedalo… Rimanda all’etimologia della parola «architettura», che racchiude l’idea di un ideatore come «primo tra i tecnici» e di archetipo.
Certo, nella storia, l’architettura è stata diverse cose: un’arte che imita la natura, una tecnica che si oppone alla natura, creazione che può cedere alle seduzioni del gesto, disciplina che organizza spazi per la società. Ma può anche essere l’espressione dell’ancorarsi a qualcosa che affonda in radici che non possono essere sradicate. L’architettura di Kahn è di questo tipo: è architettura che Piranesi avrebbe chiamato «romana» e «magnificente».
L’architetto vive nell’ossessione delle forme pure. Lo rivelano i suoi schizzi di viaggio . Sulla base dei quali, nel 1962, Kahn (1901-1974), americano di origine ebraica, progettò Dacca. Kahn non si liberò mai dall’ossessione per la monumentalità. Si sente erede degli architetti rivoluzionari dell’Illuminismo francese e dei pensionari di Villa Medici che disegnavano il Pantheon e il Settizonio.
L’edificio dell’Assemblea Nazionale è il più importante della Città della politica, progettata da Kahn Dacca, per la capitale del Bangladesh. I volumi in mattoni sono forme geometriche elementari basate sul rettangolo, il cerchio, il triangolo. I grandi parallelepipedi contengono gli uffici. Al centro della costruzione si erge, più alta, la Sala dell’Assemblea, cioè il Parlamento.
L’opera architettonica di Kahn è caratterizzata da cinque elementi costanti: il senso della composizione dei volumi; l’uso di materiali naturali; lo spazio come essenza dell’architettura; la luce come elemento di progetto; l’architettura come insieme di rapporti.
L’architettura di Kahn va oltre la razionalità funzionale del Movimento Moderno, per cercare una particolare forza espressiva nella geometria dei volumi, essenziali e assoluti come quelli di molte opere della Minimal Art.
Ciò che più caratterizza l’architettura di Kahn sono i suoi volumi imponenti e nitidi, perfettamente geometrici fi no ad apparire astratti. I solidi muri esterni creano un complesso chiuso. Le poche aperture sono enormi tagli circolari o triangolari.
 Nelle mani di Kahn il mattone ha ricevuto una nuova vita: abbinato al cemento armato, ha dato all’edifi cio un’immagine che unisce tradizione e razionalità costruttiva.
 I volumi sono intersecati dallo spazio. L’ingresso al palazzo è segnato dalla grande fessura verticale al centro del complesso di edifici.
I blocchi nitidi creano ombre nette che mettono in evidenza la geometria dei volumi.

venerdì 7 giugno 2013

Palazzo dei congressi nazionale brasiliano, Brasilia

Niemeyer organizzò una competizione per lo schema di progetto di Brasilia, la nuova capitale, e il vincitore del progetto fu il suo vecchio maestro e amico, Lúcio Costa. Niemeyer volle progettare gli edifici e Lucio la pianta della città.
Entro alcuni mesi, Niemeyer progettò un grande numero di edifici residenziali, commerciali e di governo. Tra loro c'era la residenza del Presidente (Palácio da Alvorada), la casa dei deputati, il Congresso Nazionale, la Cattedrale (una struttura iperboloide), diversi ministeri, per non parlare degli edifici residenziali. Vista dall'alto la città può essere vista come elementi che ripetono se stessi in ogni edificio, che forma un'unità formale. La cattedrale di Brasilia è particolarmente bella, con diversi simbolismi moderni. La sua entrata è ampia e chiara, l'illuminazione dei corridoi contrasta con l'atrio, illuminato dalla luce naturale.
Le visioni di Oscar Niemeyer - Il Palazzo del Congresso con la cupola del Senato (concava) e quella della Camera dei Deputati (convessa) - BrasiliaDietro la costruzione di Brasilia c'è una monumentale campagna per costruire un'intera città nel desolato centro del paese, migliaia di chilometri da qualsiasi altra città maggiore. L'intuizione di Kubitschek era di stimolare l'industria nazionale, integrando aree del paese distanti, popolare regioni inospitali e portare il progresso a regioni ove "only cattle ranching had a foothold" (molti storici paragonano la costruzione di Brasilia alla colonizzazione americana del West). Niemeyer e Lúcio Costa usarono quest'intuizione per testare il nuovo concetto di piano pilota: strade senza transito (Niemeyer avrebbe detto che è irrispettoso verso l'uomo impiegare 20 minuti per spostarsi da una regione a un'altra). Gli edifici, sostenuti da colonne, avrebbero permesso di liberare lo spazio, permettendone la condivisione con la natura.
Il progetto era sorretto anche da un'ideologia socialista: a Brasilia tutti gli appartamenti sarebbero stati posseduti dal governo e affittati ai lavoratori. Brasilia non ha zone "migliori", cosicché i ministri e i comuni lavoratori devono condividere gli stessi edifici. In seguito, molti di questi concetti sono stati ignorati o cambiati da altri presidenti, portatori di visioni diverse. Brasilia fu progettata, costruita, e inaugurata entro 4 anni. Dopo di allora, Niemeyer fu nominato capo responsabile del collegio di architettura dell'Università di Brasilia. Nel 1963, divenne un membro onorario dell'American Institute of Architects negli Stati Uniti; lo stesso anno ricevette dall'Unione sovietica il Premio Lenin per la pace.
Nel 1964, fu invitato in Israele da Abba Hushi, sindaco di Haifa, per pianificare il campus dell'Università di Haifa. Al suo ritorno in Brasile trovò un paese completamente diverso. In marzo, il presidente João Goulart, succeduto a Jânio Quadros nel 1961, fu rimosso con un colpo di stato. Il generale Castelo Branco assunse il comando del paese, che sarebbe stato trasformato in una dittatura fino al 1985.

Le Corbusier, La Cappella a Ronchamp

Notre-Dame du Haut è il nome di una cappella situata a Ronchamp, presso Belfort in Francia realizzata dall'architetto Le Corbusier secondo i canoni dell'architettura brutalista (vedi anche Razionalismo). È considerata uno dei più celebri esempi di moderna architettura religiosa.
Iniziata nel 1950, la chiesa fu consacrata il 20 giugno 1955.
La struttura è in gran parte di calcestruzzo ed è relativamente piccola, racchiusa da mura spesse, con il tetto rovesciato sostenuto da colonne incorporate all'interno delle mura, si presenta come una vela ondeggiante nelle correnti ventose sulla cima della collina. La Chiesa cristiana è stata vista come la nave di Dio, portando la sicurezza e la salvezza dei seguaci. All'interno, gli spazi lasciati tra le pareti e il tetto e piena di finestre a lucernario, così come la luce asimmetrica dalle aperture a parete, servono a rafforzare ulteriormente la sacralità dello spazio e rafforzare il rapporto dell'edificio con l'ambiente circostante. L'illuminazione all'interno è morbida e indiretta, dalle finestre a lucernario e si riflette sulle pareti bianche della cappella con proiezione di torri.
La struttura è costruita per lo più da cemento e pietra, che era un residuo della cappella originaria costruita sul sito collinare distrutta durante la seconda guerra mondiale. Alcuni hanno descritto Ronchamp come il primo edificio post-moderno. E 'stato costruito nei primi anni 1950.
La parte principale della struttura è costituita da due membrane in calcestruzzo separate da uno spazio , formando un guscio che costituisce il tetto dell'edificio. Questo tetto, sia isolante e impermeabile, è sostenuto da puntoni brevi. Questi muri che sono senza contrafforti seguono, in piano, le forme curvilinee calcolate per dare stabilità a questa grezza muratura. Uno spazio di alcuni centimetri tra il guscio del tetto e la busta verticale delle pareti fornisce una voce significativa per luce diurna. Il pavimento della cappella segue il pendio naturale della collina verso il basso verso l'altare. Alcune parti sono di pietra bianca di Borgogna, come lo sono gli altari stessi. Le torri sono costruite in muratura di pietra e sono sormontati da cupole di cemento. Gli elementi verticali della cappella sono costruiti con malta spruzzata su con una pistola e poi dipinto di bianco . Sia per l'interno che per l'esterno il guscio di cemento del tetto è stato lasciato grezzo, così come viene dal cassero. Per l'impermeabilizzazione  è stato effettuato un rivestimento esterno in alluminio. Le pareti interne sono di colore bianco, grigio soffitto.
La luce entra inoltre da decine di aperture delle più varie forme. Feritoie, finestre, vetrate e frangisole che determinano suggestivi effetti di luce valorizzati dal contrasto tra il bianco dell'intonaco ed il grigio sporco del cemento.
La chiesa è stata concepita per essere utilizzata anche all'esterno, dove, sotto l'ampio tetto, si trovano un altare e un pulpito. La costruzione può ospitare circa 200 persone.
L’indiscusso successo della cappella di Ronchamp, che ha rivoluzionato l’architettura religiosa negli anni Cinquanta, ha portato alla nascita di decine e decine di sue imitazioni. La struttura si rifà al brutalismo, come stile architettonico, termine usato per la prima volta nel 1954 in Inghilterra. Questo definiva non più dei volumi plastici ma brutali, rudi, con cemento a vista, dove tutto si unisce e si modella in un vigore architettonico armonioso.La chiesa è stata concepita per essere utilizzata anche all'esterno, dove, sotto l'ampio tetto, si trovano un altare e un pulpito, e quindi si possono celebrare le messe anche all’ aperto proprio davanti al monumento dedicato ai caduti della seconda guerra mondiale. Anche le tre campane, sono state collocate in giardino, rette da una struttura di acciaio. Non sono inserite in nessun modo nell’ edificio, questo per lasciargli la leggerezza e la sinuosità. L’edificio bianco, contrasta con il cielo azzurro e salendo verso la collina, ci si accorge di essere spettatori di qualche cosa di veramente geniale, la leggerezza del cemento, la stranezza delle forme che lasciano senza fiato i visitatori.

Frank Lloyd Wright , Solomon R. Guggenheim Museum

Il Solomon R. Guggenheim Museum è un museo di arte moderna e arte contemporanea, fondato nel 1937, con sede nella 5th Avenue 89, a New York, negli Stati Uniti d'America. La sua sede attuale è un'opera di Frank Lloyd Wright del 1943, tra le più importanti architetture del XX secolo.
Nel giugno del 1943, Frank Lloyd Wright ha ricevuto una lettera da Hilla Rebay, il consulente d'arte di Solomon R. Guggenheim, chiedendo l'architetto di progettare un nuovo edificio a quattro-anno-vecchio Museo di casa Guggenheim di Pittura Non-oggettiva. Il progetto si è evoluto in una lotta complessa pitting l'architetto contro i suoi clienti, i funzionari della città, il mondo dell'arte, e l'opinione pubblica. Sia Guggenheim e Wright sarebbero morti prima del 1959 il completamento dell'edificio. Il risultato che ne risulta, il Solomon R. Guggenheim Museum, testimonia non solo al genio architettonico di Wright, ma per lo spirito avventuroso che ha caratterizzato i suoi fondatori.
Inizialmente denominato Museo della pittura non-oggettiva (Museum of Non-Objective Painting), il Guggenheim fu costruito per esporre le avanguardie artistiche che si andavano sempre più imponendo, come l'astrattismo i cui artisti principali erano Vasilij Kandinskij e Piet Mondrian. Il museo fu trasferito nella sede attuale, quando l'edificio progettato da Frank Lloyd Wright fu completato.
Il caratteristico edificio, ultimo grande lavoro di Wright, catturò subito l'attenzione dei critici architettonici, ed è ancora mondialmente riconosciuto come uno dei capolavori dell'architettura contemporanea. Dalla strada, l'edificio assomiglia a un nastro bianco che si avvolge attorno a un cilindro più ampio in cima che alla base. Il suo aspetto è in forte contrasto con i più caratteristici grattacieli di Manhattan che lo circondano, fatto molto gradito a Wright, che dichiarò che il suo museo avrebbe fatto sembrare il vicino Metropolitan Museum of Art "simile a una baracca Protestante".
All'interno, la galleria espositiva forma una dolce spirale che sale dal piano terra fino alla cima dell'edificio. I dipinti sono esposti lungo i muri della spirale e in alcune stanze che si trovano lungo il percorso.
La maggior parte di coloro che criticano l'edificio si concentrano sul fatto che questo oscura le opere esposte al suo interno e che è particolarmente difficile appendere le opere lungo i muri né piatti né verticali della spirale, non sufficientemente illuminata dalla grande vetrata centrale.
Nel 1992, fu aggiunta all'edificio una torre rettangolare, più alta della spirale originale, progettata dallo studio Gwathmey Siegel and Associates Architects. L'edificio era già divenuto a tal punto un'icona che questa aggiunta al progetto di Wright fu molto contestata.
La spirale capovolta somiglia molto ad uno Ziggurat rovesciato tant'è che lo stesso Wright la denominò Taruggiz. Essa può essere vista quindi come una Torre di Babele rovesciata (che era appunto uno ziggurat ) col valore simbolico di voler riunire i popoli con la cultura (esso è infatti un museo d'arte) al contrario della divisione dei popoli avvenuta nella nota vicenda biblica della Torre di Babele. Altro significato simbolico è legato al sistema di scale a spirale che consentono sempre di guardare indietro sul cammino percorso.
Malgrado visivamente dia l'idea di una struttura ardita, l'edificio in realtà ha un funzionamento abbastanza classico. La rampa a spirale, a pianta circolare, è divisa in due parti. Nella parte esterna del cerchio si trova lo spazio espositivo che viene sostenuto da dei setti in c.a. che sono posizionati lungo i raggi del cerchio ogni 30°. All'interno del cerchio invece si trova il percorso di salita e discesa il quale è a sbalzo. I setti, di forma trapezoidale, si restringono andando dall'alto verso il basso fino ad avvicinarsi alla sezione minima di resistenza, lasciando poi il posto ad un tamburo circolare che corre lungo il perimetro esterno della spirale. In copertura i setti vengono prolungati così da formare i costoloni della cupola che sovrasta il grande spazio vuoto.

Palazzo dell'ONU, Wallace K. Harrison

Il 9 gennaio del 1951 venne inaugurata, a New York, la sede ufficiale dell’ONU, il famoso “Palazzo di Vetro“. La sede centrale delle Nazioni Unite è un grande complesso di edifici, su un terreno che gode del diritto di extraterritorialità.
Nelle intenzioni iniziali delle Nazioni Unite venne previsto, invece di un concorso, che l’edificio fosse progettato da un gruppo che fosse composto dai maggiori architetti mondiali dell’epoca, per dare un respiro “globale” all’opera.
L’architetto americano Wallace K. Harrison venne nominato come architetto capo e direttore della pianificazione, accanto a un consiglio di “consulenti” nominato dai governi membri. Il consiglio era composto da Nikolai G. Bassov (Unione Sovietica), Gaston Brunfaut (Belgio), Ernest Cormier (Canada), Le Corbusier (Francia), Seu-Liang Cheng (Cina), Sven Markelius (Svezia), Oscar Niemeyer (Brasile), Howard Robertson (Regno Unito), G.A. Soilleux (Australia) e Julio Villamajo (Uruguay). 50 progetti furono valutati dal team, e poi venne scelto un progetto basato su un’intesa tra il n. 32 di Niemeyer e il n. 23 di Le Corbusier. L’idea di Le Corbusier consisteva in un edificio che contenesse sia la Sala delle Assemblee e dei Consigli al centro del sito, mentre nei piani di Niemeyer trovano collocazione due separati edifici e una piazza pubblica.
L’edificio più noto della sede dell’ONU è, per l’appunto, il cosiddetto “Palazzo di Vetro”, nel quale è ubicata la sede del Segretariato.
Il “Palazzo di Vetro” è un grande parallelepipedo di 154 m di altezza, edificato tra il 1949 e il 1950, su progetto del citato architetto brasiliano, che si specchia nell’East River a Manhattan. La costruzione fu in parte finanziata da una donazione di 8,5 milioni di dollari di John D. Rockefeller Jr., che pesò sulla scelta dell’attuale collocazione negli USA e a New York rispetto alle moltissime altre opzioni possibile per la sede.
La costruzione del Palazzo dell’ONU fu proprio l’occasione per trovare una nuova tipologia edilizia per i grandi blocchi di uffici. Le autorità delle Nazioni Unite nominano nel ’47 una commissione di consulenti di vari paesi tra i quali Le Corbusier che prepara uno schema volumetrico, poi accettato dalla commissione, proponendo di collocare le tre funzioni, segretariato, le commissioni e l’assemblea generale, in tre distinti corpi di fabbrica, i primi due “grattacieli cartesiani” orientati perpendicolarmente fra loro.
Il progetto esecutivo è redatto da Fallace K. Harrison e Max Abramowitz fra il ’48 e il ’50. Le facciate brevi sono piene e lisce, con un rivestimento in marmo bianco, mentre le facciate lunghe sono due immense superfici vetrate, formate dalla ripetizione di un modulo finestra piccolo, che compare ben 2700 volte in ciascuna. In tal modo le facciate a vetri si presentano come due lastre unite al pari delle testate piene, anche perché il colore verde e la lucentezza dei vetri impastano il disegno dei montanti metallici.

Seagram Building, Mies Van Der Rohe

La costruzione del Seagram Building, progettata appositamente per l'azienda multinazionale canadese Joseph E. Seagram e figli, rappresenta lo sviluppo del progetto del Lake Shore Drive Appartments del 1951. Si caratterizza per la presenza dei tratti tipici della produzione del suo autore, Mies van der Rohe, in territorio statunitense.
Come nelle altre realizzazioni americane, infatti, il Seagram, presenta chiarezza compositiva e sintesi costruttiva, caratteristiche entrambe riconducibili a quello slogan fondato da Mies van der Rohe secondo il quale "less is more" e porta l'architettura a ridursi a pochi e fondamentali tipi edilizi, capaci di rispondere a mirati ed essenziali compiti funzionali.
Anche in questa costruzione, che raggiunge i 160 metri, l'architetto si misura con la tipologia del grattacielo, campo prediletto per la sperimentazione della struttura a scheletro.
La costruzione del Seagram Building può essere vista come il compimento di una ricerca teorica e pratica avviata in Germania dall'architetto attorno agli anni Venti e che ha per oggetto l'edificio per uffici, da lui concepito come una casa del lavoro, dell'organizzazione, da strutturare come "pelle ed ossa". Risulta così evidente come per Mies van der Rohe la progettazione di un grattacielo dovesse fondarsi sui principi di anonimato e di non artisticità, componenti, a suo modo, indispensabili per ogni manifestazione di autentica modernità.
La scelta urbanistica di Ludwig Mies van der Rohe, per questo edificio, si pose ai tempi come radicalmente nuova. Alto 39 piani, il Seagram sorge arretrato di 27,5 metri rispetto alla prospiciente Park Avenue. L'arretramento ha permesso la creazione di una piazza pavimentata di granito rosa ed arredata con piante e vasche d'acqua, dal cui basamento si eleva il parallelepipedo a pianta rettangolare del grattacielo, caratterizzato al piano terreno da una lobby alta 7,30 metri, segnata dai pilastri della struttura portante e dagli elementi di risalita.
L'arretramento rispetto al filo stradale, elemento estraneo alla morfologia urbana di New York, enfatizza il volume del grattacielo, mentre nel contesto, gli dà quella monumentalità che è stata da più parti definita " senza uguali". A chi percorre la grande strada newyorkese, il Seagram Building si mostra d'improvviso, in una prospettiva che esalta al massimo la perfezione delle sue dimensioni e del suo ritmo architettonico. Per l'esterno della costruzione, l'architetto ha usato materiali insolitamente lussuosi. Il rivestimento dell'edificio è stato realizzato con pannelli di bronzo scuro e vetro colorato ottenuti sul posto, con fasci profilati ad I di bronzo, fissati a montanti per far risaltare la progressione verticale della facciata. Alla sommità del grattacielo di 39 piani, il motivo modulare delle finestrature si interrompe per dar posto al grande volume degli impianti tecnici in esso racchiusi. La sofisticatezza urbanistica e le rifiniture dei materiali hanno imposto la costruzione del Seagram come un capolavoro nel design dei grattacieli.
Il Seagram Building si distingue chiaramente da tutte le case a torre costruite fino ad allora a New York. Arretrato rispetto al filo stradale di Park Avenue, l'edificio crea uno spazio urbano aperto che, risultato molto freddo e ventoso, serve soprattutto ad introdurre e valorizzare la facciata. I profili in cui esso si articola, sono sottolineati da giunti costituiti da elementi di bronzo appositamente fabbricati su richiesta dell'architetto. Mies ne scelse la sezione e potenziò lo spigolo sottile e visibile della I (per dare maggiore peso ottico) e avvicinò maggiormente le traverse. Anche grazie alle finestre, che nei piani ad ufficio prendono l'intera altezza di un piano, la facciata acquisisce così una verticalità determinante ed introduce nel quadro urbano, pur con una stessa struttura di base, un'immagine del tutto nuova.
Mies ha visto il Seagram Building, come la sua occasione di lasciare il segno nella città più bella del mondo. Purtroppo, quello che non sapeva era che la sua professionalità sarà interrogato dal New York Department of Education, che, dopo la costruzione è iniziata, improvvisamente ha iniziato ricordando l'architetto di fama mondiale, che non aveva una licenza per praticare l'architettura dello stato. Essenzialmente, lo hanno informato che doveva superare un esame che, in fondo lui aveva dimostrato l'equivalente di una formazione di scuola. Insultato, Mies si allontanò dal progetto, e l'architetto Philip Johnson ha continuato in sua assenza. Fortunatamente, Mies scuola avevano frequentato negli enti forniti Aquisgrana con i record corretti. Tornò al progetto, ma potrebbe essere un caso che New York stabilisce solo reclamo ad uno dei suoi edifici commerciali.
Eppure, Mies ha fatto bene per se stesso. Quando il Seagram Building è stato completato nel 1958, è diventato il più costoso edificio commerciale in tutto il mondo, ad un costo di circa $ 40 milioni. Eppure, la sua brillantezza è rimasta indiscussa. Con il tempo Mies scomparso nel 1969, tutte le principali città del mondo occidentale portava la sua impronta. Cosa non da poco, ma anche una sorpresa per un ragazzo che ha salutato da Aquisgrana, guardava al futuro anziché al passato, e ha trovato Dio, dove nessun altro ha pensato di guardare.

giovedì 6 giugno 2013

Chrysler Building

Completato nel 1930, il Chrysler Building è uno dei simboli più noti di New York City. Alto 319 metri, si trova nell'east side di Manhattan, all'incrocio tra la 42a strada e Lexington Avenue. Costruito per la società automobilistica Chrysler, l'edificio è oggi posseduto da due società immobiliari, la Abu Dhabi Investment Council (per il 90%) e la Tishman Speyer Properties (per il restante 10%).
Di colore grigio-argento chiaro, si erge su una base di venti piani, al di sopra della quale si staglia un fusto intermedio alto 170 metri. Progressivamente, la sezione del fusto si restringe e culmina in una raggiera di acciaio inossidabile con finestre smerlate, sormontata da una guglia.
L’atrio è stato concepito come un mondo magico dagli effetti luminosi, dai costosi marmi color ruggine e dai lucidi metalli e riprendeva l’atmosfera di un allestimento hollywoodiano. Ogni ascensore è stato rivestito internamente con un differente intarsio in legno, con motivi ornamentali che richiamano gli stemmi araldici riportati sul corpo principale dell’edificio. Il rivestimento della torre è intarsiato con mattoni color grigio scuro che risaltano sulle superfici argentee, mentre gli spigoli danno l’impressione di conci angolari di massa maggiore.
Le finestre al centro di ogni facciata sono dettagliate per conferire un senso di forze verticali percorrenti l’intera altezza del fusto e terminanti sotto forma di un elemento centrale curvo; esse vogliono simulare i reali movimenti degli ascensori che salgono e scendono nel cuore dell’edificio.
Ma queste apparenze erano anche manifestazioni di fantasia ispirate al cliente: agli spigoli del quarantesimo piano, alla base del fusto principale, furono collocati quattro giganteschi tappi di radiatori Chrysler, in metallo, con relative alette. Accanto ad essi, corre tutto intorno all’edificio un fregio raffigurante ruote di automobili stilizzate con enormi perni argentati per coprimozzi. Il logo zigzagato della Chrysler appariva sulla muratura in mattoni a diversi livelli; in origine, all’interno della cuspide a raggiera e sotto la guglia, si trovava una scatola di vetro che conteneva il primo campionario di strumenti di Walter Chrysler (che, si diceva, fosse stata nascosta il giorno in cui l'Empire State Building sorpassò in altezza il Chrysler). Intorno alla base della cuspide vennero sistemate delle colossali aquile americane, che si proiettavano come grondoni verso l'orizzonte. Il composito messaggio era chiaro: una celebrazione individuale nell'ambito del sistema economico americano.
La costruzione iniziata il 19 settembre 1928. In totale, quasi 400.000 rivetti sono stati utilizzati e circa 3.826.000 mattoni venivano lavorati a mano, per creare le pareti non portanti del grattacielo.
I vari particolari architettonici e soprattutto doccioni dell'edificio sono stati modellati dopo i prodotti automobilistici Chrysler.
Il nuovo progetto consisteva in un nuovo top, che non solo prevedeva l’utilizzo di materiali diversi come l’acciaio “Nirosta” con cui la punta del grattacielo venne ricoperta, ma un nuovo design Art Deco, con archi borchiati, finestre triangolari e un segreto, che avrebbe permesso al grattacielo di Chrysler di vincere la gara per l’edificio più alto del mondo contro la Bank of Manhattan al 40 di Wall Street, che veniva costruita nello stesso periodo.

Questo segreto era la guglia di acciaio, che fu tenuta nascosta all’'interno dell’edificio per settimane, prima di essere installata – in soli 90 minuti – sul Chrysler, nello sconcerto generale di riviste e opinione pubblica che avevano seguito la costruzione dei due palazzi scommettendo su chi avrebbe vinto la gara.
http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/f/fc/Chrysler_Building_at_night.JPGSe a livello stradale il CB sembra un edificio come tanti altri a NYC, è al suo interno che la magnificenza è stata espressa senza sconti. Oggi non è più possibile raggiungere la gallery che dal 1930 al 1945 permetteva di vedere la città a 360° dal 71esimo piano. E non è nemmeno possibile fare tour guidati, salendo ai piani alti per vedere, ad esempio, le vestigia del Cloud Club frequentato da magnati che occupava ben 3 dei suoi piani (66esimo-68esimo). Ma anche solo la Lobby, visitabile gratuitamente, vi emozionerà: il soffitto, ristrutturato nel 1999, è un enorme murale di Edward Turnbull intitolato “Energy, Result, Workmanship and Transportation”, dove viene rappresentato il Chrysler Building stesso, i lavoratori che lo hanno costruito, mille decorazioni (e un aereo). Da lontano potrete poi vedere gli ascensori, anch’essi spettacolari lavori di intarsio in legno.
Incredibilmente, il Chrysler Building è un edificio “fatto a mano”. A differenza di molti grattacieli del periodo che utilizzavano materiali già pronti sul mercato, il CB è il risultato della lavorazione artigianale che aveva luogo al suo interno. La guglia, le finestre, le lamine di metallo che lo ricoprono,venivano lavorate nei laboratori che si trovavano al 65esimo e al 67esimo piano. Gli stessi gargoyles furono creati rielaborando aspetti estetici delle auto Chrysler, e la guglia è una rivisitazione della griglia di un radiatore. Al 31 piano si trovano le repliche giganti dei tappi del radiatore utilizzati da Chrysler nel 1929, mentre al 61esimo sono le aquile a svettare in tutta la loro maestosità gotica.

E tutto questo nel rispetto delle norme di sicurezza inconsuete per l’epoca, o forse no… nessun operaio perse comunque la vita durante la costruzione del grattacielo.

L'Empire State Building

L'Empire State Building è un grattacielo della città di New York. Con i suoi 381 metri di altezza (443,2 m se si considera anche l'antenna televisiva sulla sua cima), è stato il grattacielo più alto del mondo fra il 1931 (anno del suo completamento) ed il 1973, quando furono inaugurate le Torri Gemelle del World Trade Center.
In seguito al crollo di queste ultime negli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, è tornato ad essere l'edificio più alto della città ed il terzo più alto degli Stati Uniti (dopo la Willis Tower e la Trump International Hotel and Tower di Chicago), fino al 30 aprile 2012 giorno in cui il cantiere della Freedom Tower l'ha superato di 8 metri.
È stato proposto come una delle Sette meraviglie del mondo moderno.
Progettato in stile Art Deco dagli architetti Lamb e Harmon, l'Empire State Building fu iniziato nel 1930 e completato con una certa fretta (per l'esattezza in soli 14 mesi), anche allo scopo di togliere all'elegante Chrysler Building il titolo di edificio più alto del mondo. Inaugurato il 1º maggio 1931, esso ha 102 piani (per una superficie complessiva di 204.385 metri quadrati) serviti da 73 ascensori e che ricevono luce da 6500 finestre. Il suo peso è stimato in 275.000 t.
Nel periodo immediatamente successivo alla sua costruzione, in piena grande depressione, gli uffici erano quasi interamente vuoti e la sera le luci venivano accese appositamente per evitare che ciò si capisse: questa situazione iniziale valse al grattacielo il nomignolo di Empty State Building.
Poco sotto la sua cima esiste un osservatorio che offre una notevole vista sulla città sottostante e che è un'importante meta turistica. La cima stessa è generalmente illuminata con colori che corrispondono alle varie ricorrenze (ad es., dopo gli attentati del settembre 2001 le luci sono rimaste a lungo dei colori della bandiera americana).
Nel 1945 l'Empire State Building fu coinvolto in un incidente aereo, quando un bombardiere B-25 Mitchell si schiantò accidentalmente sul suo lato nord, fra il settantanovesimo e l'ottantesimo piano, uccidendo 14 persone.
Negli anni cinquanta sulla sua cima fu aggiunta l'antenna per le trasmissioni televisive, alta oltre 50 metri.
L'Empire State Building è stato progettato da William F. Lamb dallo studio di architettura Shreve, Lamb e Harmon, che ha prodotto i disegni di costruzione in sole due settimane, utilizzandi i suoi precedenti progetti per la costruzione di Reynolds a Winston-Salem, North Carolina, e il Carew Torre a Cincinnati, Ohio (progettato dallo studio di architettura WW Ahlschlager & Associates) come base. L'edificio è stato progettato da cima a fondo. I contraenti generali erano Il Starrett Brothers e Eken, e il progetto è stato finanziato principalmente da John J. Raskob e Pierre S. du Pont. La società di costruzioni è stata presieduta da Alfred E. Smith, un ex governatore di New York e James Farley Builders Generale Supply Corporation ha fornito i materiali da costruzione. John W. Bowser era il sovrintendente del progetto durante l'esecuzione dei lavori.
Gli scavi del sito sono iniziati il 22 gennaio 1930, e la costruzione dell'edificio stesso è iniziata simbolicamente il 17 marzo. Il progetto ha coinvolto 3.400 lavoratori, per lo più immigrati provenienti da Europa, insieme a centinaia di 'Mohawk' (lavoratori di ferro) , molti dalla riserva di Kahnawake vicino a Montreal. Secondo i resoconti ufficiali, cinque operai morti durante la costruzione. Il nipote del governatore Smith ha tagliato il nastro il 1 ° maggio 1931. La Fotografia di Lewis Wickes Hine della costruzione non solo fornisce la documentazione inestimabile della costruzione, ma anche uno sguardo nella vita comune e nella giornata dei lavoratori in quel periodo.
La costruzione era parte di una forte concorrenza a New York per il titolo di "edificio più alto del mondo". Altri due progetti in lotta per il titolo, 40 Wall Street e il Chrysler Building, erano ancora in costruzione quando sono iniziati i lavori l'Empire State Building. Il progetto è stato completato prima del previsto. Invece di prendere 18 mesi come anticipato, la costruzione ha avuto poco meno di 15 mesi. Grazie alla riduzione dei costi durante la depressione, i costi finali sono pari a solo 24,7 milioni dollari (372,9 milioni dollari nel 2012) al posto della cifra stimata di 43 milioni.

Giuseppe Terragni, la Casa del Fascio

« Pietra miliare dell'architettura moderna europea, quest'opera dipana la fragranza creativa di Terragni nel quadro della poetica razionalista. È un precoce testo di "maniera", e ciò spiega perché, a distanza di quasi cinquant'anni, sia oggetto di appassionati studi »
(Bruno Zevi).
La ex-Casa del Fascio, a Como, si trova in piazza del Popolo 4 (ex piazza Impero) ed è uno dei più interessanti edifici del razionalismo italiano.
Progettata da Giuseppe Terragni nel 1932 i lavori di costruzione terminarono nel 1936. Un primo progetto, più tradizionale, era stato realizzato anche nel 1928.
La sede del Partito sta a testimoniare che l'Italia, al contrario di molti altri paesi europei, l' architettura moderna e quella classica non si trovano in contraddizione.
L'edificio ha la forma di un grande parallelepipedo formato da superfici di geometria pura: su un lato di 33,20 metri, per un'altezza dimezzata, si dispongono parti piene e parti vuote, che scandiscono un essenziale ma efficace gioco, dai suggestivi effetti chiaroscurali e di trasparenza. I materiali (Botticino, vetrocemento, vetro e metallo leghe autarchiche) sono disposti in forme che creano linee parallele e ortogonali, che rendono armonioso l'insieme architettonico. All'interno è usato anche il marmo di Trani ed il marmo nero del Belgio, oltre che l'intonaco dipinto.
L'edificio denuncia la sua monumentalità con tre gradini rispetto al piano stradale e dialoga con gli elementi vicini: la montagna di Brunate, il Teatro Sociale, il Duomo. Oltrepassando una delle diciotto porte-vetrate, si raggiunge un atrio, sulla quale si affacciano gli ambienti principali: la sala del Direttorio, gli uffici e i ballatoi distributivi.
L'atrio è coperto da velari in vetrocemento, tra i quali è posta una lunga lastra di vetro che permette di intravedere la collina soprastante.
In origine, l'interno e l'esterno erano decorati da pannelli in cemento colorati con soggetti astratti, immagini di propaganda e spazi vuoti montati su telai di vetro, opere di Mario Radice e Manlio Rho oggi perdute.
Dal 1957 è sede del Comando Provinciale di Como della Guardia di Finanza. Attualmente ospita anche un piccolo Museo della 6ª Legione della Guardia di Finanza.
L'edificio è raffigurato su un francobollo da 0,85 € emesso il 17 aprile 2004 in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Terragni.

La Torre Einstein, Erich Mendelsohn

È il capolavoro dell'architettura espressionista tedesca, e una delle opere più innovative dell'architettura moderna.
La Torre Einstein è un osservatorio astrofisico progettato dall'architetto tedesco Erich Mendelsohn, costruito sul pendio di un'altura morenica (chiamata "collina del telegrafo") alta 94 metri che domina la periferia di Potsdam, nell'ambito del Wissenschaftspark Albert Einstein (Parco scientifico Albert Einstein).

In esso la forma plastica concretizza al meglio la forza espressiva degli schizzi di Mendelsohn elaborati a partire dal 1917-18. Fu commissionata dall’astrofisico Freundlich, con l’intenzione di fornire ad Einstein un osservatorio astronomico col quale approfondire lo studio della deviazione dello spettro solare in base alla teoria della relatività. Il laboratorio vero e proprio si trova nei sotterranei; esso è collegato con l’osservatorio verticale a calotta girevole contenente un telescopio; l'immagine degli astri, captata col cannocchiale nella cupola, viene deviata e proiettata nel laboratorio sotterraneo tramite un elaborato sistema di specchi. A piano terra c’è la stanza da lavoro e un ambiente per il pernottamento. Lo stile architettonico della costruzione si caratterizza per la prevalenza della linea curva e per l’abolizione dell’angolo retto.
L’edificio è concepito come una massa plastica modellata nella cera la cui composizione è data dalla fusione del corpo curveggiante orizzontale con quello verticale della torre, che conclude la spinta aerodinamica verso la cupola. Le linee ondulate definiscono la cupola, le finestre, la torre, l’ingresso. Con il suo profilo fluido e la sua forma plastica ricorda quasi un animale dal lungo collo, la cui forma sinuosa si adagia sul terreno; oppure la sagoma di un sommergibile (con un richiamo anche alla effettiva funzione di periscopio svolta dalla torre).  Le pareti determinano un effetto ondulatorio che si accentua al variare della luce sulla superficie delle pareti. La sua forma dinamica e anti-geometrica rende le pareti fluide e sfuggenti, e invitano l’osservatore ad effettuare un giro lungo il suo perimetro per comprenderne la forma, quasi una materializzazione architettonica di quella quarta dimensione (il tempo necessario per effettuare questo percorso e quindi memorizzare la sequenza di vedute) già sperimentata in ambito pittorico. La massa della torre è alleggerita dalle finestre poste su quattro piani. Anche nel basamento sono presenti aperture arrotondate e di ampiezza diversa. Queste aperture scavate nel muro determinano forti contrasti chiaroscurali; ciò avvicinano quest’opera architettonica ai contemporanei dipinti degli espressionisti tedeschi. La luce catturata alla sommità dell'edificio viene deviata da un sistema di specchi prima verticalmente lungo la torre sino al piano interrato che ospita il laboratorio vero e proprio, poi orizzontalmente (allungando ulteriormente in tal guisa la lunghezza focale), sino agli strumenti di rilevazione. Le pareti inclinate e arrotondate danno quasi l’idea che l’edificio, soprattutto nella parte anteriore, cresca organicamente verso lo spazio esterno; qui sono presenti due ali che sembrano quasi invitare il visitatore ad avvicinarsi alla rampa d’ingresso e ad entrare nel laboratorio. Dal punto di vista architettonico la sua plasticità e le sue compatte forme organiche ricordano le costruzioni degli architetti della Scuola di Amsterdam, che più volte invitarono Mendelsohn a visitare le loro opere, non appena ebbe terminato questo edificio. L’edificio, sebbene formalmente così innovativo, è in gran parte ancora costruito in modo tradizionale, cioè in muratura rivestita da intonaco (solo il basamento e la base su cui poggia la calotta sono in cemento armato). Solo l’intonacatura omogenea delle superfici dà l’impressione di un’unica colata di cemento intonacato di bianco, da cui contrasta solo la calotta metallica. Questa torre-osservatorio procurò all’ architetto un'immediata celebrità; dopo questa realizzazione si avvicinerà gradualmente al linguaggio razionalista senza però abbandonare la linea curva. Semidistrutta durante la II Guerra mondiale, verrà ricostruita nel 1978. Nel 1999 ha subito un ulteriore intervento di risanamento. Sebbene monumento storico-artistico tutelato, l’edificio è tuttora attivo come osservatorio solare dell'Istituto astrofisico di Potsdam.
Il primo progetto dell'edificio fu redatto attorno al 1917 e la costruzione fu in gran parte realizzata dal 1920 al 1921 grazie ad una raccolta di fondi. La torre divenne operativa nel 1924. Essa resta attiva come osservatorio solare nell'ambito dell'Istituto astrofisico di Potsdam.
La torre presenta un aspetto plastico e scultoreo, con finestre scavate all'interno della massa muraria che le conferiscono ulteriore dinamismo. L'interno è definito in funzione degli strumenti che doveva ospitare, utilizzati dagli scienziati per studiare lo spettro luminoso e relazionarlo ai principi della teoria della relatività di Albert Einstein. La torre, ora monumento storico-artistico protetto, è ancora oggi l’osservatorio dell’Istituto di astrofisica di Potsdam. Originariamente progettato per essere costruito in cemento armato, è stato invece realizzato solo in parte con questo materiale, l’altra parte è in muratura intonacata. Gli errori di progettazione dovuti alla mancanza di esperienze con il nuovo materiale, hanno reso necessario vari interventi di risanamento. L’ultimo intervento è avvenuto nel 1999 in occasione del 75-esimo anniversario dalla costruzione.
Uno degli aspetti del movimento espressionista tedesco che più di altri consente di comprendere lo stretto rapporto esistente in quell'epoca fra arte e società è rappresentato dall'architettura.
In una mostra tenutasi a Palazzo Grassi, è stata ricostruita la Torre Einstein, il plastico è stato realizzato a Venezia in scala 1:5 rispetto all'originale. Questo grande modello ha occupato quasi interamente l'atrio e si è elevato all'interno del palazzo per circa sei metri, fino all'altezza del piano nobile.

La Sagrada Família, Antoni Gaudì

La Sagrada Família, nome completo in lingua catalana Temple Expiatori de la Sagrada Família (Tempio espiatorio della Sacra Famiglia) di Barcellona, Catalogna (Spagna) è una grande basilica cattolica (minore), tuttora in costruzione, ed è uno dei capolavori dell'architetto Antoni Gaudí, massimo esponente del modernismo catalano. La vastità della scala del progetto e il suo stile caratteristico ne hanno fatto uno dei principali simboli della città e una delle tappe obbligate del turismo di massa.
I lavori sono cominciati nel lontano 1882 sotto il regno di Alfonso XII di Spagna. Un completamento potrebbe essere possibile a partire dal 2026. Come spesso accaduto nel caso di progetti destinati a durare uno o più secoli (per esempio la Basilica di San Pietro o il Duomo di Milano) la chiesa è stata consacrata ancora non conclusa, da parte di papa Benedetto XVI il 7 novembre 2010, che l'ha elevata al rango di Basilica minore.
Il progetto è basato sulle versioni ricostruite dei progetti e dei modelli perduti (un incendio nel 1936, appiccato durante la guerra civile spagnola dai repubblicani all'atelier di Gaudí, distrusse molte tavole progettuali del celebre architetto), sullo studio della porzione dell'edificio realizzata personalmente da Gaudí e su adattamenti moderni.
Ogni parte del progetto è ricca di allegorie e simbolismi cristiani mistici, in quanto Gaudí concepiva la chiesa per essere "l'ultimo grande santuario della cristianità". Gli aspetti che colpiscono di più sono le sue guglie affusolate. Ne sono già state realizzate 8 ma in totale le guglie della basilica saranno 18 e rappresenteranno in ordine ascendente: i 12 apostoli, i 4 evangelisti, la Madonna e, la più alta di tutte, Gesù. Le guglie degli evangelisti saranno sormontate da sculture dei loro simboli tradizionali: un angelo, un bue, un'aquila e un leone. La guglia della Madonna sarà sormontata dalla Stella del Mattino mentre quella centrale del Cristo, che sarà innalzata sulla base della cupola sovrastante la navata centrale, conterà un'altezza di ben 170 metri e sarà sormontata da una grandissima croce.  L'altezza totale delle guglie sarà tuttavia inferiore di un metro a quella del Montjuïc, poiché Gaudí credeva che il suo lavoro non dovesse superare quello di Dio. Le otto guglie più basse già realizzate sono sormontate da grappoli d'uva, che rappresentano il frutto spirituale.
Gaudì aveva previsto la realizzazione di tre facciate, dedicate rispettivamente alla nascita, crocifissione e resurrezione di Gesù, sette navate e diciotto torri che dovevano rappresentare Cristo, i dodici Apostoli, i quattro Evangelisti e la Vergine Maria. Oggi la Sagrada Familia è formata da due facciate (Natività e Crocifissione), dai fianchi, parte dell'abside e del transetto sinistro; il tetto, invece, manca completamente (il completamento è previsto per il 2007). L'unica facciata terminata da Gaudì è quella della Natività, decorata da gruppi scultorei raffiguranti la nascita di Gesù, e da elementi naturalistici. Gaudì infatti riproduce piante, fiori, nuvole e stalattiti di ghiaccio sulla pietra. La facciata della Crocifissione, inaugurata nel 2000, è stata realizzata dall'architetto Subirachs, che ha saputo sintetizzare le proprie idee e quelle di Gaudì, adottando, però, uno stile più moderno e meno imponente. La costruzione avanza a ritmi lentissimi a causa dei costi elevati, in quanto viene realizzata unicamente grazie alle offerte dei fedeli. Per questo motivo bisognerà attendere almeno mezzo secolo prima di vedere la Sagrada Familia completata.Oggi il cantiere è diventato un'attrazione turistica, grazie alle alte torri, dalle quali si può godere un'ottima vista di Barcellona, e grazie al museo posto vicino al cantiere, dove vengono mostrate ai visitatori le varie fasi della costruzione dalla chiesa.
I temi di tutta la decorazione includono parole della liturgia. Le torri sono decorate con parole come "Hosanna", "Excelsis", e "Sanctus"; la grande porta della facciata della Passione riproduce parole della Bibbia in svariate lingue, compreso il catalano; è previsto che la facciata della Gloria venga decorata con parole tratte dal Credo degli apostoli.
Aree specifiche del santuario saranno designate a rappresentare vari concetti religiosi come santi, virtù, peccati e concetti secolari come le regioni della Spagna; presumibilmente ognuno avrà delle decorazioni corrispondenti.

Il presbiterio e l'organo

La modellazione al computer si è resa utile per dare forma a vari elementi, come i pilastri interni della chiesa. Infatti grazie all'uso di questi programmi e di determinati macchinari si possono finalmente realizzare pezzi identici fra loro, così come Gaudí li aveva concepiti.
Il 7 novembre 2010, con una messa solenne presieduta dal papa Benedetto XVI, è stata consacrata la navata centrale caratterizzata da colonne che ricordano enormi alberi ramificati e un soffitto che sembra composto da giganteschi girasoli, e il transetto, compreso il coro e il rosone che gli darà luce. Con il completamento di queste parti, il progetto passa alla fase successiva per la costruzione della cupola centrale sulla quale verrà innalzata la grande guglia centrale del Cristo.
Il 6 ottobre 2012, con una messa solenne presieduta dal cardinale ed arcivescovo di Barcellona Lluís Martínez Sistach, è stata posta all'esterno una statua raffigurante San Bruno.

mercoledì 5 giugno 2013

L'Istituto del Mondo Arabo, Jean Nouvel

Nel dicembre 1987 apre le porte a Parigi l'Istituto del Mondo Arabo progettato da Jean Nouvel, Pierre Soria, Gilbert Lezénés e Architecture Studio, vincitori del concorso bandito dal comune di Parigi nel 1981 a cui parteciparono sette gruppi di architetti francesi. Questo progetto innalzò Nouvel dal ruolo di polemista militante dell’architettura francese a uno status internazionale che da allora non lo ha più abbandonato. Finanziato in parte dal governo francese e in parte da diversi paesi arabi, l' edificio fu concepito come centro e prestigiosa vetrina della cultura araba a Parigi. L' IMA non è solo un istituto di cultura araba: è un luogo dove si incontrano i parigini, è un museo ed una biblioteca, è un incredibile belvedere ma è anche un cafè dove conversare e rilassarsi, è un luogo di studio e di confronto tra le due culture più rappresentate a Parigi: quella occidentale e quella araba. Jean Nouvel dimostra in questo progetto una notevole comprensione della architettura e della cultura araba. È infatti possibile tracciare parallelismi tra alcuni elementi dell'’Istituto e un certo numero di edifici arabi tradizionali. Ad esempio i motivi mozarabici quadrati e poligonali dei muri meridionali sono ispirati ai disegni dell' ’Alhambra di Granada.  Nonostante questi riferimenti al mondo arabo l’Istituto si vuole affermare come un edificio europeo. ’idea di centro culturale, che ospita spazi destinati a mostre, eventi, spettacoli, conferenze e dibattiti e insieme una biblioteca, un cinema e un centro di documentazione, è tipicamente francese, vale ricordare il famoso Centro Georges Pompidou.
La facciata settentrionale, che simboleggia il rapporto con la città antica, è rivolta verso la Parigi storica con cui si amalgama perfettamente. La facciata meridionale riprende i temi storici della geometria araba con l'ideazione di 240 moucharabieh che la compongono e che si aprono e si chiudono ogni ora.
L'’edificio sorge su un lotto triangolare che segue la curva della riva meridionale della Senna, a monte dell'’Île de la Cité. La facciata nord si affaccia su una strada che corre lungo il fiume. Quella est guarda, al di là di un'area pavimentata a cielo aperto, al ’Campus di Jussieu: un insieme monotono di lastre in cemento armato dei primi anni sessanta. L'’asse dell’ingresso dà sulla cattedrale di Notre-Dame, con il muro di sinistra posto perpendicolarmente rispetto al piano d’accesso, così da incorniciare la vista. In tal modo l’Istituto occupa una posizione cardine tra la Parigi moderna, rappresentata dalla architettura gaullista simboleggiata da Jussieu e la Parigi tradizionale, con i suoi edifici storici. Un altro aspetto molto importante dell’edificio è la sua relazione con la luce. È un luogo che si sviluppa attorno all'’organizzazione e ai mutamenti della luce nello spazio. Letteralmente questo avviene attraverso dei diaframmi, simili a quelli della macchina fotografica, attivati da fotocellule della parete sud e del pozzo di illuminazione al suo centro rivestito di alabastro. In questo modo lo spazio interno è reso suggestivo da una luce non diffusa né concentrata in poche aperture, ma che entra negli ambienti attraverso piccoli e numerosi fasci luminosi che conferiscono un carattere quasi sacrale allo spazio.
 L'’intera facciata Sud è disegnata come un moucharabieh, un disegno forte e legato alla tradizione, ma, come è moderno l'edificio è moderno anche il modello interpretativo e la tecnologia usata. Dobbiamo considerare che ci troviamo a Parigi e che la scelta di utilizzare un tale sistema poteva rivelarsi una grandissima contraddizione: gli inverni sono freddi e poco luminosi mentre il sole estivo non è certo quello del Nord Africa. Probabilmente sono state anche le considerazioni del progettista che ha avuto l'’intuizione di rendere gli elementi decorativi (molto simili a quelli che troviamo nell' Alhambra di Granada il quadrato, il cerchio, il pentagono, la stella figure generate da una rotazione) mobili.
Il vantaggio di utilizzare una facciata costituita da centinaia di elementi che ruotano è proprio quella di modulare l’ingresso della luce durante le varie ore del giorno e delle stagioni. Gli elementi sono costituiti da dischi di metallo di varie forme e grandezze ed attivati da cellule foto-sensibili che rivelando i cambiamenti delle condizioni di luminosità ne correggono continuamente la forma, rendendo la struttura un curtain-wall in costante movimento.
All’' esterno invece questo rende l’immagine del prospetto diversa durante tutto l’arco della giornata. L’edificio, non soltanto grazie alla presenza dei diaframmi fotografici, rivela una stretta e convincente relazione tra architettura e cinema. Ha una energia tale che, visitandolo, si ha l’impressione di entrare nella inquadratura di un film. Questo aspetto è sottolineato anche dalle parole di Nouvel:

« La sequenza dei passaggi tra diversi volumi e livelli d’illuminazione, a seconda delle diverse traiettorie al suo interno, può essere vista come una serie di angolazioni e aperture di un obbiettivo fotografico. »

15 - Institut du Monde Arabe, Parigi | Jean Nouvel | Pianta 4

La Piramide Cestia

La Piramide Cestia ,o Piramide di Caio Cestio è una piramide di stile egizio che si trova a Roma, vicino a Porta San Paolo e al cimitero acattolico.
Fu costruita tra il 18 e il 12 a.C.come tomba per Caio Cestio Epulone; è in calcestruzzo, con cortina di mattoni e copertura di lastre di marmo di Carrara; è alta 36,40 metri con una base quadrata di circa 30 metri di lato e si leva su una piattaforma di cementizio.
La piramide fu costruita in soli 330 giorni, forse anche meno. Infatti Caio Cestio nel testamento dispose espressamente che gli eredi gli innalzassero il sepolcro piramidale entro tale termine, pena la perdita della ricca eredità, come ricorda l'iscrizione scolpita sul fianco orientale del monumento: opus absolutum ex testamento diebus CCCXXX, arbitratu (L.) Ponti P. f. Cla (udia tribu), Melae heredis et Pothi l(iberti). Gli eredi si affrettarono ad eseguire la disposizione testamentaria, tanto che, sembra, completarono la costruzione della piramide con qualche giorno di anticipo.
All'interno di questa montagna di calcestruzzo vi è un'unica camera sepolcrale, di 5,95 × 4,10 ed alta 4,80 metri, la cui cubatura costituisce poco più dell'1% del volume complessivo del monumento. Su entrambi i lati verso oriente e verso occidente, a due terzi dell'altezza, è incisa nel rivestimento l'iscrizione che registra il nome e titoli di Cestio; sul solo lato orientale, a circa un terzo dell'altezza, sono descritte le circostanze della costruzione del monumento.
Una comparazione della forma con le Piramidi di Giza rivela che la resistenza strutturale del calcestruzzo ha permesso di costruire la piramide romana ad un angolo molto più acuto di quelle dell'Egitto. La forma più slanciata ha permesso che la Piramide Cestia raggiungesse un'altezza maggiore con la stessa quantità di materiale.
Il monumento era posto lungo la Via Ostiense, era circondato da una recinzione in blocchi di tufo, oggi parzialmente in vista, aveva 4 colonne agli angoli (di cui sono state rialzate quelle dal lato opposto dell'Ostiense) e due statue del defunto ai lati della porta.
La camera sepolcrale con volta a botte – originariamente murata al momento della sepoltura, come nelle piramidi egizie – è dipinta in bianco, con sottili cornici e figure decorative (sacerdotesse ed anfore alle pareti, 4 figure di Nike sulla volta) di stile pompeiano. È relativamente ben conservata, ma completamente nuda, e sulla parete di fondo, dove doveva esserci il ritratto del defunto, ora c'è un buco, praticato da scavatori alla ricerca di tesori.
La presenza di un monumento funebre in forma di piramide a Roma si deve probabilmente al fatto che l'Egitto era divenuto provincia romana alcuni anni prima, nel 30 a.C., e la cultura sontuosa di questa nuova provincia stava venendo di moda anche a Roma.
Nel III secolo la piramide di Cestio fu incorporata nelle Mura Aureliane, delle quali venne a costituire un bastione, e l'attuale accesso corrisponde ad una posterula che immetteva su una strada secondaria – il cui basolato è in vista – in direzione dell'emporio sul Tevere. Questa circostanza costituisce, presumibilmente, la ragione per cui il monumento si salvò dalle spoliazioni che afflissero nei secoli tutti i marmi di rivestimento dei monumenti antichi.
Nel Medioevo, la credenza popolare identificava la Piramide come "meta Remi", collegandola con un'altra piramide indicata come "meta Romuli", molto simile e coeva, esistente sino al 1499 nel rione di Borgo, riportata nella Pianta della città di Roma di Alessandro Strozzi del 1474, e demolita nel XVI sec. da Alessandro VI per l'apertura della nuova strada di Borgo Nuovo.
Per il riferimento fantasioso alle origini della fondazione di Roma - oltre che per la sua forma - la Piramide Cestia fu molto ammirata dai viaggiatori, in particolare nel Seicento, e godette comunque di costante attenzione da parte dell'amministrazione pontificia: nel 1663 furono intrapresi degli scavi per ordine di Alessandro VII, che ne fece incidere la memoria sulla facciata; all'esterno furono trovate le basi di due statue dedicate a Cestio e fu scavata un'apertura nella piramide stessa, scoprendo la camera sepolcrale - che, come detto sopra, fu trovata vuota e già visitata da tombaroli, chissà quando. Esiste anche un progetto del Borromini per trasformare la cella funeraria in chiesa, che non ebbe seguito. Ancora alla fine del potere temporale, comunque, la Piramide era oggetto di manutenzione conservativa: vi fu installato il primo parafulmine, che c'è ancora.